L’indebolimento del dollaro solleva interrogativi sul suo status di riserva

15/10/2025 06:00
L’indebolimento del dollaro solleva interrogativi sul suo status di riserva

La debolezza del dollaro, delle azioni e dei bond dal 2 aprile ha sollevato interrogativi sullo status di valuta di riserva del dollaro USA e sulla possibilità che gli asset statunitensi perdessero il loro appeal

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM

Scopri le soluzioni di investimento

Con tutti i certificate di Orafinanza.it


Dati importanti della Cina YoY di settembre in uscita oggi: i prezzi alla produzione, attesi in ulteriore riduzione del 2,3% (dal -2,9% di agosto) e l’inflazione, pure attesa in ulteriore flessione dello 0,2% (dal – 0,4% di agosto).

Attesa inoltre la produzione industriale di agosto MoM dell’Europa (stima -1,8% contro +0,3% di luglio).

Dall’inizio dell’anno il dollaro USA si è indebolito, soprattutto dopo gli annunci sui dazi del 2 aprile, che hanno colpito anche le azioni e i titoli del Tesoro statunitensi. Questo insolito calo a tre vie ha sollevato interrogativi sullo status di valuta di riserva del dollaro USA e sulla possibilità che gli asset statunitensi perdessero il loro appeal, un dibattito alimentato dall'attenzione estiva sull'indipendenza della Fed.

Non vediamo tuttavia prove a sostegno di tali preoccupazioni. Sì, il dollaro si è indebolito, ma appare ancora storicamente forte rispetto alle altre principali valute. Ed è rimasto per lo più stabile dall'estate, nonostante l'aumento delle tensioni sull'indipendenza della Fed, mantenendosi stabile rispetto all'euro e rafforzandosi rispetto allo yen giapponese. Se fosse in atto un cambiamento strutturale, il dollaro avrebbe rotto i suoi rapporti storici con i suoi consueti driver e si sarebbe indebolito anche rispetto alle altre valute dei mercati sviluppati.

Non è andata così. Siamo invece convinti che il calo del dollaro quest'anno sia in stretta correlazione con due fattori storici che ne hanno determinato il valore. In primo luogo, le aspettative di un taglio dei tassi. Riteniamo che l'allentamento monetario previsto dalla Fed sia responsabile di circa la metà del calo del dollaro. I tassi più bassi erodono infatti il vantaggio di rendimento del dollaro rispetto alle altre principali valute. D'altro canto, i tagli della Fed sostengono i guadagni delle azioni statunitensi, già alimentati dal tema dell'intelligenza artificiale.

In secondo luogo, l'irripidimento della curva dei rendimenti dovuto all'emergere delle preoccupazioni sul debito globale. Per anni, gli investitori si sono riversati sulle obbligazioni a lungo termine basandosi sulla loro stabilità percepita, con un premio a termine (ovvero la remunerazione per il rischio di detenere queste obbligazioni) decrescente al di sotto dei livelli storici, nonostante l'aumento del debito pubblico. Abbiamo diverse volte sottolineato che si tratta di un equilibrio fragile che non poteva durare indefinitamente. In effetti, il premio a termine sta ora tornando a livelli più normali, con l'aumento delle preoccupazioni sul costo del servizio del debito. Queste sfide fiscali non riguardano solo gli Stati Uniti, ma stanno spingendo al rialzo i rendimenti obbligazionari in generale, gravando sulle valute dei mercati sviluppati. Ecco perché il dollaro USA non si è indebolito rispetto a queste valute, ma perché tutte si sono indebolite rispetto all'oro.

Diversi analisti ritengono che tassi più bassi e il tema dell'intelligenza artificiale continueranno a sostenere le azioni statunitensi, ma puntano su opportunità selettive altrove. Per esempio in Europa, dove favoriscono le azioni spagnole, in rialzo di quasi il 60% quest'anno in dollari USA, secondo i dati MSCI. Nei mercati emergenti, gli analisti sembrano invece preferire il debito in valuta locale, come i titoli di Stato brasiliani a 10 anni che offrono un rendimento di quasi il 14%, secondo i dati Bloomberg.

Un dollaro più debole significa che gli investitori in dollari USA ottengono un ulteriore vantaggio nella conversione, come ad esempio il real brasiliano, in rialzo di quasi il 12% quest'anno, secondo Bloomberg. Ma vedono inoltre anche opportunità selettive nelle azioni dei mercati emergenti: i dati MSCI mostrano che le azioni sudcoreane e sudafricane sono in rialzo di oltre il 55% quest'anno in dollari USA.

E poiché l'aumento dei rendimenti significa che i titoli di Stato a lungo termine dei mercati sviluppati offrono una zavorra meno affidabile contro le vendite azionarie, considerano l’oro come potenziale diversificazione di rischio e rendimento.

La Finestra sui Mercati

Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!

Leggi la nostra guida sugli ETF

Bond a 20 anni in sterline

Ogni anno cumula cedole del 10%. Richiamabile dal secondo anno.

Chi siamo

Orafinanza.it è il sito d'informazione e approfondimento nel mondo della finanza. Una redazione di giornalisti e analisti finanziari propone quotidianamente idee e approfondimenti per accompagnarti nei tuoi investimenti.

Approfondimenti, guide e tutorial ti renderanno un esperto nel settore della finanza permettendoti di gestire al meglio i tuoi investimenti.

Maggiori Informazioni


Feed Rss

Dubbi o domande?

Scrivici un messaggio e ti risponderemo il prima possibile.




Orafinanza.it
è un progetto di Fucina del Tag srl


V.le Monza, 259
20126 Milano
P.IVA 12077140965


Note legali
Privacy
Cookie Policy
Dichiarazione Accessibilità

OraFinanza.it è una testata giornalistica a tema economico e finanziario. Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 50 del 07/04/2022

La redazione di OraFinanza.it