La ricetta contro l’incertezza e la volatilità rimane la diversificazione

I segnali di un rallentamento più profondo del mercato rispetto a quello visto fino ad ora, sembrano contenuti poiché alcune incertezze sono state eliminate, fra tutte i risultati di NVIDIA.
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
Ordini di beni durevoli USA MoM di settembre in linea con le attese (+0,5%), ma in forte calo rispetto al +3% di agosto. Richieste di sussidi settimanali alla disoccupazione più bassi delle attese (216k contro 26 attesi) e in flessione rispetto alle 222k unità della scorsa settimana. Decisamente minore delle attese il PMI Chicago di novembre (36,3 punti contro 44,3 atteso) e in deciso calo anche rispetto ai 43,8 punti di ottobre. L’ulteriore allontanamento dai 50 punti indica una importante contrazione nella manifattura nel distretto di Chicago.
Come ci aspettavamo, nelle ultime settimane la volatilità è aumentata. Le preoccupazioni per le valutazioni eccessive delle società AI e le aspettative ridimensionate per un taglio dei tassi Fed a dicembre hanno pesato sul sentiment degli investitori, portando l'S&P 500 a scendere fino al 5% dal suo massimo storico di fine ottobre e il Nasdaq fino al 7% mentre i titoli tecnologici guidavano la ritirata.
Entrambi gli indici hanno anche subito alcuni danni tecnici, scendendo sotto le loro medie mobili a 50 giorni per la prima volta da aprile. Tuttavia, il pull back rimane al momento relativamente superficiale rispetto al rimbalzo di oltre il 30% dell'S&P 500 dopo il minimo dell'8 aprile. In effetti, una pausa era forse anche dovuta dato che l'S&P 500 è riuscito a evitare qualsiasi battuta d'arresto superiore al 5% negli ultimi sei mesi di guadagni mensili consecutivi.
Per ora, i segnali di un rallentamento più profondo del mercato sembrano contenuti poiché alcune incertezze sono state eliminate. NVIDIA ha riportato ricavi record durante il terzo trimestre e ha aumentato le guidance future, superando le aspettative degli analisti. Nonostante alcuni movimenti irregolari del mercato, i risultati positivi aiutano a ripristinare un senso di fiducia intorno alla durabilità degli investimenti in AI. Non è stata la prima volta che il mercato guidato dall'AI è stato messo alla prova negli ultimi anni e probabilmente non sarà l'ultima, finché i leader dell'AI mantengono valutazioni elevate e l'ampiezza del mercato rimane tutto sommato piuttosto ristretta.
Quest'ultimo episodio di volatilità sottolinea quanto possa essere preziosa la diversificazione per i portafogli. Mentre un mercato concentrato può offrire guadagni sproporzionati quando i suoi leader eccellono, comporta anche rischi di ribasso maggiori quando il sentiment cambia improvvisamente. Con il ciclo dell'innovazione ancora solo nelle fasi iniziali-medie, la strada per una crescita trasformativa potrebbe essere ancora lunga. Questo potrebbe suggerire maggiore volatilità in arrivo mentre i mercati ricalibrano le aspettative lungo il percorso, poiché l'incertezza sulla tempistica finale e la scalabilità dell'impatto di questa rivoluzione tecnologica non sono indifferenti.
Costruire portafogli resilienti per il futuro richiederà quindi di abbracciare l'innovazione migliorando al contempo la stabilità. Da questo punto di vista, crediamo che ci siano diverse considerazioni da tenere presente nella costruzione dei portafogli per l'anno a venire che ci possono aiutare a trovare il giusto equilibrio tra l’innovazione e la stabilità. Tra questi, sfruttare la volatilità del mercato azionario, puntare sui megatrend che sono attesi plasmare il futuro, sfruttare i rendimenti obbligazionari più alti, concentrarsi sulla diversificazione, mai dimenticare che la pazienza può aiutare. Crediamo che occorra considerare questi elementi mentre ci avviciniamo al 2026.
Gran parte degli analisti oggi concorda nell’ampliare l'esposizione azionaria. Al momento le prime 10 società nell'S&P 500 rappresentano quasi il 40% dell'indice, un forte aumento rispetto alla loro quota del 25% al picco del mercato prima della pandemia. Questa concentrazione non è stata tutta negativa. Infatti, le prime 10 società hanno rappresentato quest’anno circa il 60% del rendimento totale dell'indice e oltre il 93% dall'inizio del mercato rialzista.
La concentrazione, tuttavia, abbinata a valutazioni eccessive, può aumentare la sensibilità del mercato ai cambiamenti di sentiment. Ampliare l'esposizione globalmente oltre gli Stati Uniti, ad esempio, ha dato i suoi frutti quest'anno. L'indice MSCI All-Country World esclusi gli Stati Uniti sta superando l'indice USA di oltre 11 punti percentuali da inizio anno su base di rendimento totale netto, per la sua più ampia sovraperformance in 16 anni.
Gran parte degli analisti mantiene un bias verso gli Stati Uniti, dati i venti di coda politici più pro-crescita che si dirigono verso il 2026 e poiché gli Stati Uniti rimangono il leader nell'innovazione tecnologica. Diversificare l'esposizione azionaria tra regioni così come tra dimensioni, stili, settori e temi rimane comunque uno strumento strategico per rafforzare la resilienza del portafoglio nel lungo termine.
Nella diversificazione occorre comunque prioritizzare la qualità. Ovvero concentrarsi sui segmenti di investimento e sulle società che mantengono modelli di business duraturi, vantaggi competitivi, redditività solida, bilanci in salute, bassa leva finanziaria e generazione di flussi di cassa liberi. Questi tipi di società potrebbero infatti essere meglio posizionate durante periodi di maggiore incertezza. Mentre il “Fattore Qualità” ha sottoperformato il “Momentum” e il più ampio mercato USA quest'anno, mantiene ancora un vantaggio significativo dall'inizio di questo mercato rialzista, superando Momentum e il più ampio mercato USA rispettivamente di 37 e 15 punti percentuali. Con l'avanzare di questo ciclo, le società con fondamentali solidi sono attese essere maggiormente sotto i riflettori, soprattutto se le preoccupazioni per le bolle dovessero farsi più concrete.
Fondamentali solidi, significa anche abbracciare i “crescitori” di dividendi. Le strategie di dividendi rappresentano infatti una pietra angolare dei portafogli, offrendo sia un flusso costante di reddito che un potenziale di rialzo. Grazie al potere della capitalizzazione composta, i dividendi sono stati un contributo significativo ai rendimenti totali, rappresentando circa il 37% del rendimento totale annualizzato dell'S&P 500 dal 1930 ad oggi. Ma negli anni 2010, il contributo dei dividendi è ammontato a solo il 17%, mentre i bassi tassi di interesse hanno sostenuto le valutazioni azionarie. Entrando nella seconda metà di questo decennio, i dividendi potrebbero iniziare a svolgere un ruolo più ampio nei rendimenti totali poiché un'ulteriore espansione dei multipli di valutazione dai livelli premium di oggi potrebbe rivelarsi sempre più una sfida.
Siamo convinti che il tema AI difficilmente si placherà negli anni a venire, soprattutto con forti utili alle sue spalle. Per navigare questo ciclo, enfatizziamo un processo di investimento disciplinato e la diversificazione, evitando la sovraesposizione a qualsiasi area.
La Finestra sui Mercati
Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!
