Non siamo in una bolla, ancora

Il sentiment degli investitori si trova in una fase cauta, in netto contrasto con l'esuberanza irrazionale che ha caratterizzato il periodo precedente alla bolla delle dot-com.
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
Seconda lettura dell’inflazione YoY della Germania di ottobre che non dovrebbe scostarsi del +2,3% della lettura flash. Produzione industriale dell’Italia MoM di settembre attesa in crescita dell’1,5% (-2,4% in agosto).
Lo ZEW di novembre, pari a 38,5 punti, non solo è inferiore alle attese di 41 punti, ma anche in peggioramento rispetto ai 39,3 punti di ottobre. Se le attese indicavano una possibile seppur lenta ripresa dell’economia tedesca, la realtà ci consegna una situazione ancora difficile e in peggioramento. Ovvio che il negativo andamento della maggiore economia europea non potrà non avere ripercussioni su quella dell’intera Europa.
Gli investitori continuano a discutere sul fatto che il mercato attuale rifletta la bolla vista nei primi anni 2000. Chi ci segue sa che non siamo d'accordo con questa narrazione e anzi crediamo che il sentiment potrebbe anche non riflettere il solido contesto fondamentale.
Il sentiment degli investitori si trova in una fase cauta, se vogliamo in netto contrasto con l'esuberanza irrazionale che ha caratterizzato il periodo precedente alla bolla delle dot-com. Mentre ci possono essere parallelismi percepiti tra le due ere, sotto la superficie, i fattori suggeriscono che ci troviamo in un contesto economico più sano alimentato dai fondamentali piuttosto che dalla speculazione.
Il VIX, spesso chiamato il "termometro della paura" del mercato, attualmente si trova intorno a 17x, al di sotto della sua media di trent'anni di 20x. Valori inferiori a 20 generalmente corrispondono ad una maggiore stabilità. Dal 1998 al 2002, il VIX ha avuto una media di 25x e ha superato 40x diverse volte, per esempio ad aprile, durante l'altezza dell'incertezza della politica tariffaria e nel marzo 2020. In questo momento, gli investitori appaiono vigili ma non guidati dal panico.
Allo stesso modo, il sondaggio sul sentiment AAII, che riflette il sentiment rialzista/ribassista degli investitori individuali verso il mercato azionario, è relativamente ribassista quest'anno, con una flessione media attesa dell’11%. Questo contrasta con gli estremi di letture rialziste maggiori al 60% della fine degli anni '90, un livello non visto dal 2018. L'unica volta in cui abbiamo visto uno spread negativo a due cifre per un intero anno è stato nel 2008 e nel 2022. Questo si allinea con anni di importanti cali del mercato azionario. Tuttavia, l'S&P 500 è in rialzo del 16% da inizio anno. Gli investitori considerano il sentiment un indicatore contrarian, suggerendo spazio per crescere.
Dal punto di vista della valutazione, l'entusiasmo degli anni ’90 era alimentato da prezzi delle azioni in forte crescita e un ottimismo senza freni. Questo ha spinto il rapporto prezzo-utili (P/E) del NASDAQ, pesato sulla tecnologia, a 91X. Oggi, mentre è superiore alla sua media YTD di 28X, la metrica si trova ad un più mite 31X.
Oggi, anticipiamo la continuazione di un allargamento oltre la tecnologia all'interno dell'S&P 500. Gli analisti stimano che 10 su 11 settori avranno una crescita degli utili positiva per il 2025 (secondo FactSet). Inoltre, la percentuale di azioni al di sopra della loro media mobile a 200 giorni è del 65%, rispetto al 21% prima del picco del mercato nel 2000. Questo è un segnale di mercato sano, implicando un trend rialzista per la maggior parte dei componenti.
Il che non significa che un trend positivo non possa essere intervallato da pull back anche importanti. Come gli investitori possono sfruttare efficacemente lo scenario? Solitamente quando gli investitori sono pessimisti ma i fondamentali sono solidi, spesso rappresenta un'opportunità. Sembra quindi che ci sia spazio per ulteriori rialzi senza i rischi di una sopravvalutazione e peggio del gonfiarsi di una bolla speculativa. Sicuramente è comunque saggio diversificare il portafoglio oltre la tecnologia, visto che secondo gli analisti 10 su 11 settori dell'S&P 500 dovrebbero avere crescita degli utili positiva nel 2026.
Gli analisti consigliano di mantenere l’esposizione azionaria nonostante il sentiment cauto, ma di essere selettivi, monitorando la diversificazione settoriale per cogliere la crescita ampia del mercato. Considerare il sentiment negativo come opportunità piuttosto che come segnale di allarme, visto che a differenza del 2000 sono i fondamentali a sostenere il mercato e non la speculazione.
In questo contesto gli analisti continuano a privilegiare la diversificazione come priorità assoluta e scelta strategica per mitigare rischi geopolitici e ciclici. Meglio quindi evitare le scommesse concentrate su un singolo asset o regione e puntare su portafogli resilienti e ben bilanciati. L'orizzonte temporale conta: per il breve termine (6-12 mesi), gli analisti consigliano un focus sulla protezione, mentre per il lungo (3 o più anni), consigliano di sfruttare le opportunità offerte dai megatrend la transizione energetica.
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