Mps, niente accordo con BCE su data uscita del Tesoro. Tempi supplementari vicini?


Il cambio al vertice della banca senese avrebbe convinto BCE e DgComp a concedere ulteriore tempo al Mef per uscire dal capitale di Mps, passando attraverso la stesura di un nuovo piano industriale ed un aumento di capitale.


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Fumata nera

Ancora lontano l’accordo tra la Banca centrale europea e il Ministero del Tesoro per la ‘Mps-exit’, ovvero l’uscita del Mef dal capitale dell’istituto in attività più antico del mondo.

Secondo quanto scrive MF, la nuova scadenza “non è stata formalizzata e, con ogni probabilità, non lo sarà” nemmeno in futuro, restando così ancora sulle scrivanie della Direzione Generale della Concorrenza (DgComp) e della BCE.

Lo stallo è dovuto alle incertezze legate alla strategia industriale e alle fibrillazioni nella corporate governance, anche se l’arrivo del nuovo Ceo (Luigi Lovaglio) lo scorso febbraio potrebbe sbloccare la situazione.

Proprio il cambio al vertice, continua il quotidiano, avrebbe convinto Bruxelles a concedere il tempo supplementare richiesto dal governo italiano.

A Piazza Affari, intanto, il titolo Mps parte subito tra gli acquisti, arrivando a guadagnare oltre il 2% dopo pochi minuti di scambi, per poi virare in negativo (-1%) sulla scia dell’andamento di tutto il settore bancario.

La strategia di Mps

L’allungamento dei tempi porterebbe a un percorso più graduale per l’uscita del Tesoro, permettendo il complimento di una strategia, voluta da Lovaglio, composta da un piano industriale (prima), su cui il management sta già lavorando, e un aumento di capitale (successivamente).

Il piano avrà lo scopo di abbassare i costi e spingere i ricavi, specialmente su quelli commissionali, considerando l’attuale rapporto cost/income del 70,7% per la banca, nettamente al di sopra del livello delle grandi banche come Unicredit (54,6%) e Intesa Sanpaolo (52,5%), portandolo ad una soglia (55%) gradita al mercato e agli investitori internazionali, oltre che alle autorità europee.

La DgComp punterebbe, infatti, ad “evitare che il prolungamento del regime di nazionalizzazione del Monte risulti distorsivo della concorrenza nel mercato bancario”, mentre il target potrà “essere raggiunto attraverso un giro di vite sui costi, anche spingendo sulla generazione dei ricavi”.

L’effetto

Secondo gli analisti di Websim (che non copre Mps), “i prossimi passaggi dovrebbero vedere la presentazione del nuovo piano industriale” il quale avrà come obiettivo principale “l’abbattimento del cost/income ratio grazie a manovre di rilancio commerciale e di contenimento dei costi”.

Successivamente, aggiungono dalla sim, dovrebbe partire “l’avvio dell’aumento di capitale (presumibilmente nel quarto trimestre 2022)”.

Per il momento non è possibile sapere l’ammontare finale dell’operazione, spiegava il ministro Franco nei giorni scorsi, ma il calcolo potrà essere determinato solo quando la nuova strategia sarà finalizzata.

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