Intesa Sanpaolo, cala il risultato netto ma guidance confermata

L’istituto torinese mantiene le sue previsioni di un utile netto superiore ai 9 miliardi ma Piazza Affari reagisce negativamente e si scatenano le vendite sul titolo.
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Si riduce il risultato netto di Intesa Sanpaolo
Trimestrale in chiaro-scuro per Intesa Sanpaolo che conferma la guidance 2025 nonostante un calo dell’utile netto, con un aumento dei proventi da commissioni e attività assicurativa che non sono riusciti a compensare i minori proventi da negoziazione e attività di credito.
L'utile netto del terzo trimestre (luglio-settembre) è leggermente diminuito rispetto all'anno precedente, attestandosi a 2,37 miliardi di euro, leggermente al di sopra del consensus degli analisti di Visible Alpha, ed è risultato inferiore anche rispetto allo stesso trimestre del 2024 (2,4 miliardi) e al periodo precedente.
L'aumento del 6% su base annua delle commissioni nette e il rafforzamento dei ricavi assicurativi trimestrali non sono riusciti a compensare pienamente il calo del 7% del margine di interesse netto della banca - il divario tra tassi di interesse sui prestiti e sui depositi - che si è ridotto con il calo dei tassi di interesse.
I ricavi totalizzati sono stati 6,6 miliardi di euro nel trimestre, sostanzialmente in linea con una previsione di Visible Alpha di 6,7 miliardi.
Risultati che hanno fatto virare in negativo l’andamento delle azioni Intesa Sanpaolo a Piazza Affari, arrivate a cedere oltre il 4% subito dopo la comunicazione dei conti, scendendo così fino ad un minimo di 5,766 euro, per poi ridurre le perdite (-1,50%).
Gli altri numeri
I primi nove mesi della banca torinese si sono chiusi con un utile netto di 7,6 miliardi di euro, segnando così una crescita del 5,9% rispetto allo stesso periodo del 2024, mantenendosi in corsa per raggiungere l’obiettivo per il 2025 di oltre 9 miliardi, comprese le azioni gestionali nel quarto trimestre dell'anno per l'ulteriore rafforzamento della sostenibilità futura dei risultati del gruppo. Il Piano di Impresa 2022-2025 è "prossimo al completamento", specifica la nota dell’istituto.
Il terzo trimestre ha registrato interessi netti pari a 3.680 milioni, in calo del 3,2% dai 3.800 milioni del trimestre precedente e del 6,6% se paragonati ai 3.942 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Le commissioni nette sono scese 2.444 milioni (-0,2%) rispetto ai 2.449 milioni del secondo trimestre 2025.
Inoltre, viene segnalata una solida patrimonializzazione, con un Common Equity Tier1 ratio al 13,9%, in crescita di circa 105 centesimi di punto nei primi nove mesi 2025 e di circa 40 centesimi di punto nel terzo trimestre 2025, e lo status di Banca a "zero NPL", con incidenza e copertura dei crediti deteriorati tra le migliori nell'ambito delle maggiori banche europee, rispettivamente pari all' 1% e a oltre il 51%.
Dividendo e ritorno cash
La banca segnala un “significativo” ritorno cash per gli azionisti: 5,3 miliardi di dividendi maturati nei nove mesi, di cui 3,2 miliardi in distribuzione come acconto dividendi a novembre, che si aggiungono al buyback pari a 2 miliardi di euro concluso a ottobre 2025.
Il consiglio di amministrazione, inoltre, ha deliberato la distribuzione di 18,6 centesimi di euro per azione, al lordo delle ritenute di legge, come acconto dividendi a valere sui risultati del 2025.
Le previsioni
Per il 2025, “ci attendiamo un utile netto di ben oltre i 9 miliardi di euro, sostenuto dal contributo equilibrato di tutte le aree di business e dal forte potenziale di crescita organica della Banca”, ribadiva Carlo Messina, ad di Intesa, nel corso della call con gli analisti.
Nell’anno in corso, la banca prevede:
-ricavi in crescita, gestiti in modo integrato, con resilienza degli interessi netti (attesi per il 2025 a un livello ben oltre quello del 2023 e per il 2026 in aumento), grazie al maggior contributo dell'hedging sulle poste a vista;
- incremento delle commissioni nette e del risultato dell'attività assicurativa, basato sulla leadership del Gruppo nell'attività di Wealth Management, Protection & Advisory;
- forte crescita degli utili da trading; costi operativi in riduzione, con diminuzione delle persone del Gruppo per uscite volontarie già concordate e turnover naturale;
- benefici addizionali derivanti dalla tecnologia (es., razionalizzazione delle filiali e snellimento dei processi informatici);
- razionalizzazione degli immobili (basso costo del rischio), con basso stock di crediti deteriorati; portafoglio crediti di elevata qualità;
- gestione proattiva del credito;
- minori tributi ed altri oneri riguardanti il sistema bancario e assicurativo, non essendoci più contribuzione al fondo di garanzia dei depositi.
Rispettati i requisiti Srep
Intanto, Intesa Sanpaolo ha ricevuto la decisione finale della Banca centrale europea riguardante il requisito patrimoniale da rispettare a partire dal 1° gennaio 2026 a livello consolidato, a completamento dell'indagine Srep.
Il requisito patrimoniale da rispettare complessivamente in termini di Common Equity Tier 1 ratio, si apprende da una nota, risulta pari al 9,97%.
Alla luce dei livelli consolidati della banca al 30 settembre, pari al 13,9% per il Common Equity Tier 1 ratio, 19,3% per il Total Capital ratio, pro-forma 14,9% per il Common Equity Tier 1 ratio e 20,5% per il Total Capital ratio, Intesa Sanpaolo dunque rispetta i requisiti Srep.
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