Microsoft licenzia ancora e corre in Borsa con l’AI

Quotazioni a un soffio dal massimo storico. Il colosso di Redmond annuncia nuovi tagli al personale, nonostante la crescita dei ricavi trainata da Azure e dall’intelligenza artificiale. Intanto firma il primo accordo sindacale negli Stati Uniti con i dipendenti della controllata ZeniMax (videogiochi).

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Lunedì licenziati 300 dipendenti

Microsoft torna sotto i riflettori per una doppia notizia che rivela la complessità della sua attuale fase di transizione. Da un lato, il colosso tecnologico ha avviato un nuovo ciclo di licenziamenti, che si aggiunge alla già significativa riduzione del personale annunciata solo poche settimane fa. Dall’altro, l’azienda ha raggiunto per la prima volta un’intesa sindacale negli Stati Uniti, un evento che potrebbe segnare un precedente nel mondo del lavoro tech.

Secondo quanto riportato da Bloomberg, oltre 300 dipendenti hanno ricevuto comunicazione della cessazione del proprio rapporto di lavoro all’inizio di questa settimana. Questi tagli vanno ad aggiungersi ai circa 6.000 già annunciati lo scorso mese, portando il totale dei licenziamenti a un livello che non si vedeva da anni nella storia recente della società.

Via i profili tradizionali, spazio ai nuovi talenti per governare l’AI

Il paradosso è evidente: queste misure arrivano in un momento di forte crescita per Microsoft. Grazie allo sviluppo della piattaforma cloud Azure e, soprattutto, all’integrazione dell’intelligenza artificiale in una vasta gamma di servizi e prodotti, la società guidata da Satya Nadella sta beneficiando di un deciso incremento dei ricavi e dell’interesse degli investitori. L’adozione degli strumenti AI per l’assistenza alla programmazione e all’automazione dei processi sta trasformando il modello operativo dell’azienda, ma sta anche ridisegnando la composizione della forza lavoro: via i profili tradizionali, spazio ai talenti in grado di sviluppare e governare l’AI.

Nel 2025 il titolo è salito del 9%, a un soffio dal massimo storico

A conferma di questa trasformazione, i mercati hanno premiato Microsoft negli ultimi mesi. Dall’inizio dell’anno le quotazioni di Microsoft sono salite del 9,6%, seconda migliore performance fra i Magnificent Seven, dietro a Meta (+14%). Con una market cap di 3.434 miliardi di dollari, Microsoft ha riconquistato il primato di società con maggior valore a Wall Street.

Tuttavia, i recenti licenziamenti sollevano interrogativi tra gli analisti: fino a che punto l’ottimizzazione dei costi e l’efficienza operativa, conseguiti grazie all’adozione dell’AI, potranno giustificare tagli che rischiano di incidere sul clima interno e sull’immagine pubblica dell’azienda? Per ora il consenso degli analisti è unanime, con ben 56 esperti che raccomandano di comprare le azioni su un totale di 61 analisti che coprono il titolo. La media dei target price è 510 dollari e indica un potenziale di rialzo del 10%. Lunedì 2 giugno Microsoft ha chiuso a 461,97 dollari, a un soffio dal massimo storico di 467 dollari segnato 11 mesi fa (5 luglio 2024).

Firmato il primo contratto sindacale negli Usa

Parallelamente, Microsoft ha compiuto un passo storico sul fronte dei rapporti sindacali. È infatti stato raggiunto un accordo preliminare con il sindacato Communications Workers of America (CWA), che riguarda circa 300 dipendenti del comparto quality assurance della controllata ZeniMax, studio videoludico noto per franchise come The Elder Scrolls e Fallout. Si tratta del primo contratto sindacale siglato dall’azienda negli Stati Uniti, al termine di due anni di negoziati.

L’intesa prevede, tra le altre cose, un aumento salariale del 13,5% a partire dal primo luglio, tutele contro licenziamenti arbitrari e norme che regolano l’uso dell’intelligenza artificiale nel ciclo produttivo. Secondo quanto dichiarato dalla CWA, l’accordo rappresenta un modello per l’intera industria videoludica e potrebbe aprire la strada a una nuova stagione di partecipazione attiva dei lavoratori anche nei settori tecnologicamente più avanzati.

Microsoft aveva già dichiarato nel 2022 il proprio impegno per facilitare l’autodeterminazione dei dipendenti in materia di sindacalizzazione. Ora, con questo primo passo concreto, sembra voler dare seguito a quella promessa, in una fase in cui la gestione del capitale umano si rivela sempre più strategica per la reputazione e la sostenibilità a lungo termine delle grandi aziende tech.

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