La Fed tornerà ad alzare i tassi? Le previsioni degli analisti

Dopo la pausa di giugno, molti esperti prevedono una nuova stretta monetaria ma non ci sono certezze sulle mosse di settembre, con l’inflazione ancora da tenere sott’occhio.
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Federal Reserve verso il rialzo
Inizia oggi la due giorni del Federal Open Market Committee (FOMC) che si concluderà domani con la decisione sui tassi di interesse della Federal Reserve, in una settimana che si caratterizzerà anche dalle riunioni dei loro colleghi della Banca centrale europea (giovedì) e della Bank of Japan.
Molti analisti prevedono che la Fed aumenterà di 25 punti base i tassi sui fed funds dopo la pausa del meeting di giugno, portandoli così al 5,5%.
Già a giugno l’istituto centrale aveva segnalato l’aspettativa di un rialzo a luglio, seguito da un probabile intervento successivo a 5,75% e una svolta nel 2024.
Allo stesso tempo, però, la banca centrale guidata da Jerome Powell aveva sottolineato che il sentiero dei tassi era dipendente dall’evoluzione dei dati e in particolare dall’inflazione dei servizi core ex-abitazione.
Analisti sicuri
“Sebbene la riunione del 26 luglio sarà probabilmente priva di controversie in termini di decisioni sui tassi di interesse, la dichiarazione della Fed e la conferenza stampa saranno estremamente rilevanti per i mercati”, sottolinea Guillermo Felices, Global Investment Strategist di PGIM Fixed Income.
“Come il mercato, ci aspettiamo che la Fed annunci un aumento dei tassi di 25 pb, che dopo luglio rimanga in pausa fino alla fine dell'anno e che in seguito proceda con tagli molto graduali”, prevede l’esperto.
Della stessa opinione anche Francois Rimeu, Senior Strategist La Francaise AM, al pari di Erik Weisman, Chief Economist and Portfolio Manager, MFS Investment Management. “Lo scenario di base per la riunione di luglio prevede che la Fed aumenti i tassi di interesse di 25 punti base”, spiega Weisman, secondo il quale “questo rialzo è quasi del tutto scontato dai mercati e dubito fortemente che la banca centrale vada contro le aspettative del mercato”, mentre “rimango dubbioso sul fatto che la Fed alzerà ulteriormente i tassi, poiché la decisione dipenderà in larga misura dai dati.
L’inflazione
I dati macroeconomici recentemente comunicati “sono stati più forti del previsto in giugno e luglio”, ricorda Felices: “il mercato del lavoro rimane resiliente e anche il mercato degli immobili residenziali (molto sensibile agli interessi) mostra segni di ripresa”.
Tuttavia, “i dati di giugno sui prezzi, hanno segnalato un raffreddamento delle pressioni inflazionistiche sia a monte che a valle della catena produttiva, con variazioni sia del CPI che del PPI inferiori alle attese e in rallentamento su base tendenziale”.
L’inflazione USA di giugno è scesa ad un sorprendente 3%, “ma il tasso core di quasi il 5%, secondo Volker Schmidt, Senior Portfolio Manager di Ethenea, che “gran parte del calo dell’inflazione complessiva è dovuto a effetti di base”, con “i prezzi dell’energia hanno raggiunto il picco a giugno; quindi, i segnali di indebolimento dei fattori sottostanti all’inflazione possono emergere prima in USA”.
Di conseguenza, “l’estate sarà un periodo molto interessante, dato che anche la prossima riunione della Fed si terrà a settembre. Soltanto allora sarà possibile capire se l’inflazione si manterrà sotto al 3% e di conseguenza se la Fed disporrà ulteriori rialzi dei tassi oppure no”, prevede Schmidt.
“Dove atterrerà l'economia rimane un mistero”, per Weisman, e “il percorso per un atterraggio morbido sembra essere migliorato, con un'inflazione più debole e un mercato del lavoro in rallentamento. Ma gran parte degli effetti ritardati della stretta monetaria devono ancora verificarsi”.
Pertanto, “anche se la Fed terminerà il suo ciclo di rialzi questa settimana, gli effetti degli ultimi 16 mesi di stretta potrebbero ancora spingere gli Stati Uniti verso la recessione”, conclude Weisman.
Parola a Powell
Come al solito, la decisione sarà seguita dalla conferenza stampa di Powell, molto attesa per cercare di individuare eventuali ‘segnali dal futuro’ delle scelte della Fed.
Powell potrebbe segnalare “una pausa nel rialzo dei tassi per la prossima riunione di settembre”, ipotizza Rimeu, anche se “avvertirà che la pausa potrebbe non essere la fine del ciclo di inasprimento della Fed: il dot plot di giugno per il 2023 prevedeva un picco del tasso sui fed funds al 5,6% quest’anno”.
L’aumento potrebbe “avvenire più avanti nel corso dell’anno”, prosegue l’esperto di La Francaise AM. “lasciando il tempo di valutare l’evoluzione dell’economia statunitense. Inoltre, dovrebbe ribadire che la Fed non escluderà altri rialzi dei tassi, se necessario. La Fed non permetterà che le aspettative di inflazione si disancorino”. Il presidente della Fed “indicherà che il FOMC è soddisfatto dei progressi compiuti finora, mentre i responsabili delle politiche della Fed rimarranno molto cauti di fronte a un’inflazione in calo, ma ancora elevata (sottostante). Non ci aspettiamo che questo comitato sia una sorpresa per gli investitori. Di conseguenza, dovrebbe avere un impatto limitato sui mercati finanziari”, conclude Rimeu.
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