I dazi di Trump colpiscono i mercati: i titoli italiani più coinvolti secondo analisti

Il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato tariffe sulle importazioni da Canada e Messico e incrementato quelle sulla Cina, attirando così forte vendite sui mercati di questa mattina, in particolare sull’Europa, quest’ultima minacciata dal tycoon per altri dazi nel futuro.

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Rosso sui mercati

Piovono vendite sui mercati europei questa mattina dopo la decisione di Donald Trump di imporre dazi alle importazioni e le sue parole di un prossimo provvedimento simile anche per l’Europa.

A Milano il FTSE MIB perde l’1,20% dopo un’ora di scambi, mentre fanno peggio il Dax (-1,50%) e il Cac 40 (-1,50%), seguiti dal FTSE 100 (-1,20%) e dall’Ibex 35 (-1%).

Il rosso aveva caratterizzato anche le principali borse asiatiche in scia alla chiusura negativa di venerdì di Wall Street: il giapponese Nikkei ha ceduto oltre il 2%, registrando così la seduta peggiore degli ultimi quattro mesi, il Kospi perdeva il 2,50%, mentre la borsa cinese restava ancora chiusa per festività.

I dazi di Trump

Trump ha deciso dazi del 25% a Canada e Messico, oltre ad alzare di un ulteriore 10% quelli sulla Cina, minacciando anche l’Europea. Le tariffe dovrebbero entrare in vigore domani 4 febbraio, salvo un accordo dell’ultimo minuto.

In risposta alla decisione degli Stati Uniti, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha annunciato una contro-tariffa del 25%, mentre la leader messicana Claudia Sheinbaum ha minacciato tariffe di ritorsione. Il Ministero del Commercio cinese ha promesso “contromisure corrispondenti”, senza fornire dettagli, e che presenterà un reclamo all’Organizzazione mondiale del commercio.

“Trump è passato dalle minacce ai fatti”, scrivono da EQUITA. "Non è stato uno shock - era annunciato da settimane - ma gli investitori accuseranno comunque il colpo, con i mercati che prendono atto di una mossa vista quasi universalmente come un danno per la crescita globale e la stabilità finanziaria", spiega Stephen Innes, managing partner di Spi Asset Management.

"Nel breve termine, il mercato si interrogherà sulla reale strategia di Trump sui dazi”, proseguono da EQUITA: “se adotterà un approccio rigido, l'impatto potrà essere una frenata della crescita economica globale, un aumento dell'inflazione e uno stop alla politica di allentamento monetario della Fed, con conseguenze inizialmente negative per i mercati azionari. Se invece i dazi fossero solo uno strumento di negoziazione, ipotesi che al momento riteniamo più probabile, questi effetti non si materializzerebbero".

Le azioni più colpite

L’apertura odierna di Milano vede Stellantis quale titolo peggiore tra le blu chip del FTSE MIB, in crollo del 6% a 12,174 euro, seguita da Pirelli (-4,50%) a 5,558 euro.

“Pur mancando i dettagli sulle singole merci colpite, in assenza di eventuali deroghe, il settore automobilistico è tra i più colpiti, avendo da anni trasferito in Messico una parte consistente dell'assemblaggio di auto e produzione di componenti (stimiamo che il 25% delle auto vendute negli USA siano prodotte in Messico/Canada)”, spiegano da EQUITA.

"Simulando uno scenario ipotetico di assenza di mitigants, stabilità dei cambi (la probabile svalutazione assorbirebbe parte dei dazi), stabilità dell'inflazione (il cui aumento renderebbe più facile trasferire i rincari dei costi sui prezzi) e un impatto negativo del 10% sul fatturato del business coinvolto", per EQUITA "le società italiane più colpite (inteso come impatto negativo sull'Ebitda 2024) sarebbero nell'ordine Eurogroup (18%), Stellantis (14%), Sogefi (9%), Pirelli (5%) e Brembo (4%)".

Per gli esperti della sim, quelle "con maggior capacità di tamponare questi effetti negativi" sono Brembo, Pirelli, Eurogroup L., mentre "la più esposta è Stellantis che tipicamente in Nord America genera margini superiori alla media del gruppo (con la sola eccezione del secondo semestre 2024) e che oltre al Messico è anche esposta al Canada (sia come produzione sia come vendite)".

Male anche Campari, in calo del 2% a 5,47 euro. "Il fatturato generato negli USA da import messicano vale circa il 7% del fatturato totale di gruppo ed è rappresentato dalla tequila. Stimiamo che dazi del 25% corrispondano a un impatto del 4-5% sull'Ebit 2025. Tutta la tequila è importata dal Messico, pertanto anche i competitor saranno impattati da queste misure: il player più esposto è Becle (circa 70% del fatturato da tequila), seguito da Diageo (esposizione poco superiore a Campari). Vediamo quindi la possibilità di assorbire una parte dell'impatto tramite aumento dei prezzi al consumatore finale. Nel caso di Campari stimiamo che l'intero impatto corrisponderebbe a incrementi del 6-7% sul prezzo finale", concludono da EQUITA.

La Finestra sui Mercati

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