Rendimento fino al 18,52% annuo per il certificate sulle banche europee con il giusto mix tra ritorno e protezione

Il Certificate di Vontobel con Isin DE000VG656A7 su Banca MPS, Raiffeisen Bank e Société Générale si compra sotto la pari a 996 euro, con tutti e tre i sottostanti oltre il livello iniziale: Société Générale +28,2%, Raiffeisen Bank +14,2% e Banca MPS +0,8%.
Il rendimento potenziale annuo, calcolato sul prezzo attuale e sulla restante vita del certificate, è del 18,52%, grazie a premi mensili condizionati con memoria di 15,20 euro. Le barriere cedolari decrescono al ritmo dell’1% al mese: dal 100% del livello iniziale fino a dimezzarsi al 50%.
Possibilità di rimborso anticipato da marzo 2026 con barriere decrescenti dal 100% al 65% del valore iniziale. A scadenza (marzo 2029) protezione del capitale fino a ribassi del 40% dal livello iniziale dei sottostanti. Acquistando il certificate oggi, la somma di tutti i premi offre un rendimento potenziale del 62,97% fino alla scadenza tra meno di quattro anni.
Indice dei contenuti
- 1. Prezzo sotto la pari e due sottostanti già volati
- 2. Premi mensili con memoria di 15,20 euro
- 3. Possibilità di rimborso anticipato da marzo 2026
- 4. Gli scenari possibili alla scadenza finale
- 5. La curva dei tassi favorisce i bancari
- 6. Le mosse dei grandi gruppi bancari
- 7. Cosa dicono gli analisti sulle tre banche
Prezzo sotto la pari e due sottostanti già volati
Rendimento elevato, barriere finali molto basse e tre banche solide in Europa. I punti di forza di questo certificate con Isin DE000VG656A7 sono dati da una struttura innovativa che, più passa il tempo, più migliora grazie al rapido calo delle barriere dei premi, aumentando le potenzialità di stacco di tutte le cedole pari a 15,20 euro al mese, a fronte di barriere cedolari a scadenza al 50%.
Vediamo nel dettaglio come funziona e quali sono i pregi e difetti. Per poter offrire un rendimento così alto, Vontobel mette in campo una struttura molto efficiente: barriere premi e di rimborso anticipato che partono da livelli alti, pari al livello iniziale, per scendere velocemente. Il risultato è quello di avere una barriera finale delle cedole molto bassa: pari al 50%.
Il segreto del certificate è proprio questo: unire una barriera finale bassa con effetto memoria, risultato? L’investitore finale incassa tutte le cedole come se la barriera fosse sempre stata al 50%.
Lanciato sul mercato lo scorso 11 marzo a un valore nominale di 1.000 euro, il certificate ha come sottostanti tre banche europee: Banca MPS, Raiffeisen Bank e Société Générale, che stanno beneficiando dal consolidamento del settore e da una curva dei tassi di interesse sempre più ripida.
Oggi il certificate è acquistabile sul mercato secondario a un prezzo sotto la pari a 996 euro. A condizione che la barriera venga rispettata alla scadenza, l’investitore potrà ottenere 41 cedole mensili (i primi sette premi sono già stati pagati), per un potenziale rendimento annuo pari al 18,52% (tenendo conto anche del capital gain di 4 euro come differenza tra il prezzo di acquisto e il rimborso a 1.000 euro).
Il conto è questo: 623,20 euro di premi più 4 euro di capital gain, il risultato è 627,20 euro. Dividiamo questo numero per il prezzo di acquisto (usiamo quello attuale) di 996 euro e arriviamo a un rendimento da qui alla scadenza (marzo 2029) del 62,97%. Ora annualizziamo il rendimento per capire, all'anno, quanto rende il certificate e confrontarlo con gli altri sul mercato: dividiamo 62,97% per 3,40 (anni di vita residui del prodotto) e arriviamo a un ritorno del 18,52% annuo.
