Il punto di Antonio Tognoli


Tognoli si focalizza su due macro settori: digital trasformation ed ecosostenibilità, che per l’Italia valgono oltre il 50% del PNRR, vale a dire qualcosa come 100 miliardi di euro circa di investimenti entro il 2026.


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Sulla base dei dati forniti dal Dossier 2020 di Unioncamere e Anpal, è previsto che il 60% dei lavori del futuro, ancora in gran parte da inventare, saranno delineati nel corso dei prossimi 5 anni. La pandemia e la guerra in corso credo abbiano accelerato la trasformazione dei settori che, più di altri, saranno oggetto di innovazione di processo e/o di prodotto accelerandone quindi anche gli investimenti. Questi sono il settore della digital trasformation e della ecosostenibilità. Questi due settori per l’Italia valgono oltre il 50% del PNRR, vale a dire qualcosa come 100 miliardi di euro circa di investimenti entro il 2026.

La digital trasformation implica un cambiamento epocale nell’approccio al mondo del lavoro e del mercato dove occorre creare una realtà parallela ma assolutamente reale, caratterizzata da una elevata competitiva: la realtà digitale. Sia le istituzioni che le imprese dovranno quindi tradurre la propria identità sul web, creando un proprio “io digitale” attivo soprattutto sul piano della comunicazione e del business: pensiamo all’enorme lavoro per rendere digitali le oltre 2 mln di imprese Italiane. Alla digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura il PNRR assegna per esempio risorse per 40,32 miliardi euro con l’obiettivo dichiarato di favorire l’innovazione in chiave digitale, sostenendo le infrastrutture del Paese e la trasformazione dei processi produttivi delle imprese, accompagnando la trasformazione alla riforma della proprietà industriale.

L’ecosostenibilità passa invece per la graduale implementazione di processi e modelli che puntino a ridurre l’impatto ambientale. E’ ormai chiaro ed evidente a tutti come l’emergenza climatica abbia richiamato l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di accelerare il cambiamento attraverso una serie di incentivi. Riteniamo tuttavia che solo l’acquisizione di una coscienza ecologica delle imprese, supportata da adeguati profitti, possa essere determinante nell’invertire la rotta del cambiamento climatico in atto. In questo caso il PNRR assegna alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica risorse per 59,47 miliardi di euro. Tutti i progetti di investimento hanno l’obiettivo di favorire la transizione verde del Paese puntando su energia prodotta da fonti rinnovabili, aumentando la resilienza ai cambiamenti climatici, sostenendo gli investimenti in ricerca e innovazione e incentivando il trasporto pubblico sostenibile. Sono previsti inoltre 250 milioni di euro per la crescita di startup innovative nel settore della transizione ecologica con lo scopo di creare un Green Transition Fund (GTF), gestito da CDP Venture Capital, rivolto ai settori delle rinnovabili, dell’economia circolare, della mobilità, dell’efficienza energetica, dello smaltimento dei rifiuti, dello stoccaggio di energia e affini.

Gli investimenti pubblici dovranno essere affiancati anche da quelli privati. Secondo il nostro modello gli oltre 100 miliardi di euro del PNRR destinati ai due settori saranno in grado di attivare nel lungo periodo tra 300 e 500 miliardi di euro di investimenti privati solo in Italia, a vantaggio della crescita del Paese.

Largo quindi agli investimenti nelle società che operano in questi due macro settori. Al fine di consentire alle imprese beneficiare dell’intervento del PNRR occorre tuttavia del tempo (banalmente, il gap che separa l’investimento delle imprese con l’aumento di redditività marginale conseguente). Motivo questo per il quale il ritorno complessivo dell’azionista nelle imprese operanti nei due settori, è misurabile in modo significativo solo nel lungo termine.

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