Le aziende innovative che resistono all'inflazione

29/11/2021 12:00
Le aziende innovative che resistono all'inflazione

Quali tipi di società tecnologiche e in rapida crescita sono più preparate ad affrontare l’attuale contesto inflazionistico?

A cura di Lei Qiu, Portfolio Manager presso AllianceBernstein

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Le aziende innovative non temono le pressioni inflazionistiche

Con l’arrivo dell’inflazione e l’aumento dei tassi, molti investitori azionari stanno riconsiderando le imprese tecnologiche e quelle in rapida crescita. Tuttavia, questo contesto di inflazione è diverso dal passato, come diverse sono le imprese, ora più preparate ad affrontarlo.

Sono queste le considerazioni da cui parte Lei Qiu, Portfolio Manager presso AllianceBernstein, secondo cui “anche se generalmente l’inflazione e i tassi in aumento non giocano a favore delle aziende in rapida crescita, le cui valutazioni sono basate sul valore attuale degli utili futuri, il tipo d’inflazione che sta prendendo piede nell’economia mondiale dopo il COVID-19 potrebbe costituire un fattore d’impulso per la sovraperformance delle società innovative più dinamiche”.

Alcune pressioni inflazionistiche potrebbero essere temporanee, come quelle provocate dalle carenze dovute ai lockdown. Inoltre, la graduale riapertura delle economie, riporterà a un progressivo ribilanciamento delle dinamiche di domanda e offerta e di conseguenza a una normalizzazione dei prezzi.

D’altro canto, l’inflazione potrebbe essere più persistente in altre aree dell’economia, dove i cambiamenti sono più duraturi e d’impatto. “Prima della pandemia, ad esempio, lavoro, materiali ed energia erano già interessati da importanti cambiamenti che sono stati accelerati dalla crisi”, spiega Qiu, secondo cui servono modelli di business nuovi e rivoluzionari per far fronte alle maggiori pressioni. Una buona notizia per gli investitori che vedono nell’innovazione un’opportunità per investire nel domani con un notevole potenziale di crescita nell’immediato.

Come cambia il mercato del lavoro

Una volta superata da pandemia, il mercato del lavoro sarà cambiato per sempre. Ad esempio, lo smartworking, inizialmente una misura di sicurezza per fronteggiare il Covid, è diventato un benefit irrinunciabile per milioni di persone, che preferirebbero cambiare lavoro piuttosto che tornare in ufficio, mentre altri lavoratori puntano a un maggiore equilibrio vita-lavoro.

Un altro trend degno di nota, supportato dalla necessità di maggiore indipendenza e flessibilità, è la “gig economy”, un modello di lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo, che secondo una ricerca di Statista, potrebbe toccare a livello globale un volume lordo di 455 miliardi di dollari entro il 2023.

Queste mutazioni nel mondo del lavoro sono fonte di manodopera per società come Uber Technologies, Lyft e DoorDash, e rappresentano un maggior numero di utenti per le piattaforme di lavoro online come Glassdoor, Indeed e Fiverr.

Tra i cambiamenti più repentini a cui stiamo assistendo nel mondo del lavoro, c’è la carenza di manodopera nel settore manifatturiero e dei trasporti.

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I migliaia di posti vacanti per addetti alla logistica e magazzinieri creano maggiori opportunità per l’automazione e generano una domanda duratura di soluzioni di robotica e intelligenza artificiale.

Ad esempio, il modello di robot collaborativo di Teradyne gestisce mansioni ordinarie come lo smistamento e la raccolta dei rifiuti. La società di software aziendale Zebra Technologies ottimizza i flussi di lavoro e le giacenze nei magazzini e nei centri di distribuzione. Un giorno, infine, il produttore di telecamere intelligenti Ambarella contribuirà a spianare la strada a una nuova era di consegne e trasporti a lungo raggio gestiti più velocemente da veicoli a guida autonoma.

Gli innovatori, dall’automazione al clima

“All’indomani della pandemia, le carenze di prodotti sono onnipresenti”, spiega Qiu, che sottolinea come oltre al settore auto, penalizzato dalla penuria di microchip, anche le imprese manifatturiere, le utility e le società minerarie in generale sono in difficoltà, con “la produzione industriale statunitense diminuita dell’1,3% nel solo mese di settembre, il calo più pronunciato da febbraio”.

Le imprese innovative stanno intervenendo, fornendo tecnologie e software intelligenti per rafforzare le filiere globali e contribuire alla ripresa di attività manifatturiera, magazzinaggio, trasporti e logistica. Ad esempio, la giapponese Keyence, il principale fornitore di soluzioni basate su sensori, favorisce l’automazione delle fabbriche a livello globale, mentre la francese Dassault Systèmes gioca un ruolo sempre più importante nella digitalizzazione e nell’automazione del 3D e di altri processi produttivi.

Anche il settore dell’energia sta subendo una trasformazione radicale, con la spinta globale verso la riduzione delle emissioni di carbonio. Tuttavia, il processo di innovazione nel settore energetico non è probabilmente abbastanza veloce per consentire di realizzare obiettivi climatici ambiziosi. Attualmente gas e carbone rappresentano ancora oltre il 50% della produzione globale di energia e servirebbe “accelerare gli investimenti in iniziative energetiche creative e alternative per ridurre la dipendenza globale da fonti sempre più costose e dannose per il clima”. Tra le nuove opportunità d’investimento in soluzioni energetiche alternative, c’è il produttore di inverter Enphase Energy e l’installatore di pannelli solari residenziali Sunnova Energy International.

In conclusione, secondo AllianceBernstein “l’innovazione dirompente produce effetti deflazionistici in molti settori, tuttavia nelle aree in cui le spinte inflazionistiche saranno più persistenti, le imprese innovative giocheranno nel lungo periodo un ruolo ancora più importante nell’affrontare le sfide di un’economia post-pandemica, fornendo maggiori opportunità e una crescita sorprendentemente veloce.

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