Il capitale a scadenza è garantito da una barriera al 60% del livello iniziale del sottostante con la performance peggiore. Dal dodicesimo mese di vita, marzo 2026, l’investitore può approfittare del rimborso anticipato.
Per rafforzare questo scenario, tutti e tre i sottostanti si trovano oltre il livello iniziale: Société Générale e Raiffeisen Bank sono già volati rispettivamente del +28,2% e del +14,2%, mentre Banca MPS segna il +0,8% dal valore iniziale.
Questo cosa comporta? Il rischio maggiore si concentra solamente su un solo sottostante e non su tre o quattro titoli come accade in molti altri certificate di questa tipologia.
Di seguito una tabellina che mostra i livelli di riferimento:
Se rendimento elevato, barriere profonde, sottostanti solidi e possibile autocall possono rappresentare i pregi, il prezzo da pagare per avere un potenziale ritorno di oltre il 18,52% annuo è dato dal rischio di vedere un sottostante scendere più velocemente della barriera, quindi dimezzarsi senza mai recuperare. In questo scenario i premi potrebbero rimanere tutti in pancia al prodotto.
A compensare questo scenario, il possibile stacco delle cedole grazie all'effetto memoria potrebbe avvicinare il prezzo del certificate ai 1.000 euro di valore nominale.
Oltre alle barriere cedola anche quelle di autocall scendono molto rapidamente, iniziando però un anno dopo. Questo significa che tra le due barriere si creerà una distanza molto limitata del 12% con due forze che spingono verso il valore nominale. Da un lato avremo l'effetto calamita del prezzo vicino a 1.000 euro dato dal potenziale rimborso anticipato a livelli decrescenti mentre dall’altro lato, eventuali cedole in pancia al prodotto ne attenueranno l’eventuale calo dei prezzi: un rialzo dei sottostanti farebbe scattare l’effetto memoria, con lo stacco in un’unica soluzione di tutte le precedenti cedole non distribuite.
La barriera di rimborso anticipato può scendere fino al 65% del livello inziale. Anche in questo caso, ogni volta che i sottostanti si avvicineranno alla barriera di rimborso, il prezzo tenderà a salire vicino a 1.000 euro difendendo l’investitore dalla volatilità.
Premi mensili con memoria di 15,20 euro
Il certificate offre il pagamento di premi mensili con memoria dell’1,52% del nominale (1.000 euro), pari a 15,20 euro (18,24 euro in un anno). I premi sono condizionati al rispetto di una barriera discendente nel tempo: infatti, parte dal 100% del valore iniziale dei sottostanti e si abbassa dell’1% ogni mese per arrivare fino al 50%, rendendo più probabile il pagamento del premio. Le cedole verranno quindi pagate anche in caso di netti ribassi dei sottostanti, basta che ogni mese alle date di osservazione il calo dal valore iniziale del titolo peggiore non superi il rispettivo livello barriera. La prossima data di valutazione mensile è fissata il 7 novembre.
Molto importante la presenza dell’effetto memoria. Questo significa che un premio non pagato non è definitivamente perso ma rimane in pancia al prodotto e, nelle successive date di osservazione, qualora si verifichino le condizioni che danno diritto al pagamento, i primi non pagati in precedenza verranno distribuiti tutte insieme compreso quello di pertinenza di detta data di osservazione.
L'obiettivo di questo certificate è quello di aumentare le possibilità di stacco di tutti i premi, grazie a una barriera decrescente fino al 50% del livello iniziale unita all’effetto memoria. In virtù di questo meccanismo, per chiudere l’investimento in bellezza e portare a casa tutti i 41 premi previsti (le prime sette cedole sono già state pagate), basterà che il peggiore dei tre sottostanti quoti sopra la barriera (o allo stesso livello) all’ultima data di osservazione, ovvero il 7 marzo 2029. A quel punto l’investitore avrà portato a casa un flusso di cedole pari a 623,20 euro. Acquistando il certificate oggi a 996 euro, il rendimento da qui alla scadenza (tra 3,40 anni) sarebbe del 62,97% (18,52% annualizzato).
