Il mercato può rimanere irrazionale più a lungo di quanto tu possa rimanere solvibile (J.M. Keynes).


Per Tognoli l'Italia potrà affrontare l'autunno sulla scia di un’importante performance, ulteriormente sostenuta dai dati molto favorevoli del settore turistico. Tuttavia, aleggia l’incertezza delle misure di politica economica che verranno assunte dal nuovo governo.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso CFO SIM


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Tasso di disoccupazione della Germania di agosto in uscita alle 9:55 (stima 5,5% contro 5,4% di luglio), prezzi al consumo dell’Europa YoY di agosto alle 11:00 (stima 9% contro 8,9% di luglio), occupati ADP USA di luglio alle 14:15 (stima 200k contro 128k di giugno), PMI Chicago di agosto alle 15:45 (stima 52,1 punti, invariato rispetto a luglio) e scorte di petrolio WoW USA (stima -0,93 mln di barili contro -3,28 mln della scorsa settimana). Dati Europei (fiducia imprese, consumatori e economia) di ieri leggermente inferiori alle aspettative, così come sostanzialmente in linea sono risultati i prezzi al consumo della Germania. Meglio delle stime invece la fiducia dei consumatori USA di agosto (103,2 punti contro 97,9 la stima).

Ci siamo interrogati sull’autunno che verrà in USA e in Europa. Vediamo più da vicino che cosa si prospetta per l’Italia. Siamo un’economia a forte contenuto di esportazioni e quindi il legame con il resto del mondo è molto importante. Ci sono tuttavia alcune particolarità positive e negative del nostro Paese che rendono le prospettive più incerte rispetto al resto dell’Europa. Tra le prime, sicuramente la crescita economica che nel 2Q22 è stata molto forte (+1%) e consente all’Italia di guadagnare la prima posizione per crescita tra i paesi industrializzati nel periodo 4Q20 – 2Q22: Italia 7,6% Francia 5,4%, Germania 2%. Il nostro paese è in grado quindi di affrontare il 2H22 sulla scia di un’importante performance, ulteriormente sostenuta dai dati molto favorevoli del settore turistico.

Il punto negativo deriva invece dall’incertezza delle misure di politica economica che verranno assunte dal nuovo governo (anche perché in gioco ci sono 190 miliardi del PNRR). L’orientamento legato all’export lega a doppio filo l’Italia all’andamento delle altre economie, in particolare quelle della Germania e quella USA. La prima sembra presentare la situazione più critica: forte dipendenza dal gas russo e modello di sviluppo basato in larga parte sull’interscambio con l’Asia, afflitta dalle strozzature delle supply chain, la forte contrazione dei consumi e la produzione industriale in difficoltà. Dopo due decenni di primato e di notevoli performance l’economia tedesca appare oggi più come il vagone di coda dell’economia europea, tanto da spingere il governo tedesco, forte anche di un rapporto debito/PIL post covid al 69% (in Italia è il 152%) a politiche fiscali fortemente espansive e mai viste prima nel tentativo di evitare la recessione.

Il secondo, gli USA, dopo la forte crescita del 2021 (+6,2%) stanno sperimentando un deterioramento di trimestre in trimestre tanto da indurre il FMI a stimare una crescita per il 2022 pari al 2%. La causa principale del rallentamento è l’inflazione, la più alta da 40 anni, che numerosi osservatori dicono essere ben più alta del dato ufficiale del 9%. Si tratta tuttavia di un’inflazione diversa da quella europea, causata dai prezzi dell’energia, dovuta alla domanda creatasi a seguito delle enormi iniezioni di liquidità degli scorsi anni. Le politiche restrittive della FED per raffreddare la crescita dei prezzi avranno, come appare ormai scontato, effetti negativi sulla crescita di breve periodo. Da non sottovalutare le elezioni di mid term che avvengono in un quadro di profonda lacerazione politica e che rischiano di essere negative per Biden.

Che cosa significa questo per l’Italia? Con gli USA e la Germania in recessione (e aggiungiamo pure la Cina in forte rallentamento), non si preannunciano certo tempi di vacche grasse. Il mix di politiche keynesiane di sostegno alle famiglie e alle imprese (35 miliardi solo negli ultimi sei mesi) e di straordinaria tenuta dell’industria Italiana, consentono comunque all’Italia di essere tra i primi cinque paesi al mondo per scambi della bilancia commerciale (capacità imprenditoriale e flessibilità che tedeschi e francesi ci invidiano). Questi due fattori hanno inoltre permesso all’economia Italiana di mantenere una crescita economica significativa (almeno fino ad ora) e di sostenere un debito pubblico altrimenti ingestibile. Va de se che solo un continuo percorso di crescita può consentire all’Italia di diminuire senza traumi sociali (vedi Grecia) il rapporto debito/PIL. Le imprese sono lo strumento per generare questa crescita e per questo motivo devono essere sostenute e difese perché possano restare competitive nel mondo.

Non esistono tuttavia pasti gratis (diceva Friedman) e in cambio del sostegno le imprese devono aiutare lo Stato nelle politiche di inclusione sociale e difesa dei redditi più bassi. L’agenda del nuovo governo, qualunque esso sia, crediamo sia tutta qui (le cose da fare non hanno colore): sostegno all’innovazione e alla competitività, politiche ambientali e di decarbonizzazione ragionate, inclusione sociale e difesa dei più deboli. Il sentiero è sicuramente stretto, ma lo si può percorrere e consentire all’Italia di affrontare l’autunno che verrà.

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