Il coronavirus affossa Moncler nonostante il 2019 in crescita


Il gruppo del lusso ha comunicato un 2019 in crescita ma il coronavirus ha spinto Moncler a ridurre gli investimenti dopo un calo dell’attività segnalato dall’inizio della crisi sanitaria


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I risultati di Moncler e il calo in borsa

Le preoccupazioni per gli effetti del coronavirus stanno avendo un impatto maggiore sul titolo Moncler rispetto ai possibili benefici di un bilancio con una crescita a doppia cifra. Le azioni del gruppo dei piumini, infatti, hanno aperto la seduta di Piazza Affari in netto calo, arrivando a cedere anche il 3%.

Il 2019 si è chiuso con ricavi in crescita del 13% rispetto all’anno procedente per Moncler, arrivando così a 574,8 milioni di euro, mentre l’utile netto è cresciuto del 9%, attestandosi a 361,5 milioni, rispetto ai precedenti 332,4 milioni del 2018.

“Sono risultati importanti”, spiega Remo Ruffini, presidente e amministratore delegato, “ottenuti anche grazie a un’organizzazione che in questi anni è diventata ancora più agile, flessibile ed efficace”.

“Moncler è un’azienda in continua evoluzione, dobbiamo continuare questo viaggio, anche con il coraggio di lasciare strade sicure e conosciute e la consapevolezza che a volte il sentiero muta improvvisamente”, aggiungeva Ruffini.

L’impatto del coronavirus

Nonostante i buoni risultati, il gruppo risente degli effetti del coronavirus in Asia, pertanto ha comunicato di aver “già intrapreso azioni per rinviare alcuni progetti e investimenti mantenendo solo quelli essenziali per continuare a rafforzare il brand”.

“Siamo vicini ai nostri colleghi e al popolo cinese”, sottolineava Ruffini, aggiungendo che “è difficile oggi fare previsioni sugli impatti nell’esercizio in corso, ma confermando che gli shopping mall e i negozi Moncler cinesi ne stanno subendo in questi giorni le pesanti conseguenze (traffico in calo dell’80%, secondo i primi dati)”.

Per Moncler, l’Asia rappresenta un mercato importante in quanto nel 2019 ha rappresentato il 43,9% del totale del fatturato, segnando una crescita del 13% a cambi costanti. Se la Cina è stata grande protagonista per il gruppo, i risultati hanno risentito della negativa performance di Hong Kong a causa delle frizioni sociali e politiche in corso dallo scorso luglio, con il conseguente calo del turismo.

“Proprio in questi momenti”, conclude Ruffini, “le aziende devono dimostrare la loro capacità di reagire tempestivamente di fronte a scenari mutati”.

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