Il punto di forza è quello di lasciare lavorare al meglio il tempo e i soldi investiti per poter offrire premi più alti e una barriera più bassa rispetto ai classici cash collect tradizionali. Di contro, rispetto ai classici certificate, l’investitore potrebbe non ricevere delle cedole se il prezzo dei sottostanti scenderà più velocemente del livello decrescente delle barriere.
Va sottolineato che i premi del certificate sono considerati dal Fisco “redditi diversi”, e in quanto tali possono compensare le eventuali minusvalenze presenti nello zainetto fiscale dell’investitore. Con questo sistema è possibile recuperare il credito fiscale derivante dalle perdite registrate entro i successivi quattro anni dalla loro realizzazione.
Possibilità di rimborso anticipato da marzo 2026
Può succedere che il certificate non arrivi alla scadenza finale, perché dal dodicesimo mese di vita può essere ritirato in anticipo (autocallability). A partire dalla data di osservazione del 9 marzo 2026, e poi in una qualsiasi delle date mensili successive, il prodotto verrà rimborsato in anticipo se i tre sottostanti avranno un valore pari o superiore al livello autocall.
In particolare, tale soglia è decrescente nel tempo: parte dal 100% del valore iniziale e poi decresce dell’1% ogni mese fino al 65% del valore iniziale. Un meccanismo che viene incontro all’investitore incrementando le probabilità di restituzione del valore nominale (1.000 euro), più il pagamento dell’ultima cedola (15,20 euro) e dei premi eventualmente in memoria.
In uno scenario favorevole come quello attuale, già alla prima finestra utile del 9 marzo 2026, il certificate potrebbe essere ritirato anticipatamente: se i tre titoli si trovassero sopra il livello iniziale, l’investitore riceverebbe 1.000 euro del nominale, a cui si sommerebbero quattro cedole mensili più la quinta maturata al momento del rimborso. Il totale dei premi ammonterebbe quindi a 76 euro (15,20 euro per 5 cedole). In meno di cinque mesi (4,84 mesi) il rendimento sarebbe dell'8,03% (76 euro di premi più 4 euro di capital gain su 996 euro di acquisto), che su base annua equivale a un ritorno del 19,91%.
Le barriere di autocall discendenti fino al 65% del livello iniziale hanno la funzione di difendere il prezzo del prodotto che, durante il suo arco di vita potrebbe trovarsi ad avere cedole in memoria e la possibilità di richiamo anticipato al valore nominale di 1.000 euro non troppo remota.
Gli scenari possibili alla scadenza finale
L’obiettivo di questa struttura è quello di arrivare comunque a scadenza, offrendo barriere dei premi molto basse (fino al 50% del livello iniziale), distribuire tutte le cedole sfruttando l’effetto memoria e riuscendo ad alzare il premio medio.
La barriera a capitale, osservata solo alla scadenza (7 marzo 2029), è posta al 60% e protegge da discese fino a -40% dal valore iniziale dei sottostanti. Se il certificate non verrà rimborsato anticipatamente, alla scadenza finale saranno tre i possibili scenari (ipotizzando l'acquisto oggi a 980 euro):
- Se tutti e tre i sottostanti quoteranno sopra la barriera, o allo stesso livello, il certificate verrà rimborsato al valore d’emissione di 1.000 euro a cui vanno aggiunti 623,20 euro di premi più 4 euro di capital gain (comprando il prodotto oggi a 996 euro). L’investitore riceverà quindi anche l’ultima cedola e i premi eventualmente non pagati trattenuti in memoria.
- Se il peggiore dei sottostanti avrà perso tra il -40% e il -50% dal valore iniziale, l'investitore riceverà 1.000 euro meno un importo proporzionale alla performance del sottostante peggiore, ma in questo caso i premi cumulati grazie all'effetto memoria potrebbero più che compensare tale perdita sul capitale. Facciamo un esempio comprando il certificante oggi a 996 euro: un calo del 41% del peggiore dei sottostanti comporterebbe un rimborso del certificato a 590 euro, a cui si sommano 623,20 euro di premi e 4 euro di capital gain arrivando a 1.217,20 euro, con una discesa del 50% del worst of siamo a 1.127,20 euro, sempre in guadagno.
