Mercati e medie mobili, quali sono i nuovi segnali

18/11/2025 16:00
Mercati e medie mobili, quali sono i nuovi segnali

Il brusco ritorno dei principali indici azionari americani sotto la media mobile a 50 giorni e la nuova death cross su Bitcoin stanno trasformando un trend di forza in una fase di dubbio. Le medie mobili, strumenti tecnici apparentemente semplici, diventano chiavi di lettura psicologica per equity e crypto: dai 138 giorni di “fede” sull’S&P 500 alla fragilità diffusa sui listini Usa, fino al bivio strutturale del ciclo post-halving di Bitcoin.

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Il segnale delle medie mobili

Le medie mobili non hanno nulla di magico, eppure dicono tutto. Così le definisce Gabriel Debach, market analyst di eToro, secondo cui sono equazioni banali, prive di un potere predittivo intrinseco, che diventano profetiche solo quando milioni di occhi le osservano allo stesso tempo. Rappresentano il termometro del consenso, il punto d’incontro tra tecnica e psicologia di massa. Smussano il rumore e disegnano il battito del mercato: finché i prezzi restano sopra soglie specifiche, che si tratti della media a 50, 100 o 200 periodi, la fiducia scorre libera; quando scivolano sotto, l’incertezza prende il comando.

In questo quadro, Debach sottolinea che oggi quel battito ha rallentato. L’S&P 500 è tornato sotto la propria media mobile a 50 giorni per la prima volta dopo 138 sedute consecutive sopra di essa: la seconda striscia più lunga del XXI secolo, superata solo dal 2007 con 147 giorni, poco prima del crollo. Anche l’RSP, versione equal-weight dell’indice, ha perso la 50-DMA, mentre Nasdaq 100 e Dow Jones hanno chiuso nella seduta precedente al di sotto della stessa soglia. Tutti i principali benchmark americani risultano quindi allineati in una configurazione tecnica più fragile, come evidenzia l’esperto di eToro.

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Un dato storico aggiunge prospettiva. La corsa del Nasdaq 100 sopra la 50-DMA si è fermata anch’essa a 138 sedute, la più lunga degli ultimi trent’anni. Per trovare una serie paragonabile occorre tornare agli anni ’90, nel pieno del boom tecnologico.

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Il deterioramento del sentiment azionario

La fine di una serie tecnica così lunga, secondo Debach, non rappresenta solo un evento statistico, ma anche uno spartiacque psicologico. Segna il momento in cui il mercato smette di credere nell’inerzia del proprio movimento e comincia a dubitare della propria forza. La perdita della media mobile a 50 periodi non equivale a un’inversione vera e propria, bensì a un cambio di tono. Nell’ultima seduta analizzata, 410 titoli dell’S&P 500 hanno chiuso in calo contro soli 93 in rialzo, un’ampiezza debole che conferma il deterioramento del sentiment.

Oggi solo il 36,77% dei titoli dell’S&P 500 e il 36,3% del Nasdaq 100 scambiano sopra la propria media mobile a 50 periodi. Le Utilities (74,19%), l’Healthcare (70%) e l’Energy (68,18%) restano i settori più resilienti, mentre tutti gli altri comparti si collocano ormai sotto la soglia del 50%, segno di una debolezza trasversale che si estende anche ai segmenti più ciclici. In coda spiccano i Financials (18,9%), il Real Estate (19,3%) e il Telecom (25%), con valori che descrivono un deterioramento tecnico ormai profondo.

Nel complesso, il Russell 3000 e il Russell 2000 restano in territorio debole, con rispettivamente il 31,45% e il 30,52% dei titoli sopra la media mobile a 50 periodi, a riprova di una fragilità diffusa e non confinata ai grandi nomi. Nemmeno le Magnifiche 7 si salvano: Tesla, Microsoft e Meta sono tornate sotto la propria media a 50 periodi, riducendo la leadership tecnica dei colossi che avevano trainato gran parte del rally. Il quadro tracciato da Debach suggerisce una fase di consolidamento e di crescente selettività, in cui la scelta dei singoli titoli diventa più rilevante rispetto alla semplice esposizione agli indici.

Bitcoin e la nuova death cross

Lo stesso copione tecnico si ripresenta su Bitcoin, con un risvolto più drammatico. Le medie mobili tornano protagoniste anche sulla regina dei crypto asset, sottolinea Debach. Dopo 43 sedute di correzione dai massimi del 6 ottobre, la criptovaluta è scesa sotto i 90 mila dollari, accumulando un -28% dai picchi. La notizia del giorno è la nuova death cross, l’incrocio ribassista tra la media mobile a 50 e quella a 200 giorni, la seconda del 2025 dopo quella dell’8 aprile, poi rivelatasi un falso segnale.

Negli ultimi anni le death cross non hanno sempre preceduto crolli, ma alcune hanno anticipato ribassi particolarmente intensi. Debach ricorda il caso di gennaio 2022, quando il Bitcoin perse oltre il 60% in 300 giorni, scendendo da 43 mila a 16 mila dollari. Dal 2011 a oggi il BTC ha registrato 12 death cross; le più pesanti si sono verificate nelle fasi finali dei cicli post-halving. Nel 2014 la death cross vide il Bitcoin cedere circa il 68% in 338 sedute, nel 2018 il 56% in 255 giorni, nel 2022 un altro 64% in 309 giorni.

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Halving, supply shock e il “Forever Bid”

Secondo l’Halving Cycle Profit Indicator, riportato nell’analisi di Debach, Bitcoin si trova ormai oltre l’ottantesima settimana successiva all’halving di aprile 2024, nella fascia in cui storicamente si sono formati i massimi di ciclo. In passato, questa era la zona in cui l’euforia lasciava spazio alla correzione, con una transizione lenta ma progressiva verso fasi di ribasso più marcate. La domanda chiave è se il copione si ripeterà.

Il testo evidenzia che questa volta la struttura è diversa. Con oltre il 93% dell’offerta totale già estratta, il “supply shock” non ha più l’impatto macro di un tempo. Il ciclo non è più guidato dall’emissione, ma dall’assorbimento della domanda. Gli ETF, le corporate treasury e i fondi sovrani hanno introdotto una nuova variabile, definita Forever Bid, una domanda costante che smussa gli eccessi e attenua le correzioni.

Bitcoin si trova così a un bivio strutturale: seguire la traiettoria classica della correzione post-halving oppure inaugurare un modello nuovo, più vicino a quello di un asset istituzionale, in cui il ruolo delle grandi mani e dei veicoli quotati prende progressivamente il sopravvento. L’halving resta un evento soprattutto psicologico, non più economico. Il suo potere simbolico sopravvive, mentre il suo effetto reale si dissolve.

In questo contesto, Debach lega il comportamento delle medie mobili alla trasformazione profonda del mercato, tanto sull’azionario statunitense quanto sul principale crypto asset globale, con la “ritorno alla media” che diventa il filo conduttore tra 138 giorni di fede e un giorno di dubbio.

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