Il punto di Antonio Tognoli

Tognoli ragiona su come potrebbe evolversi nel 2022 l'economia del vecchio continente. Nel corso del 2022 l'esperto si attende un’attenuazione delle pressioni inflattive (come nelle previsioni della Bce) che dovrebbero consentire un’ulteriore crescita dei profitti di circa l’8-10%. Con questo scenario riteniamo che la Banca Centrale possa accompagnare l’economia al pieno recupero con una politica monetaria ancora accomodante, a differenza della Fed che come noto è orientata ad una stretta a partire da marzo.
M3 in Europa YoY di dicembre in uscita oggi alle 10:00 (stima 6,9% contro 7,3% di novembre) e la fiducia dell’Università del Michigan di gennaio alle 16:00 (stima 68,6 punti contro 70,6 di dicembre). Dopo aver ragionato intorno all’economia USA, vediamo come potrebbe evolversi nel 2022 quella del vecchio continente. Lo scorso anno la crescita economica Europea è stata particolarmente robusta, grazie all’incremento della domanda che ha consentito a numerose aziende di trasferire sui prezzi finali di vendita gli aumenti delle materie prime, mantenendo invariati i margini (stimiamo che i profitti aziendali netti del 2021 siano cresciuti del 50% circa rispetto al 2020). Nel corso del 2022 ci aspettiamo un’attenuazione delle pressioni inflattive (come nelle previsioni della Bce) che dovrebbero consentire un’ulteriore crescita dei profitti di circa l’8-10%. Con questo scenario riteniamo che la Banca Centrale possa accompagnare l’economia al pieno recupero con una politica monetaria ancora accomodante, a differenza della Fed che come noto è orientata ad una stretta a partire da marzo.
L’Europa è inoltre meglio posizionata rispetto agli USA per beneficiare della riorganizzazione delle catene di approvvigionamento, che molti paesi stanno riconfigurando a causa sia della pandemia che delle tensioni geopolitiche, in particolare le società di macchinari e strumenti utilizzati nei processi produttivi, così come le aziende attrezzature per semiconduttori.
A partire dal 2022, le aziende Europee potranno anche beneficiare degli stimoli del Multilateral Facility Framework (MFF) e del Next Generation EU, che metteranno a disposizione per gli investimenti complessivamente circa 1.800 miliardi di euro fino al 2027. Una larga parte di questi sarà indirizzata a progetti destinati a traghettare il cambiamento climatico: l’Europa ha molte aziende leader mondiali nelle tecnologie sostenibili che potrebbero beneficiarne.
Ovviamente c’è anche il rovescio della medaglia. La graduale distensione delle strozzature relative all’offerta e la conseguente ripresa dei consumi potrebbero fare da freno alla flessione dell’inflazione. Nonostante le intenzioni della BCE di non aumentare i tassi nel corso del 2022, la situazione potrebbe indurre la banca centrale a cambiare idea qualora l’inflazione segua un percorso diverso da quello atteso.
Dando uno sguardo ai mercati azionari, evidenziamo come a gennaio il divario tra i multipli Europei e quelli USA si sia ulteriormente ampliato: il P/E medio 2022 dei titoli che compongono l’S&P 500 risulta pari a 22,2x, mentre quello dei titoli che compongono l’Eurostocks 600 risulta pari a 17,5x. In questa fase riteniamo quindi che i mercati europei possano sovraperformare il mercato USA in termini relativi. Siamo nel mezzo di un forte cambiamento delle politiche monetarie e fiscali e come sempre questo crea incertezza sui mercati finanziari. Motivo per il quale crediamo che la volatilità possa mantenersi elevata per tutto l’anno. Per coprirsi da eventuali bottom/sell-off, una buona strategia potrebbe essere quella di comprare volatilità, operando nel mercato della opzioni.
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