- Se invece alla scadenza finale anche solo uno dei sottostanti dovesse quotare sotto il 50% dal valore iniziale (più che dimezzato), il certificate verrà rimborsato in proporzione alla performance del peggiore dei titoli. Per fare il calcolo esatto, ad oggi impossibile, dovremmo sapere l'ammontare dei premi distribuito.
Ipotizziamo che il prodotto valga 1.000 euro e che il worst of accusi un ribasso del 60% dal valore iniziale: il certificate verrà rimborsato a 600 euro (40% del valore iniziale). A questo valore dobbiamo aggiungerci le eventuali cedole staccate. Ad esempio, se dovesse staccare 410,40 euro (27 premi su 41) saremmo più che in pari sul nominale. Con un worst of al 30% del valore nominale (-70% di performance) e un rimborso a 300 euro è facile aspettarsi una perdita.
Nello scenario negativo, ovvero a scadenza con uno sforamento della barriera sul capitale, le cedole elevate eventualmente distribuite durante la vita del certificato potrebbero aiutare a compensare, in parte o tutta, la perdita sul nominale.
È bene ricordare che, nell’arco di tutta la vita del prodotto, i premi sfiorano da soli il 62,97% (calcolato sul prezzo di oggi a 996 euro), rappresentando una forte protezione sul capitale investito fino alla barriera cedolare del 50%.
Altro aspetto, ogni volta che il certificate si porterà sotto la pari il rendimento sale. Oggi il certificate passa di mano a 996 euro, per un ritorno annualizzato del 18,52%. Per flussi cedolari bassi lo si avverte poco, ma con flussi cedolari elevati la differenza è sostanziale. Ad esempio, acquistando il certificate a 900 euro, il rendimento annuo salirebbe del 23,63% e quello finale dell’80,36% nei 3,40 anni rimanenti di vita del prodotto.
La curva dei tassi favorisce i bancari
Margini elevati, dividendi altissimi e patrimoni solidi. È questa la benzina che continua ad alimentare il rally del settore bancario, nonostante il timore di un calo dei tassi.
Partiamo dai margini. Il segreto delle banche per fare un mare di “extraprofitti”, così li ha battezzati la politica, non sono i tassi elevati come erroneamente credono in molti, ma piuttosto il differenziale dei tassi a breve con quelli a lungo. Le banche si finanziano a breve e prestano a lungo, il differenziale dei tassi alimenta i loro margini. Negli ultimi anni, in tutta Europa questo differenziale si è ampliato moltissimo, come mostra il grafico sotto.
In Germania addirittura la curva dei rendimenti si è invertita rispetto a un anno fa: da negativo, il tasso a lungo meno quello a breve, ora è positivo. Questo sta permettendo alle banche di tutta Europa di continuare a mettere a segno utili da record, nonostante i tassi siano in calo.
Secondo punto i dividendi. In Italia abbiamo titoli che grazie agli "extraprofitti" staccano cedole tra il 7 e il 10%, Banca MPS ha un dividendi yield che addirittura sfiora l’11%, quando i tassi, vedi BTP a 10 anni si aggirano al 3,5%. Più scendono i tassi, più sono interessanti i dividendi dei bancari, attirando interesse per questi titoli che ne mantengono alte le quotazioni.
Infine la solidità patrimoniale. Il Cet1 è un indice che misura la solidità patrimoniale del settore. Negli ultimi 10 anni, tra mutui subprime e sorpresine sul fronte dei non performing loans, le banche hanno applicato rigide politiche spesso dettate dalla Bce, per aumentare la solidità patrimoniale e gli effetti sul Cet1 sono visibili, quasi tutte le banche godono di capitale in eccesso grazie a parametri di solidità patrimoniale che eccede quella richieste dall’autority. Su questo le nostre banche italiane non hanno più niente da invidiare alle tedesche anzi in alcuni casi sono anche più solide.
