La beffa della proposta di price cap UE al gas


La proposta al tetto del gas sarà esaminata oggi nel corso del meeting straordinario dei ministri dell’energia che si preannuncia piuttosto infuocato, visto che già 15 Paesi tra cui Spagna, Francia e Italia si sono schierati contro l'idea di un tetto a 275 euro/megawattora.


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Indice IFO della Germania di novembre in uscita oggi alle 11:00 (stima 85 punti contro 84,4 di ottobre).

Ieri i sussidi USA alla disoccupazione WoW sono risultati più alti rispetto alle stime (240k contro 225k stimati) che, uniti alla flessione del PMI manifatturiero di novembre risultato di 47,6 punti contro 50 stimati, lasciano intravedere i primi segnali di una riduzione economica generale. Riduzione che però non si vede nella fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di novembre, cresciuta a 56,8 punti (contro 55) delle attese e 54,7 di ottobre. Come noto, ci vuole un po’ di tempo prima che i consumatori percepiscano la riduzione del potere d’acquisto dei propri salari indotta dall’inflazione.

E alla fine la montagna ha partorito il topolino. Ieri la commissaria UE Kadri Simson ha presentato ufficialmente una proposta di price gap del gas ad un livello talmente elevato e con delle condizioni talmente stringenti che nemmeno nei momenti più difficili della crisi sarebbe stato applicato. La prima condizione è che per due settimane di seguito il prezzo del gas scambiato al Ttf di Amsterdam sia superiore ai 275 euro a megawattora. La seconda è che lo spread, tra il prezzo del Ttf e quello del Gnl sia oltre i 58 euro per dieci giorni consecutivi di scambio.

La proposta sarà esaminata oggi nel corso del meeting straordinario dei ministri dell’energia che si preannuncia quindi piuttosto infuocato, visto che già 15 Paesi tra cui Spagna, Francia e Italia si sono schierati contro l'idea di un tetto a 275 euro/megawattora.

Le condizioni fissate nella proposta, non si sono mai realizzate nel corso del 2022, neanche ad agosto quando il prezzo del Ttf è arrivato al picco storico di 346 euro (ma non è stato comunque più alto di 275 euro a megawattora per due settimane). Delle due l’una: o la Commissione prevede che nel 2023 la situazione possa diventare molto più critica di quella di agosto, oppure si aspetta che questo price cap non entrerà mai in vigore. Francamente non so se sia peggio aspettarsi una situazione peggiore rispetto a quella dello scorso agosto, oppure che la Commissione abbia strutturato il price cap in modo tale da prevedere che non diventi mai operativo.

Secondo gli investitori l’Europa ha perso un’altra occasione per rafforzare la propria unità. Il prezzo e il suo meccanismo sembrano infatti dare il solito colpo alla botte e colpo al cerchio: la Germania può stare tranquilla che continuerà ad avere il gas, l’Olanda che continuerà ad esportare e intanto si strizza l’occhio a Gazprom, dicendogli di non temere che tanto quel prezzo non verrà raggiunto. Ovviamente quando si tenta di accontentare tutti, alla fine sono tutti scontenti.

Se l’Europa non interviene ad un prezzo inferiore a 275 euro per due settimane, è come dire agli speculatori di portare il prezzo a quel livello, tanto sono sicuri che non perderanno nemmeno un euro. E dai 130 euro attuali ai 275 euro c’è il 111% in più.

Siamo sicuri che l’intento della commissaria Simson non fosse sicuramente quello di agevolare la speculazione, ma questo è quello che prima o poi accadrà, magari quando gli stoccaggi cominceranno a svuotarsi e la domanda di gas comincerà a crescere.

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