L’oro torna a brillare e analisti ancora rialzisti
Mentre si innalza la temperatura sui mercati, la materia prima gialla torna protagonista dopo la pausa post elezioni statunitensi ma alcuni analisti ritengono ci sia ancora spazio per crescere.
Oro in crescita
Nuova giornata positiva per l’oro, sostenuto dalla domanda di beni rifugio a causa delle incertezze geopolitiche. Oggi la materia prima ha toccato un massimo oltre i 2.700 dollari l’oncia (future e spot) e si appresta a chiudere con il maggior guadagno settimanale da ottobre 2023.
Questo impressionante rally è alimentato da una combinazione di fattori geopolitici ed economici, in particolare dall'escalation del conflitto tra Russia e Ucraina ha giocato un ruolo cruciale nel recente aumento del prezzo. L'Ucraina ha riferito che la Russia ha lanciato un "nuovo" tipo di missile balistico sulla città di Dnipro, un segnale allarmante che ha spinto gli investitori a cercare rifugio in asset sicuri come l'oro.
Dall'inizio dell'anno, l'oro ha registrato un aumento impressionante di circa il 30%, sostenuto da solidi acquisti delle banche centrali, una crescente domanda di beni rifugio e le aspettative di un ciclo di taglio dei tassi di interesse da parte della Fed. Tuttavia, il rally ha subito una temporanea battuta d'arresto nelle settimane successive alla rielezione di Donald Trump, quando il dollaro ha raggiunto livelli record, pesando sulle materie prime.
Si innalza la temperatura
Secondo Ole Hansen, responsabile della strategia delle materie prime presso Saxo Bank, “l'escalation tra Russia e Ucraina ha innalzato la temperatura geopolitica a livelli superiori a quelli visti durante la guerra di un anno tra Israele e i militanti sostenuti dall'Iran, e i mercati hanno risposto di conseguenza”. Questa rinnovata domanda di beni rifugio "ha iniettato nuovo slancio nel mercato dopo una correzione all'inizio di novembre," ha aggiunto Hansen.
Ma non è solo il contesto geopolitico a spingere l'oro verso nuovi record. Gli investitori stanno anche valutando attentamente le prospettive di un ulteriore allentamento monetario da parte della Federal Reserve. Austan Goolsbee, presidente della Fed Bank di Chicago, ha recentemente dichiarato di prevedere tassi di interesse "notevolmente più bassi", esprimendo fiducia che l'inflazione si stia avvicinando all'obiettivo della banca centrale. Tassi più bassi tendono a favorire l'oro, poiché il metallo prezioso non paga interessi.
Prospettive ancora positive
Nonostante il rally, le prospettive per l'oro rimangono ancora estremamente positive. Goldman Sachs e UBS Group AG sono tra i broker più rialzisti sul metallo prezioso: GS, in particolare, ha affermato che i prezzi dell'oro potrebbero raggiungere un massimo storico di 3.000 dollari nel 2025.
Matthew Jones, analista dei metalli preziosi di Solomon Global, si spinge ancora oltre, suggerendo che il prezzo dell'oro potrebbe superare i 2.800 già prima di questo Natale, sostenuto da un'eventuale escalation del conflitto tra NATO e Russia oltre i confini dell'Ucraina.
L'analista spiega che in tempi di maggiore rischio geopolitico, gli investitori tendono a rifugiarsi nell'oro, portando a una maggiore domanda e prezzi più alti, mentre un conflitto globale potrebbe destabilizzare i mercati finanziari, provocando una vendita di azioni e attività rischiose, e spingendo gli investitori verso l'oro come asset sicuro.
Jones evidenzia anche altri fattori che potrebbero favorire l'aumento del prezzo dell'oro in uno scenario di conflitto intensificato: interruzioni della catena di approvvigionamento, crisi energetiche e sanzioni economiche diffuse. Inoltre, l'aumento della spesa militare da parte dei governi coinvolti potrebbe portare a un incremento del debito nazionale e della stampa di moneta, indebolendo le valute fiat come il dollaro statunitense o l'euro, e rendendo l'oro ancora più attraente come riserva di valore.
In un contesto di guerra diffusa, il sistema commerciale globale potrebbe essere compromesso, riducendo la fiducia nel sistema finanziario internazionale. In uno scenario simile, sia le banche centrali che gli investitori privati potrebbero rivolgersi all'oro come asset tangibile universalmente riconosciuto.
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