Ultimo, ma non per questo meno importante, il fattore che sta richiamando gli acquisti nel comparto si chiama M&A. Le operazioni straordinarie stanno contagiando l’Europa, l’M&A è l’unica via che le nostre banche hanno per poter competere alla pari con i colossi americani. Opa, Ops e contro Opa potrebbero contribuire rafforzare i multipli del comparto.
Le mosse dei grandi gruppi bancari
Il 2025 è un anno frizzante per il settore bancario europeo grazie all’andamento dei tassi e al risiko del comparto, in un contesto macro che punta a una distensione tra Ucraina e Russia.
Banca MPS
Il 24 gennaio, Banca MPS ha lanciato un’offerta pubblica di scambio (Ops) su Mediobanca, provocando un terremoto ai vertici della finanza italiana. Operazione gradita dal governo che ha già fatto sapere che non eserciterà il golden power. L'8 settembre è terminata l'Ops di MPS sulle azioni ordinarie Mediobanca, iniziata il 14 luglio (in origine Ops, si è trasformata in Opas a seguito della decisione della banca senese di aggiungere a quanto messo già sul piatto una componente cash, in contanti, di 0,90 per azione).
Il risultato ha stracciato le previsioni più ottimistiche, consentendo a Banca MPS di conquistare l’86,3% circa del capitale di Mediobanca e riducendo le quote dei maggiori azionisti di MPS. Delfin si ritrova con il 18%, Caltagirone con l'11%, il MEF con il 5% e Banco BPM con il 2%. Ma soprattutto la valanga di adesione all'offerta di acquisto e scambio rende più vicino il delisting di Mediobanca dalla Borsa e in parallelo la fusione fra le due banche. Probabile poi che le attività verranno riorganizzate secondo le specializzazioni di entrambi gli istituti di credito conservando entrambi i marchi.
Su chi guiderà la transizione la partita è aperta: la lista per il nuovo cda di Mediobanca è da presentare entro il 3 ottobre per l'assemblea del 28. Si riunirà poi a breve il board dell'istituto senese per fare il punto sul da farsi, anche alla luce dei sorprendenti risultati dell’Opas. Secondo Moody’s, manca “la chiarezza su costi di integrazione e potenziali sinergie di costi e ricavi future. Inoltre, non sono stati ancora comunicati dettagli sul piano di finanziamento del gruppo combinato e sui requisiti minimi di capacità di assorbimento delle perdite fissati dalle autorità”.
Occorre ricordare che, per opporsi alla scalata di MPS, Mediobanca aveva messo sul piatto una controffensiva con l’acquisizione di Banca Generali per 6,3 miliardi di euro, finanziata cedendo la propria quota in Generali.
L’operazione, presentata come una spinta verso una “partnership industriale”, è stata però fermata dall’assemblea degli azionisti: solo il 35% dei votanti ha votato a favore, con 10% contrari e un’amazzonia di astensioni (32%), incluse quelle di Delfin e Caltagirone. Questo rifiuto ha compromesso la difesa strategica di Alberto Nagel, che aveva puntato su Banca Generali per rafforzare il gruppo e neutralizzare l’offensiva di MPS.
Raiffeisen Bank
L’Unione europea starebbe valutando una misura straordinaria a favore dell’istituto austriaco. Secondo quanto riportato dal Financial Times, l’Ue potrebbe consentire a Raiffeisen di entrare in possesso di una quota del capitale della società di costruzioni Strabag, attualmente bloccata dalle sanzioni perché appartenente al magnate russo Oleg Deripaska. La vicenda ruota intorno a una multa di circa 2 miliardi di euro comminata da un tribunale russo alla controllata locale di Raiffeisen, nell’ambito di una controversia con una società riconducibile allo stesso Deripaska.
