Intelligenza artificiale, come cambierà il mondo del lavoro?

L'intelligenza artificiale è destinata a diventare una delle tecnologie fondamentali del secolo e più guardiamo nel futuro, più si moltiplicano diverse previsioni sul suo potenziale. Ma i cambiamenti sono in atto già ora.
A cura di Karen Kharmandarian, Chief Investment Officer, e Alexander Zilliox, Portfolio Manager di Thematics Asset Management
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Molte funzioni software che oggi diamo per scontate - Siri, per esempio - sono prodotti di AI molto sofisticati rispetto agli standard del recente passato: questo grazie all'espansione della potenza di calcolo ottenuta con soluzioni ingegneristiche e software sempre più avanzati. “Tendiamo ancora a guardare l'AI attraverso la lente dei film di fantascienza, quando in realtà rappresenta una crescita di potenza e un'espansione di capacità dei sistemi già ampiamente disponibili o, comunque, con caratteristiche decisamente simili” commenta Karen Kharmandarian, Chief Investment Officer presso Natixis.
Come individuare opportunità d'investimento nell’AI
Le reali potenzialità dell'AI non sono gli oggetti stravaganti, come i robot umanoidi dei front desk degli alberghi giapponesi, ma “si collocano a un livello forse più banale, ma molto più prezioso, ovvero il miglioramento dell'efficienza“: più produttività, meno errori, un miglior servizio per il cliente, tutti elementi che contribuiscono a potenziare la promessa di valore di un'azienda.
Alexander Zilliox porta l’attenzione sulle nuove applicazioni sempre più ambiziose dell’AI. Ad esempio, nel campo della progettazione industriale, all'inizio l'AI si applicava a fini di efficientamento, mentre la prossima generazione si applica alla progettazione generativa in cui gli ingegneri inseriscono parametri specifici relativi a dimensioni, materiali e così via e, poi, il software progetta varie iterazioni del prodotto, ottimizzate in funzione di determinati risultati.
L'intelligenza artificiale mostra la sua utilità anche all’interno degli uffici. Ad esempio, nell'ambito delle risorse umane (gestione delle assenze e delle spese, controllo delle esperienze pregresse), applicazioni di gestione delle prestazioni che permettono di individuare eventuali carenze e offrire la necessaria formazione per integrare le lacune. “Resta però da vedere in quale misura i lavoratori più professionalizzati si sentiranno a proprio agio con sistemi che li espongono al monitoraggio e alla valutazione da parte di una macchina”, notano i due esperti.
Gli stakeholder devono inoltre tenere presente il rischio di distorsione insito in questa trasformazione, perché a volte le soluzioni di AI rispecchiano i pregiudizi presenti nei dati da cui sono alimentate, provocando distorsioni ancora più amplificate.
Servizi finanziari, quale ruolo avrà l'AI?
Gli effetti dell’AI sono già visibili nel servizio alla clientela, dove i chatbot riescono a gestire rapidamente un gran numero di pratiche assicurative di indennizzo. “Una società del nostro universo d'investimento - spiega Zilliox - gestisce già con questo metodo il 30% delle richieste d'indennizzo”, permettendo di indirizzare il personale verso compiti più valutati. Si va anche verso l’automazione delle domande di mutuo e delle polizze più diffuse, mentre i controlli del merito creditizio fanno già ampiamente a meno dei processi decisionali umani.
Lato asset management, l’AI viene già utilizzata da alcune società per la selezione titoli. In continuo aumento anche il numero di portafogli gestiti, anche solo parzialmente, da algoritmi: questo permette “di non essere esposti a emozioni o a distorsioni che anche l'investitore più impassibile riconoscerebbe come possibili ostacoli a una presa di decisioni chiara”, spiega l’esperto. Certo, l'investimento algoritmico risolve alcuni problemi, “ma non può sostituire l'uomo”, poiché le decisioni possono avere “conseguenze serie nel mondo reale, deve quindi esserci una responsabilità individuata per non correre il rischio di creare clienti molto insoddisfatti”.
L’AI soppianterà molti posti di lavoro impiegatizi?
Proprio come la robotica è stata all'origine di una drastica riduzione della manodopera nelle attività produttive, è plausibile uno scenario in cui l'AI porterà alla soppressione di molti posti di lavoro impiegatizi.
“Se si automatizza il back office, ovviamente si riduce il numero di persone necessarie, ma si creerà lavoro per competenze che, spesso, non saranno lontane anni luce da quelle tipiche degli addetti al back office”, spiega Zilliox, secondo cui le funzioni di creazione e di monitoraggio degli algoritmi non saranno totalmente autonome, ma permetteranno un miglioramento radicale dell'efficienza.
Anziché soppiantare la manodopera umana, il futuro dell'AI nel mondo del lavoro offre un modello collaborativo in cui si esaltano le abilità "soft" umane, come la capacità di negoziazione e l'atteggiamento empatico verso i pazienti.
Le aspettative sulle potenzialità e capacità dell'AI sono chiaramente alte, “ma ci sono anche ambiti sui quali sarebbe opportuno essere un po' più realistici”, puntualizzano gli esperti, secondo cui la tendenza è “sopravvalutare ciò che l'AI può fare nel breve termine e, viceversa, a sottovalutare ciò che potrà fare nel lungo periodo”.
In conclusione, la traiettoria dell'AI probabilmente sarà di miglioramenti lenti all'inizio, a cui seguirà un ritmo vertiginoso, via via che a innovazione si aggiungerà altra innovazione e “sarà davvero interessante scoprire quali società e quali capacità - che oggi non siamo in grado di prevedere - finiranno effettivamente per emergere”.
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