Il Senato ha sbloccato il lockdown, ma ora spetta alla Camera

Raggiunto l’accordo sblocca shutdown al Senato, ma ora deve passare anche alla Camera prima di rimettere in moto l’economia pubblica
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
ZEW di novembre in uscita oggi alle 11:00 (stima 41,1 punti contro 39,3 di ottobre). Come noto, a differenza di altri indici di fiducia questo non proviene dai giudizi delle imprese ma da un sondaggio condotto presso 350 esperti. L'indice è costruito come differenza fra la percentuale di ottimisti e di pessimisti, ed è molto più volatile dell'analogo indice IFO per la Germania.
Un gruppo bipartisan di senatori democratici e repubblicani ha raggiunto un accordo per riaprire il governo dopo la più lunga chiusura nella storia degli Stati Uniti, votando il primo passo procedurale della misura. Il voto ha segnato il primo, ma cruciale, passo verso l'approvazione della misura al Senato. Una volta che il disegno di legge ha ottenuto i 60 voti necessari per superare l'ostruzionismo, per eventuali voti rimanenti al Senato è sufficiente la maggioranza semplice. Tuttavia, la legge deve ancora essere approvata dalla Camera prima che lo shutdown termini, consentendo ai controllori di volo e ad altri dipendenti federali di ricevere lo stipendio e di ripristinare i sussidi alimentari federali, tra le altre cose.
L’accordo al Senato, avviene dopo la più lunga chiusura delle attività governative mai registrata. Con le rilevazioni ufficiali sull'economia di fatto ancora in pausa, la Fed e egli analisti continuano ad affidarsi ai dati del settore privato per colmare le lacune, nella speranza che l’accordo sblocchi la situazione. Fortunatamente, la scorsa settimana ha offerto molti spunti di riflessione, anche se i messaggi rimangono contrastanti. I dati a disposizione indicano un mercato del lavoro che non è né in modo convincentemente migliore né palesemente peggiore delle attese.
L'indicatore ADP sull'occupazione nel settore privato è aumentato di 42.000 unità a ottobre, riprendendosi da un calo di 29.000 unità a settembre. Nonostante la ripresa, la media mobile trimestrale delle assunzioni è scesa a soli 3.000 dipendenti, con la maggior parte delle assunzioni avvenute nelle grandi aziende, mentre le piccole imprese stanno riducendo il personale. L'indicatore di Revelio Labs sull'occupazione, che include i dipendenti del settore pubblico, è sceso di 9.000 unità a ottobre. Nel frattempo, l'indicatore dell'Institute for Supply Management sull'occupazione nel settore dei servizi è rimasto in territorio di contrazione, segnalando che un numero maggiore di aziende intervistate ha ridotto l'organico rispetto a quello aumentato.
Mentre le assunzioni vengono stoppate, i dati sui licenziamenti rimangono contenuti. Le richieste iniziali di sussidio di disoccupazione, se aggregate dai report statali, sono in linea con le loro consuete stagionalità. Detto questo, la pressione sulle aziende per ridurre i costi del lavoro sembra aumentare in qualche modo. Una manciata di grandi aziende ha annunciato piani di licenziamento nelle ultime settimane, portando la misura dei tagli di posti di lavoro di Challenger, Gray & Christmas a 153.000 ad ottobre e oltre un milione per l'anno finora, il totale più alto da inizio anno dal 2020.
Oltre ai licenziamenti diretti, i datori di lavoro potrebbero ricorrere a mezzi passivi per ridurre i costi. Ad esempio, un'azienda ha dichiarato nel sondaggio ISM sui servizi di ottobre: "Abbiamo perso dipendenti a causa del normale abbandono del personale e al momento stiamo sospendendo la copertura di queste posizioni". La maggiore cautela delle aziende nell'assunzione di personale è un potenziale segnale di un'intensificazione delle pressioni sui costi di produzione, che le aziende dei settori dei servizi e della produzione attribuiscono in gran parte all'aumento delle tariffe. E siccome le tariffe non verranno ridotte, è facile prevedere che i lavoratori non saranno rimpiazzati presto.
Un fornitore di servizi pubblici ha riassunto: "Le tariffe continuano a causare interruzioni nei contratti e negli appalti, facendo aumentare i prezzi dei beni, in particolare delle apparecchiature progettate e prodotte". Come abbiamo avuto modo di dire la scorsa settimana, la Corte Suprema ha ascoltato le argomentazioni orali sulla legalità di molte delle tariffe imposte dall'amministrazione Trump. Le attese dei mercati mostrano che le probabilità che la Corte si pronunci a favore dell'amministrazione si aggirano intorno al 25%, in calo rispetto al 40% circa registrato prima dell'udienza. Con la sentenza definitiva ancora probabilmente a settimane o mesi di distanza, è improbabile che l'incertezza sulla politica economica svanisca presto.
Nel frattempo, l'indice di ottimismo per le piccole imprese della National Federation of Indepedent Business (NFIB) è sceso a 98,8 a settembre, invertendo i guadagni dei due mesi precedenti. L'NFIB, che intervista mensilmente le piccole imprese, fornisce un indicatore chiave del sentiment tra le piccole imprese statunitensi. Il calo di settembre riflette la crescente incertezza, in particolare a causa del blocco, con l'indice di incertezza in forte aumento a 100, il livello più alto da febbraio. Dato che la pubblicazione attesa per questa settimana coprirà il periodo di indagine di ottobre, non sorprenderebbe vedere l'indice rimanere elevato in un contesto di perdurante incertezza politica.
Nonostante il calo generale dell'ottimismo, alcuni fattori hanno comunque mostrato resilienza. I piani di assunzione sono migliorati per il quarto mese consecutivo e un numero maggiore di aziende ha registrato un aumento di vendite e profitti a settembre, sebbene entrambi i dati rimangano al di sotto delle medie storiche. Le pressioni inflazionistiche persistono, con un modesto aumento della quota di aziende che aumentano i prezzi o prevedono di farlo, sebbene l'andamento delle retribuzioni sia rimasto moderato e la quota di aziende che hanno difficoltà a coprire i posti di lavoro sia rimasta stabile.
Tuttavia, le componenti prospettiche dell'indice rimangono più pessimistiche. Le aspettative sulle vendite future sono diminuite e un minor numero di aziende ha ritenuto il contesto attuale favorevole all'espansione. Nel complesso, sebbene l'attività attuale mostri una certa resilienza, le piccole imprese sono sempre più diffidenti nei confronti dell'incertezza politica e degli elevati tassi di interesse. Il consenso di un piccolo gruppo di economisti che ha presentato le previsioni a Bloomberg suggerisce che l'indice principale possa scendere leggermente a 98,2 per ottobre.
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