La crisi delle banche porterà gli USA in recessione?


Sulla scia del fallimento di SVB, è presumibile che le banche diventeranno ancora più prudenti nella concessione dei prestiti. Quali sono le possibili implicazioni per il settore bancario Europeo? Per Tognoli la salute del settore bancario europeo è notevolmente migliorata nell'ultimo decennio, attenuando di molto il potenziale effetto di ricaduta del fallimento di SVB.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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ZEW di marzo in uscita alle 11:00 (stima 16,4 punti contro 28,1 di febbraio). Le attese dei mercati sono ovviamente per la decisione delle FED di domani.

Prezzi alla produzione YoY di febbraio della Germania in aumento maggiore rispetto alle stime (15,8% contro 14,5% atteso), ma in flessione rispetto a gennaio (+17,6%).

E’ vero che il fallimento di SVB è stato causato da scelte di gestione del rischio inadeguate. Dall’altra parte però evidenzia anche sfide che non sono solo macro economiche ma anche finanziarie, dovute alla politica monetaria restrittiva che di fatto ha eliminato la diversificazione (non è un caso che da diversi anni azioni e obbligazioni siano correlate positivamente). I rendimenti reali negativi di obbligazioni e azioni hanno infatti messo sotto pressione gli asset e la stretta quantitativa ha portato ad una contrazione dell'offerta di moneta, con conseguente maggiore concorrenza sui depositi.

SVB è stata l’epicentro di tutto questo: accettava depositi, se vogliamo molto scomodi, dalle start-up (che parcheggiavano i loro fondi di capitale di rischio) utilizzando il capitale delle parti correlate start-up per collateralizzare i prestiti e investire i fondi in eccesso in titoli garantiti da ipoteca per lo più a lunga scadenza, in un momento in cui la curva dei rendimenti si stava invertendo ancora di più, comprimendo quindi il loro margine di interesse netto. In questa situazione di squilibrio, tanto più rapidi sono gli aumenti dei tassi delle banche centrali per affrontare l'inflazione, tanto più gli assets rischiosi ne risentono (con conseguenti perdite non realizzate che hanno superato la loro base di capitale). Il ritiro dei fondi dei depositanti (gran parte le start-up) è iniziato molto prima della corsa al ritiro dei depositi che ha finito per mettere in ginocchio SVB.

Sulla scia del fallimento di SVB, è presumibile che le banche diventeranno ancora più prudenti nella concessione dei prestiti. La risoluzione pianificata della SVB impone costi diretti su altre banche statunitensi. Nel breve termine le condizioni di finanziamento sono quindi destinate a restringersi ulteriormente nell'economia USA (e probabilmente anche in altri paesi) man mano che le banche aumenteranno gli standard per la concessione di credito al fine di salvaguardare le posizioni di liquidità.

Quali sono le possibili implicazioni per il settore bancario Europeo? Cominciamo con il dire che la salute del settore bancario europeo è notevolmente migliorata nell'ultimo decennio, attenuando di molto il potenziale effetto di ricaduta del fallimento di SVB. Se guardiamo alle maggiori banche dell’Eurozona, troviamo che il settore è oggi molto meglio di quanto non fosse nel 2015 grazie soprattutto ad una regolamentazione e supervisione più coerenti.

Qualche dato. I crediti deteriorati (NPL) netti sono scesi a meno di 3% del portafoglio prestiti (in calo rispetto ad oltre il 7% del 2015) mentre il coefficiente medio di Common Equity Tier 1 (CET1) è aumentato di oltre 2 punti percentuali (e ora si avvicina alla capitalizzazione dei peer statunitensi). Anche la liquidità è migliorata, con il Liquidity Coverage Ratio (LCR) che passa dal 125% del 2015 al 150% nel 2022, ben al di sopra del livello regolamentare minimo del 100%. Le principali banche USA sono però in media ancora più redditizie, con un ritorno sul capitale proprio (ROE) più elevato di circa 3 punti percentuali. E questo si vede anche nei prezzi di mercato, dove il rapporto prezzo-mezzi propri (P/BV) è stato costantemente più elevato negli USA rispetto alle banche Europee.

Che cosa significa tutto questo per i mercati finanziari? Come sempre accade, i mercati si sono mossi velocemente ridimensionando i prezzi di fronte ad un aumento del rischio e prezzando uno scenario che considera l'inflazione vischiosa nel breve termine man mano che le pressioni continuano ad aumentare. Nessuno prevede al momento una crisi finanziaria, ma è probabile che l'incertezza e la volatilità continueranno a guidare il mercato almeno nel breve periodo.

Il terremoto della SVB ha portato ad un completo riprezzamento del percorso della FED atteso per il 2023: i mercati ora si aspettano che i Fed funds rimangano sostanzialmente invariati nel 2023 (solo una settimana fa l’aspettativa indicava + 100 bp). Nell’Eurozona, i limitati effetti di ricaduta hanno portato i mercati a scontare ora +50pb dai +125pb di rialzo dei tassi previsto una settimana fa.

Come era prevedibile, i movimenti del mercato hanno portato ad un rialzo generalizzato dei rendimenti nella parte breve della curva e ad un ribasso nella parte a lunga, scontando una minore crescita e minori aspettative di inflazione. Allo stesso tempo, le aspettative sui tassi ufficiali a breve termine sono ulteriormente diminuite.

Negli USA i mercati stanno ora scontando un pivot politico più aggressivo (ad es. la pendenza 10 anni-2 anni è aumentata da -110 punti base a -60 punti base, una mossa che tende ad essere associata a un imminente contesto recessivo). Parallelamente, la curva dell'Eurozona si è spostata verso il basso, suggerendo minori pressioni recessive. Utilizzando la stessa metrica, notiamo come la pendenza della curva tedesca è passata da -70bps a -50bps, segnalando la stessa traiettoria ma con molta meno intensità rispetto agli USA.

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