Le sorprese della Federal Reserve

Gli economisti scontano un raddoppio del tapering e due rialzi dei tassi il prossimo anno per aggiungerne altri tre nel 2022. Obiettivo tassi all’1,9% nel 2024. E i mercati come reagiranno?
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L'attesa
I mercati aspettano composti la decisione della Federal Reserve, dopo la due giorni che ha riunito i membri della banca centrale, staserà Powell terrà l’ultima conferenza stampa dell’anno, guardando soprattutto al 2022. L’Euro Stoxx 50 sale dello 0,5% mentre i future su Wall Street sono fermi sulla parità.
Cosa stimano economisti e mercato:
- Raddoppio del tapering con un calo degli acquisti mensili di asset da parte della Fed da 15 miliardi a 30 miliardi.
 - Due rialzi dei tassi nel 2022 (il primo a giugno, 69 punti) e tre rialzi nel 2023.
 
Il piano di acquisti di asset dovrebbe così passare a 60 miliardi a gennaio, calare di altri 30 a febbraio e terminare a marzo per lasciare la possibilità alla Federal Reserve di avviare il rialzo dei tassi. Anticipando dunque di circa tre mesi il piano attuale (mostrato nell’immagine qui sotto).
Stime sui tassi
Sul fronte tassi riportiamo un grafico con i dot plot della Fed
I “dot plot” grafico a punti, viene utilizzato dalla Fed dal 2011 per rappresentare le attese degli esponenti del Federal Market Open Committee in merito alle attese dei tassi di interesse nei prossimi anni.
Un sondaggio di Bloomberg Economics, oltre ai due rialzi del prossimo anno e tre nel 2023, arriva a prevedere altri due aumenti nel 2024, per raggiungere tassi all'1,9% quell’anno e pareggiare la traiettoria del 2% di inflazione del 2024, con tassi reali appena positivi.
I vari cambi di rotta della Federal Reserve, uniti agli effettidelle pandemia, ci hanno già insegnato che le previsioni da qui al 2024, sono poco credibili.
L'inflazione morde
Sul fronte inflazione i dati non lasciano tregua: dopo il +6,8% di settimana scorsa si è aggiunto un nuovo record dei prezzi alla produzione a novembre in crescita del +9,6% anno su anno dall’8,8% del mese precedente. Analizzando i dati, si registra un incremento sia della componente beni (su cui pesano soprattutto i rincari di rottami di ferro e acciaio, benzina e alimentari freschi) sia di quella servizi, con i produttori che continuano a scaricare i rincari sui consumatori.
Sorprese dall’inflazione sono giunte anche dalla Gran Bretagna che a novembre ha registrato un’accelerazione al 5,1% (massimo da settembre 2011) sopra il 4,8% atteso, sostenuto principalmente dal rialzo dei prezzi energetici, delle auto usate e dell’abbigliamento.
Viene quasi da tirare un sospiro di sollievo, leggendo i dati macro della Cina, peggiori delle attese e dunque non aggiungono benzina sul fuoco dei prezzi.
Ancora una volta, gli effetti del settore immobiliare sull’intera economia, sono stati sottovalutati. A questo si aggiunge la scarsa efficacia del vaccino cinese contro Omicron. Da un lato l’economia cinese potrebbe correre meno del previsto, dall’altro si temono nuovi colli di bottiglia alla produzione.
Cosa aspettarci
Sul fronte tapering le aspettative sembrano allineate, non crediamo che ci saranno sorprese su quel fronte.
Come sempre saranno le parole a fare la differenza ovvero qualsiasi minima indicazione sul rialzo dei tassi sarà interpretata con attenzione. Se si arrivasse a ipotizzare già tre rialzi il prossimo anno, allora il mercato reagirà negativamente.
Con due rialzi il mercato potrebbe reagire bene solo in un primo momento per poi concentrarsi sul fatto che la strada è segnata e la stretta sta per arrivare che sia un mese prima o un mese dopo cambia poco, il denaro a costo zero è finito.
Dopo aver tolto la parola temporanea all’inflazione, Powell potrebbe iniziare ad affiancare un altro termine meno rassicurante ma che metta in guardia i mercati. Il numero uno della Fed come sempre giocherà sulle aspettative non sarà troppo falco ma nemmeno una gentile colomba come nel passato.
Sul fronte della crescita economica, e come d’altronde stima ormai la curva dei tassi che va verso un appiattimento (scendono i rendimenti di lungo periodo e si alzano quelli a breve), ci aspettiamo un rallentamento e forse l’inizio di un’inversione di un ciclo.
Non temiamo l’inflazione di lungo periodo perché il forte calo demografico di Paesi come Germania, Cina, Giappone, Italia, in generale dei Paesi ricchi raffredda investimenti e consumi, soprattutto la domanda di case.
Ci aspettiamo che il petrolio continuerà ad avere picchi e discese, ma nel breve sono più probabili le discese, legate ai timori della variante Omicron. Ieri l’Agenzia internazionale dell’energia ha rivisto in calo le stime su domanda di petrolio ed equivalenti sotto i precedenti a 100mila barili giorno per la fine 2021 e tutto il 2022 portandola a 995 milioni.
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