Nvidia e AMD pagheranno agli USA il 15% dei loro ricavi dai chip in Cina

L’accordo arriva dopo l’incontro di Huang con Trump ma Pechino potrebbe non essere così disponibile a permettere alle aziende cinesi di utilizzare i chip statunitensi.
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L’accordo di Nvida e AMD con gli USA
Se non sono dazi sono tasse. Nvidia e Advance Micro Devices evitano le tariffe sulle importazioni di dazi negli Stati Uniti accettando entrambe di pagare al Governo di Donald Trump un 15% dei loro ricavi derivanti dalle vendite di semiconduttori alla Cina, indispensabili per l’addestramento dell’intelligenza artificiali.
L’accordo arriva dopo che lo scorso mercoledì il Ceo di Nvidia, Jensen Huang, aveva incontrato il Presidente Trump, concordando di donare una parte dei ricavi al Governo, secondo quanto riportano diversi media statunitensi come il Financial Times, Bloomberg e il New York Times.
Un portavoce di Nvidia ha affermato che l'azienda rispetta le normative statunitensi sulle esportazioni, aggiungendo che, sebbene non spedisca chip H20 in Cina da mesi, spera che le normative consentano alle aziende statunitensi di competere in Cina.
L’impatto economico
"Il governo degli Stati Uniti ha chiaramente bisogno di denaro, visti i suoi deficit e la sua impazienza di riscuotere dazi", sottolinea Vey-Sern Ling, amministratore delegato di Union Bancaire Privee a Singapore, “ma la complicazione riguarda le accuse della Cina sui chip H2O che contengono backdoor, che potrebbero essere una tattica negoziale per sottolineare che il Paese non è a corto di chip statunitensi”.
Nvidia ha incassato 4,6 miliardi di dollari di ricavi dall'H2O nel trimestre fiscale conclusosi il 27 aprile, pochi giorni dopo l'imposizione di nuove restrizioni sulla spedizione dell'acceleratore di intelligenza artificiale in Cina.
La società ha anche affermato di non essere stata in grado di spedire 2,5 miliardi di ricavi dall’H2O in Cina in quel periodo a causa delle nuove regole: avrebbe ottenuto oltre 7 miliardi di vendite del chip nel Paese asiatico durante il periodo. Se riuscisse a tornare a quel livello, il governo degli Stati Uniti potrebbe ricavare circa un miliardo al trimestre dal suo accordo.
Per quanto riguarda AMD, questa potrebbe generare un fatturato compreso tra 3 e 5 miliardi nel 2025 se le restrizioni venissero revocate, secondo le stime di Morgan Stanley. Le alternative cinesi, come i chip Ascend di Huawei, rappresentano ora dal 20% al 30% della domanda interna, secondo i loro calcoli.
Un accordo controverso
L’intesa riguarda soprattutto il chip acceleratore di AI di Nvidia, l’H20, e quello dell’MI308 di AMD, secondo fonti dei media, anche se sono in molti a ritenere che difficilmente Pechino accetterà l’idea di una tassa sui chip. Yuyuantantian, un account social affiliato alla televisione statale China Central Television che segnala regolarmente le opinioni di Pechino in materia di commercio, domenica ha criticato aspramente le presunte vulnerabilità e inefficienze del chip in termini di sicurezza.
"Questo accordo non ha precedenti dal punto di vista del controllo delle esportazioni. L'accordo rischia di invalidare la logica di sicurezza nazionale alla base dei controlli sulle esportazioni statunitensi", ha affermato Jacob Feldgoise, ricercatore presso il Center for Security and Emerging Technology di Washington.
"Probabilmente comprometterà la posizione degli Stati Uniti nei negoziati con gli alleati per l'implementazione di controlli complementari", e “gli alleati potrebbero non credere ai politici statunitensi se fossero disposti a barattare le stesse preoccupazioni per la sicurezza nazionale in cambio di concessioni economiche, sia da parte di aziende statunitensi che di governi stranieri", aggiunge Feldgoise.
"È una merce di scambio strategica" che rafforza la presa di Washington su un settore tecnologico critico durante i negoziati commerciali con la Cina, ha affermato Hebe Chen, analista di Vantage Markets a Melbourne. "Col tempo, questo ostacolo all'ingresso dei chip in Cina probabilmente scoraggerà Nvidia e AMD da un'espansione più profonda nel più grande mercato mondiale di importazione di chip, offrendo al contempo ai produttori cinesi locali un chiaro vantaggio per conquistare quote di mercato e accelerare l'innovazione nazionale nel settore dei semiconduttori" conclude Chen.
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