Moody’s promuove Tesla ma non si fida di Musk
Dopo S&P, anche l’altra grande agenzia di rating assegna un giudizio investment grade al produttore di auto elettrica. Nonostante gli ottimi bilanci, l’upgrade è di solo un livello sopra il giudizio “junk” perché pesa in modo negativo la troppa libertà d’azione del Ceo
Il giudizio sale a Baa3: il debito non è più “junk”
Cinque mesi dopo S&P, anche Moody’s si è convinta della solidità dei bilanci di Tesla e lunedì 20 marzo ha annunciato la promozione del produttore di auto elettriche a Baa3 dal precedente giudizio Ba1. E’ una promozione importante, perché con Baa3 il debito di Tesla non è più classificato “junk” (spazzatura) e i bond emessi dalla società di Elon Musk diventano acquistabili dalla maggior parte dei fondi di investimento. Standard & Poor’s aveva deciso un analogo upgrade lo scorso ottobre. Manca ancora il giudizio di Fitch, la terza grande agenzia di rating, che al momento non copre il debito di Tesla.
Titolo in forte rialzo grazie anche ai buoni dati di vendita
La promozione di Moody’s ha contribuito al balzo dell’azione, salita martedì 21 marzo del 7,8% a 197,58 dollari. Dall’inizio dell’anno Tesla registra un rialzo dell’82%. La raggiunta qualifica a “investment grade” non è l’unica buona notizia di Tesla delle ultime 48 ore. Sono positivi, infatti, i dati sulle registrazioni di nuove vetture Tesla nell’Unione europea del mese di febbraio, salite a 19.249 dalle 12.860 del febbraio 2022. Così come sono buone le indicazioni di vendita dalla Cina, dove la China Merchants Bank International ha reso noti i dati di registrazione delle assicurazioni auto: i dati mostrano 106.915 nuovi veicoli Tesla registrati in Cina tra il 1° gennaio e il 19 marzo. A quasi due settimane dalla fine del trimestre e con Tesla che spesso consegna più veicoli nelle ultime settimane di un trimestre, la casa automobilistica dovrebbe battere il suo ultimo record di vendite in Cina, stabilito nel quarto trimestre 2022 con 122.038 auto consegnate.
I numeri giustificherebbero un rating più alto
C’è da chiedersi come mai la promozione delle agenzie di rating arrivi soltanto adesso, considerando che i bilanci di Tesla mostrano una notevole solidità. La società ha chiuso il 2022 con ricavi pari a 81,4 miliardi di euro e un utile operativo (Ebit) di 13,6 miliardi, pari al 16,8% dei ricavi, un margine più che doppio rispetto a quello di Toyota e Volkswagen, i due leader mondiali dell’industria automobilistica. Anche il rendiconto finanziario è impressionante: l’anno scorso Tesla ha generato un free cash flow di 10,5 miliardi e soprattutto la società ha una posizione finanziaria netta positiva per 19 miliardi di dollari.
Troppa libertà d’azione per Elon Musk
Dal comunicato di Moody’s si deduce che uno dei problemi è Elon Musk, ovvero la sua imprevedibilità che agli occhi di istituzioni molto tradizionali ha il sapore dell’inaffidabilità.
A fine gennaio Moody’s aveva diffuso un aggiornamento del suo giudizio su Tesla, che veniva confermato al livello junk di Ba1 nonostante l'analisi prospettica dei numeri dell’azienda automobilistica indicasse un rating molto più alto, pari ad A2, ben cinque livelli sopra Ba1.
Le ragioni del divario, secondo il rapporto di Moody's, erano la ristretta gamma di prodotti di Tesla, l'accelerazione della concorrenza e "le sfide della governance aziendale, con una notevole libertà di azione esercitata dall'amministratore delegato Elon Musk".
Alla fine Moody’s ha deciso per una promozione a Baa3, che è quattro tacche al di sotto del rating A2 che i risultati finanziari di Tesla avevano lasciato intendere a gennaio. Alcune delle preoccupazioni citate da Moody's a gennaio potrebbero rimanere, ma tutte le aziende automobilistiche hanno problemi di concorrenza da affrontare. Il mercato delle auto a benzina, ad esempio, è circa il 90% di quello che era qualche anno fa.
La differenza tra il rating investment-grade e quello non investment-grade può essere importante, in quanto aumenta il costo dei prestiti delle società limitando il bacino di acquirenti del loro debito. Molti fondi pensione e investitori istituzionali acquistano solo il debito delle società con rating investment-grade.
Investitori ancora penalizzati dall’acquisto di Twitter
Secondo Alexandra Merz, ex analista di Moody’s e fondatrice di L&F Investor Services, società che offre consulenza agli investitori internazionali per la creazione o l'acquisto di aziende statunitensi, il riferimento di Moody's alla corporate governance si basa sulla volatilità del titolo innescata dallo stesso Musk. Musk è una persona impegnata, che gestisce SpaceX e Twitter, oltre a Tesla. L'acquisto di Twitter da parte di Musk in ottobre ha influenzato l'opinione degli investitori sulle azioni Tesla. Nonostante il forte rialzo degli ultimi mesi, oggi le quotazioni di Tesla sono ancora inferiori di circa il 19% rispetto al livello di poco prima che Musk completasse l'acquisto della piattaforma di social media.
Evidentemente Moody’s, che ha un abbondante track record di valutazioni sbagliate, preferisce la monotonia alla genialità. Ricordiamo che nel 2017 il gigante americano del rating fu condannato a pagare quasi 864 milioni di dollari di risarcimenti per il suo coinvolgimento nella vicenda dei mutui subprime, dove fu accertato che aveva gonfiato il rating di mutui ipotecari molto rischiosi, da cui scaturì la grande crisi finanziaria del 2008.
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