Incertezza Ferretti all’esordio a Piazza Affari

La società produttrice di yacht di lusso diventa oggi la prima società quotata sia in Europa che a Hong Kong ma il suo esordio a Milano inizia in maniera altalenante.
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Ferretti piatta
Inizia oggi l’avventura di Ferretti alla borsa di Milano, ma l’esordio non è apparso splendente come si attendeva la società protagonista del mercato globale degli yacht di lusso.
Aperta la seduta con un balzo del 4,67% e arrivata così a 3,14 euro, il titolo cede i guadagni con il passare dei minuti, fino a scendere anche sotto quota 3 euro, livello fissato durante il collocamento.
Lo sbarco all’Euronext Milan è arrivato a distanza di quattro anni dal primo (mancato) tentativo e con una valutazione di circa 1 miliardo di euro.
In precedenza si era quotata su Borsa Italiana per la prima volta nel 2000 ed era poi stata delistata nel 2002 da fondo Permira e quest’ultimo aveva successivamente venduto il 52% del cantiere navale al fondo Candover, sulla base di una valutazione di 1,7 miliardi di euro.
Tra Milano e Hong Kong
Se i precedenti tentativi di quotarsi a Milano erano falliti, a marzo dello scorso anno era andato a segno quello effettuato alla borsa di Hong Kong, dove la notizia dell’arrivo del titolo alla borsa italiana permette alle azioni Ferretti di chiudere in crescita del 2%.
“È la prima volta che un titolo quotato a Hong Kong ottiene una doppia quotazione su un mercato europeo, cosa che altre società potrebbero ora replicare”, sottolinea Christian Basellini, Head of Equity Capital Markets Italy, CE&EE and International di Unicredit.
A questo punto, sarà fondamentale “vedere se il titolo verrà scambiato in modo equilibrato su entrambi i mercati o se uno prevarrà sull’altro”, ha aggiunto Basellini.
Ferretti vede quale principale azionista il conglomerato cinese Weichai, nonostante la vendita di azioni pari al 26,1% del capitale della società con un ricavo di 265 milioni di euro.
L’amministratore delegato di Ferretti, Alberto Galassi, ha definito “eccellenti” i rapporti con Weichai, ricordando al Sole 24 Ore che il gruppo cinese “ha comprato Ferretti quando era in crisi, nel 2012, sostenendone il rilancio e mantenendo l’italianità della dirigenza”.
Rischio Golden Power?
Dopo quanto accaduto con Pirelli, anche per Ferretti appaiono all’orizzonte i rischi di un intervento del governo per esercitare la Golden Power, i poteri speciali che permettono al governo di intervenire nei comparti strategici per tutelare l’interesse nazionale.
Ad allontanare questi rischi è l’attuale posizione dei cinesi di Weichai, i quali hanno diluito la loro presenza nel capitale sociale, passata dal 67% al 35% arrivata grazie alla quotazione.
Sull’argomento era intervenuto il Ceo Alberto Galassi, spiegando all’agenzia Radiocor che “nel 2022, in occasione della quotazione a Hong Kong, chiedemmo all’allora governo italiano guidato da Mario Draghi la nostra situazione in tema di golden power e ci fu riferita la sua inapplicabilità. Quest’anno abbiamo di nuovo chiesto e ci è stata confermata l’inapplicabilità della stessa”.
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