Jerome Powell scende in campo per fare come Maradona

Tutti in attesa delle parole del Presidente della Fed previste per oggi a Jackson Hole, ma molti analisti pensano che Powell potrebbe nascondere i suoi veri obiettivi, così come fece il campione argentino nel 1986 nella storica partita con l’Inghilterra.
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La teoria di Maradona nella politica monetaria
Nel 1986 il campione argentino Diego Armando Maradona prese la palla a centrocampo e iniziò un ‘viaggio’ che lo avrebbe portato in solitaria fino alla rete avversaria, senza che la difesa degli inglesi riuscisse a fermarlo.
Il gesto restò nell’immaginario collettivo, non solo sportivo, tanto che Lord Mervyn King, brillante economista britannico e governatore della Banca d’Inghilterra tra il 2003 e il 2013, lo utilizzò per spiegare le scelte delle banche centrali, creando così la ‘teoria di Maradona della politica monetaria’.
King sottolineò come Maradona riuscì a compiere 68 metri in 11 secondi, superando cinque difensori inglesi e riuscendo a battere uno dei migliori portieri al mondo, ma la cosa impressionante fu che lo fece correndo praticamente in linea retta.
Ma come è possibile che il campione sia riuscito nell’impresa seppur muovendosi in linea retta? La risposta di King fu che Maradona aveva ‘giocato’ con le aspettative dei suoi avversari, facendo loro credere che avrebbe cambiato direzione, per poi lasciarli a bocca asciutta.
Secondo l’economista, le persone reagiscono a ciò che pensano gli altri stiano per fare, piuttosto che a quanto effettivamente fanno, collegando così il gesto di Maradona alle prossime mosse di Powell e della Fed.
Fed sempre più ‘hawkish’
La metafora si può utilizzare per spiegare quanto potrebbe avvenire oggi, quando il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, parlerà (ore 16 italiane) nel corso del Simposio di Jackson Hole.
“La logica è che se la Fed suonerà piuttosto aggressiva riguardo ai suoi piani di rialzo dei tassi d'interesse per riportare l'inflazione sotto controllo, questo di per sé causerà una reazione del mercato”, spiega Alun John della Reuters.
“La Fed vuole essere percepita come falco, sperando che più parla in modo duro meno debba stringere la sua politica”, osserva Ray Attrill, responsabile della strategia FX di National Australia Bank: “si tratta proprio della teoria di Maradona della politica monetaria”.
Le parole di Powell arriveranno dopo che nelle ultime due settimane i mercati hanno ascoltato le dichiarazioni di altri membri della Fed, convinti della necessità di un inasprimento della politica monetaria, senza preoccuparsi dell’arrivo della recessione, almeno per il momento.
Ieri, però, i listini statunitensi hanno chiuso in positivo, scommettendo apparentemente, come hanno detto gli analisti di Ing, “sul fatto che Powell fornirà un'ancora di salvezza, il che sembra un punto di vista ottimistico”.
Inflazione e tassi
Se “la Fed resterà risoluta e vigile nella lotta per combattere l'inflazione”, come commenta Todd Lowenstein, chief strategist della Private Bank di Union Bank, la maggior parte degli esperti si aspetta che Powell mantenga un atteggiamento da 'falco' e più in generale gli analisti si attendono un aumento dei tassi di almeno un altro punto percentuale entro la fine dell'anno e a settembre un terzo aumento consecutivo di 75 punti base.
L’inflazione, però, potrebbe risultare più difficile da estirpare rispetto a quanto previsto dalla Fed, pertanto una politica ancora più restrittiva potrebbe comprimere l’economia se la disoccupazione dovesse iniziare a salire più del previsto.
Il rischio, infatti, “è che Powell sia inflessibile e dia priorità alla lotta all’inflazione, anche se questo potrebbe portare a una recessione dell'economia statunitense”, sottolineano da Link Securities.
Come conseguenza, si potrebbero ripetere gli errori degli anni '70, quando la Fed oscillò tra un aumento dei tassi per arginare le pressioni sui prezzi e una loro riduzione per sostenere la crescita, non riuscendo alla fine a tenere sotto controllo l'inflazione.
“Il rischio più grande è che la Fed inverta troppo presto la sua politica monetaria e non che mantenga le strette troppo a lungo”, secondo Charles Plosser, ex presidente della Fed di Philadelphia dal 2006 al 2015.
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