Con sede a Vienna, Strabag è il principale gruppo delle costruzioni in Austria e uno dei più grandi player europei, con una capitalizzazione di 9,1 miliardi di euro. L’azionariato vede come primo socio il gruppo Raiffeisen con il 30,1%, seguito dalla famiglia Haselsteiner con il 29% e dalla holding Rasperia di Deripaska che possiede circa il 24%, un pacchetto che oggi ha un valore di mercato di 2,2 miliardi. È proprio questa quota a essere oggetto di discussione: l’ipotesi è che Bruxelles possa sbloccarla in favore di Raiffeisen come forma di compensazione, a risarcimento del danno subito dalla banca in Russia.
Al momento non è chiaro se il trasferimento riguarderebbe l’intera partecipazione di Deripaska o soltanto una parte. La decisione, se approvata, completerebbe di fatto un’operazione già ipotizzata nel 2023, quando Raiffeisen tentò di recuperare utili bloccati in Russia attraverso uno scambio azionario con Rasperia Trading, la holding dell’oligarca. Allora l’operazione fu interrotta per le pressioni delle autorità statunitensi, che avevano sanzionato la stessa Rasperia.
Il tema, inserito su pressione di Vienna nel 19° pacchetto di sanzioni contro Mosca, è ora al centro del confronto tra gli ambasciatori dei Paesi membri. Non mancano le resistenze: diversi governi ritengono rischioso aprire la strada a un precedente che potrebbe essere sfruttato da altri oligarchi russi per ottenere vantaggi indiretti.
Come riportato da Reuters, alcuni diplomatici temono che un’operazione del genere finisca per legittimare le sentenze dei tribunali russi, che in più occasioni hanno reagito alle sanzioni occidentali ordinando il sequestro di asset di gruppi europei e americani.
Raiffeisen è da anni il principale istituto occidentale ancora attivo in Russia, dove rappresenta un importante canale finanziario con l’Europa. Dopo l’invasione dell’Ucraina, Bruxelles ha imposto a RBI di ridurre significativamente le proprie attività nel Paese, ma la banca non è ancora riuscita a vendere la filiale locale né a trasferire all’estero i profitti accumulati, stimati in circa 7 miliardi di euro. Un tentativo di cessione a un investitore domestico è fallito proprio di recente: secondo indiscrezioni raccolte da Reuters, le autorità russe avrebbero ostacolato l’operazione temendo che un acquirente locale potesse innescare nuove sanzioni.
Per Raiffeisen, l’acquisizione della quota di Strabag avrebbe un duplice effetto: da un lato rappresenterebbe il recupero del danno economico inflitto dalle autorità russe, dall’altro rafforzerebbe il controllo su una delle più importanti società di costruzioni del continente, già parte integrante della sua galassia partecipativa.
Resta però l’incognita politica: senza un consenso unanime tra i governi Ue, la proposta rischia di arenarsi. Inoltre, gli Stati più critici sottolineano che la banca austriaca non ha rispettato in pieno le pressioni occidentali a ridurre la propria presenza in Russia, rimanendo esposta a un contesto geopolitico altamente instabile.
Société Générale
In questo 2025 Société Générale ha messo a segno un rally in Borsa e ha aumentato la redditività della banca retail in Francia. Un risultato che testimonia l’efficacia della “cura” avviata dall’amministratore delegato Slawomir Krupa, in carica dal 2023. Il manager franco-polacco ha imposto una svolta strategica che sta migliorando in modo tangibile la redditività, in particolare nella banca retail francese, dove i risultati del secondo trimestre hanno mostrato un forte aumento dell’utile operativo, grazie anche al contributo di BoursoBank.
Parallelamente, Krupa non ha abbandonato la storica vocazione internazionale dell’istituto, puntando a rafforzare la presenza di Société Générale nei mercati emergenti e nel business globale dell’investment banking.
