Intel, è ufficiale: gli USA ne acquisteranno una quota

L’accordo è arrivato dopo un incontro tra il Presidente Donald Trump e l’ad del chipmarker e sarà finanziato da programmi statunitensi già precedentemente approvati.
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Gli USA entrano in Intel
Confermate le indiscrezioni dei giorni scorsi: il Governo degli Stati Uniti acquisirà una quota di circa il 10% di Intel.
Ad annunciare l’accordo è stato lo stesso presidente Donald Trump in un post sui social media, descrivendo l’operazione come “un grande affare per l’America e, anche, un grande affare per Intel”. "Costruire semiconduttori e chip all'avanguardia, che è ciò che INTEL fa, è fondamentale per il futuro della nostra nazione", ha aggiunto.
La notizia ha sostenuto le azioni Intel a Wall Street, in crescita del 5,53% (24,80 dollari) alla chiusura di venerdì scorso, mentre oggi la corsa prosegue e aprono gli scambi del pre-market USA aggiungendo un altro 1%.
I termini dell’accordo
In base all'accordo, gli Stati Uniti riceveranno 433,3 milioni di azioni ordinarie, pari al 9,9% del capitale di Intel, interamente diluite, pari a 8,9 miliardi di dollari che saranno finanziati da sovvenzioni provenienti dai programmi statunitense Chips and Science Act e Secure Enclave, precedentemente prorogati ma non ancora erogati, secondo quanto spiegato dalla stessa società produttrice di chip.
Insieme ai 2,2 miliardi di dollari di fondi Chips Act già ricevuti da Intel, l'investimento complessivo ammonta a 11,1 miliardi di dollari. Il Governo sarà un socio passivo, senza alcun posto nel consiglio di amministrazione o altri diritti di governance o di informazione.
Come parte del patto, il Governo riceverà un warrant quinquennale – a 20 dollari per azione per un ulteriore 5% di azioni ordinarie – esercitabile solo se Intel cesserà di possedere almeno il 51% della sua attività di produzione di chip.
"Siamo grati per la fiducia che il presidente e l'amministrazione hanno riposto in Intel e non vediamo l'ora di lavorare per promuovere la leadership tecnologica e manifatturiera degli Stati Uniti", ha dichiarato Lip-Bu Tan, Amministratore Delegato di Intel.
L’intesa arriva dopo l’incontro dell’11 agosto tra Trump e Tan di queste settimane, organizzato dopo che il tycoon aveva chiesto le dimissioni dello stesso Tan, accusandolo di essere “fortemente in conflitto di interessi” a causa dei suoi legami con la Cina.
Problemi non risolti
"L'industria ha bisogno di un comparto USA dei semiconduttori forte e resiliente e nessuna azienda è più importante di Intel per questa missione", secondo Michael Dell, Ceo dell'omonimo produttore di computer.
Aggiudicarsi nuovi clienti, però, potrebbe essere un'impresa ardua per Intel e Trump. La divisione di produzione di chip dell'azienda è ampiamente considerata inferiore rispetto ai concorrenti e deve ancora costruire nuovi impianti all'avanguardia.
Daniel Morgan, senior portfolio manager di Synovus Trust, ha affermato che i problemi di Intel vanno oltre l'iniezione di liquidità da parte di SoftBank o la partecipazione azionaria del governo.
"Oltre ai soldi, Intel ha bisogno di clienti", sottolinea Stacy Rasgon, analista di Bernstein, che aggiunge: "Senza il supporto del Governo o un altro partner finanziariamente più solido, sarà difficile per Intel raccogliere capitale sufficiente per continuare a costruire più fabbriche a un ritmo ragionevole", ha affermato. Intel "deve recuperare terreno rispetto a TSMC dal punto di vista tecnologico per attrarre clienti", ha aggiunto.
"Finanziare un'espansione senza clienti probabilmente non porterà a risultati positivi per gli azionisti, tra cui il governo degli Stati Uniti sarebbe il principale in questa situazione".
Un nuovo interventismo USA
L'acquisizione segna un livello sorprendente di intervento in un'azienda americana da parte del Governo, in contrasto con i principi del capitalismo di libero mercato che investitori e politici hanno a lungo considerato intoccabili, tranne che nelle situazioni più straordinarie, come una guerra o una crisi economica sistemica.
L'amministrazione considera la produzione di semiconduttori una questione di sicurezza nazionale, secondo quanto rivelato a Bloomberg da un funzionario della Casa Bianca: Intel è una delle poche aziende statunitensi in grado di produrre chip su larga scala sul suolo nazionale e l'amministrazione cerca di evitare carenze come quelle che negli ultimi anni hanno messo in crisi le catene di approvvigionamento statunitensi, spiegava la fonte.
Non si tratta della prima mossa di questo genere da parte dell’amministrazione Trump: pochi mesi fa, il Governo aveva ottenuto una ‘golden share’ da Nippon Steel, che conferisce al presidente il potere decisionale su United States Steel, acquisita dall'acciaieria giapponese.
Il mese scorso, il Dipartimento della Difesa ha anche annunciato che acquisirà una partecipazione azionaria di 400 milioni di dollari nella poco nota azienda statunitense di terre rare MP Materials.
Infine, all'inizio di agosto Trump aveva annunciato un accordo con Nvidia e Advanced Micro Devices, in base al quale si sono accordati per pagare al governo degli Stati Uniti il 15% dei ricavi generati dalle vendite di chip per l'intelligenza artificiale alla Cina.
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