Il punto di Antonio Tognoli

09/03/2022 07:30
Il punto di Antonio Tognoli

Secondo Tognoli la parola d’ordine rimane la diversificazione per fornire un cuscinetto agli asset rischiosi: un paniere globale sulle azioni societarie delle più grandi aziende al mondo, l’oro, le materie prime e le valute rifugio, così come le azioni delle società che producono cassa e hanno una redditività media superiore a quella del proprio settore di riferimento.

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Nessun dato significativo per i mercati in uscita oggi. Le attese sono tutte concentrate sul meeting della BCE di giovedì. Nel frattempo però dallo scoppio della guerra i tassi Europei sono in discesa, pur in presenza di una altissima volatilità che vede variazioni di 20-30 centesimi nell’ambito della stessa seduta. Il rendimento del Bund decennale è tornato negativo (-0,05%) dallo 0,15 della scorsa settimana, mentre quello a due anni è arrivato allo -0,70% (era -0,45%). Vistoso anche il calo dei rendimenti del BTP decennale, sceso all’1,55% dall’1,85% della scorsa settimana, mentre lo spread si è ristretto a circa 150 punti. I mercati sembrano quindi temere più le implicazioni negative sulla crescita economica piuttosto che i rischi di inflazione di un conflitto prolungato. In altre parole è in atto un repricing accomodante del mercato che ritiene che le banche centrali si muoveranno più lentamente di quanto previsto all’inizio dell’anno. Gli investitori prevedono ancora che la Fed aumenterà i tassi a fine mese (anche perché Powell lo ha detto chiaramente), ma le aspettative su quanto aggressivamente agirà dopo il primo aumento sono diventate più moderate. Al momento i trader stanno scontando circa quattro/cinque rialzi dei tassi quest’anno, in calo rispetto ai sei/sette di due settimane fa.

Per l’Europa, le attese sono che la BCE non alzi i tassi dall’attuale minimo storico di -0,5%, da qui alla fine dell’anno (due settimane fa i mercati valutavano un ritorno allo zero entro il 2022). Il contesto è in fase di evoluzione ed è normale che i piani di intervento debbano cambiare di conseguenza, senza però che questo implichi l’impegnarsi in anticipo sulle misure di politica monetaria. Almeno fino a quando gli effetti dell’attuale crisi non saranno più chiari. Prima che la Russia invadesse l’Ucraina gli investitori si aspettavano che la BCE avrebbe normalizzato la politica monetaria chiudendo gli acquisti prima di quanto previsto sei mesi prima, aumentando in seguito i tassi di interesse entro la fine dell’anno. Ora tutto è rimesso in discussione.

Per quanto riguarda gli investimenti in generale e a maggior ragione nella difficile fase attuale, la parola d’ordine rimane la diversificazione. Per esempio puntando su un paniere globale che contiene le azioni societarie delle più grandi aziende al mondo. E’ il caso classico dell’indice Msci World su cui sono costruiti molti ETF. Ma anche l’oro, le materie prime e le valute rifugio possono fornire un cuscinetto agli asset rischiosi. Così come le azioni delle società che producono cassa e hanno una redditività media superiore a quella del proprio settore di riferimento e che sono quindi in grado di garantire un rendimento stabile legato al dividendo. Aspettiamo comunque domani per capire come potrebbe evolversi la situazione.

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