In questa direzione si inserisce la nomina di Gabriel Petcu, ex banchiere di HSBC, alla guida della divisione M&A dedicata al settore sanitario e farmaceutico. Basato a New York, Petcu lavorerà a stretto contatto con il responsabile dell’investment banking per le Americhe, Krzysztof Walenczak, con l’obiettivo di consolidare il posizionamento della banca nel mercato statunitense.
L’arrivo di Petcu rientra in una più ampia campagna di rafforzamento dell’organico nelle Americhe, che nelle scorse settimane ha visto anche l’ingresso di Ajit Dogra, a capo del consumer & retail banking, e di Sohan Talwalker, managing director per il settore software. L’obiettivo è sfruttare le sinergie con la joint venture Bernstein, specializzata in ricerca azionaria, per aumentare le opportunità di dealmaking, in particolare nei comparti tecnologico e sanitario.
Sul fronte industriale, Société Générale resta attiva anche nel finanziamento di progetti di energia rinnovabile (fotovoltaico, eolico e biogas) e nella promozione della mobilità elettrica in Europa e negli Stati Uniti. Allo stesso tempo, prosegue la razionalizzazione del perimetro internazionale, come dimostra la recente cessione della controllata Société Générale Cameroun.
Le stime sul 2025 rafforzano questa fiducia: il consensus prevede un utile netto di 5,2 miliardi di euro, in crescita del 24% rispetto all’anno precedente, e la banca ha già annunciato un programma di buyback da 1 miliardo di euro.
Société Générale continua dunque a distinguersi come una delle storie di rilancio più convincenti del settore bancario europeo: i fondamentali restano solidi, la strategia di Krupa è coerente e gli investitori sembrano pronti a scommettere che il percorso di crescita non sia ancora terminato.
Cosa dicono gli analisti sulle tre banche
Il consensus raccolto da Bloomberg sui tre titoli del paniere, che riportiamo nella tabella sottostante, è sostanzialmente positivo.
Bloomberg censisce 11 analisti che coprono Banca MPS. Di questi, 6 raccomandano Buy, 4 suggeriscono Hold e 1 dice Sell. La media dei target price è 9,04 euro, con un upside potenziale del 24% rispetto alla quotazione attuale a Piazza Affari.
Su Raiffeisen Bank la maggior parte degli analisti ha raccomandazioni positive. Dei 16 esperti che coprono il titolo, 9 raccomandano Buy, 4 hanno un giudizio Hold e 3 Sell. Il prezzo obiettivo medio è 28,57 euro.
Infine, Société Générale è seguita da 24 analisti, di cui 17 raccomandano Buy e 7 hanno giudizio Hold. Nessun analista consiglia Sell. Il target price medio è 62,98 euro, che implica un potenziale di crescita del 17% rispetto al prezzo attuale a Parigi.
Attenzione: Il Certificate DE000VG656A7 è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7.
Ricordiamo che investire in certificati espone l’investitore al rischio fallimento dell’emittente e a quello di azzeramento di un sottostante, casi che possono comportare la perdita dell’intero investimento.
Vontobel gode di un buon rating:
- Aa3 da parte di Moody's
I potenziali rendimenti indicati sono sempre al lordo della tassazione.
Prima di ogni investimento leggere sempre tutti i documenti scaricabili dalla pagina del prodotto dell’emittente.
Questo articolo è stato scritto grazie alla sponsorizzazione di un emittente o di un intermediario. Le informazioni in esso contenute non devono essere considerate né interpretate come consulenza in materia di investimenti. Eventuali punti di vista e/o opinioni espressi non sono intesi e non devono essere interpretate come raccomandazioni o consigli di investimento, fiscali e/o legali. Orafinanza.it non si assume alcuna responsabilità per azioni, costi, spese, danni e perdite subiti a seguito di informazioni, punti di vista o opinioni presenti su questo sito. Prima di intraprendere decisioni di investimento, invitiamo gli utenti a leggere la documentazione regolamentare sempre disponibile per legge sul sito dell'emittente ed ottenere una consulenza professionale.
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