Oltre alle big caps, l’ampiezza del mercato è in miglioramento

Le previsioni di una flessione delle azioni statunitensi appaiono esagerate alla luce dei forti afflussi di capitali e della resilienza degli indicatori economici. Gli afflussi di capitale verso gli Stati Uniti sono destinati a raggiungere i 138 miliardi di dollari nell’intero 2025, secondo afflusso annuo più grande di sempre.
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
Prezzi alla produzione USA YoY di maggio degli Stati Uniti in uscita oggi alle 14:30 (stima +2.6% contro è2.4% di aprile), insieme alle richieste di sussidi settimanali alla disoccupazione (stima 241k contro 247k della scorsa settimana).
Il tasso di inflazione YoY di maggio degli Stati Uniti è salito per la prima volta in quattro mesi al 2,4% (dal 2,3% di aprile), ma è rimasto al di sotto delle aspettative del 2,5%. I prezzi sono aumentati maggiormente per il cibo (2,9% rispetto al 2,8% di aprile), i servizi di trasporto (2,8% rispetto al 2,5%), le auto e i camion usati (1,8% rispetto all'1,5%) e i veicoli nuovi (0,4% rispetto allo 0,3%). D'altra parte, l'inflazione è leggermente diminuita per gli alloggi (3,9%), energia (-3,5%), benzina (-12%) e del gasolio (-8,6%)
Anche se l’inflazione fosse diminuita, siamo convinti che Powell non avrebbe comunque ridotto i tassi nel meeting del 18 giugno prossimo (secondo il FedWatch Tool il 100% dei trader non si aspetta nessuna riduzione). Il motivo è che la Fed vuole attendere di capire quali potrebbero essere gli effetti dei dazi non solo sull’inflazione, ma soprattutto sulla crescita economica e quindi il mercato del lavoro.
Le azioni globali rappresentate dall'indice MSCI ACWI continuano a scalare il muro della preoccupazione, raggiungendo nuovi massimi storici. Nel frattempo, le previsioni di una flessione delle azioni statunitensi appaiono esagerate, alla luce dei forti afflussi di capitali e della resilienza degli indicatori economici. L'idea che i dati economici concreti dovessero scendere per eguagliare i dati più pessimistici relativi ai dati concreti è sempre sembrata una favola che gli investitori ribassisti hanno cercato di mantenere viva. Siamo convinti che il sentiment negativo e il possibile posizionamento del portafoglio non in linea con le tendenze economiche più ampie possano creare potenziali fattori favorevoli per il proseguimento di questa ripresa. In realtà siamo anche un po’ sorpresi dal livello di pessimismo nei confronti del mercato statunitense, considerata soprattutto la veloce ripresa.
Sebbene molte società statunitensi a mega-cap abbiano registrato un forte rimbalzo si è anche registrato un positivo miglioramento dell'ampiezza del mercato, fondamentale per sostenere un ulteriore rialzo. In ogni caso, pur rimanendo ottimisti e continuando a sostenere la necessità di costruire un migliore equilibrio nei portafogli, eviteremmo di inseguire i rialzi ma di attendere le flessioni prima di valutare l'impiego di nuovo capitale.
Nonostante alcuni fattori chiave dell'eccezionalismo statunitense sembrano rimanere saldamente in piedi (vedi per esempio l'innovazione nell'intelligenza artificiale), il dibattito intorno a questo tema si fa sempre più intenso. Anche gli afflussi verso le azioni statunitensi sono continuati, persino dopo l'annuncio dei dazi del Presidente Trump per il "Giorno della Liberazione" del 2 aprile. Gli afflussi statunitensi sono destinati a raggiungere i 138 miliardi di dollari nell’intero 2025, il che rappresenterebbe il secondo afflusso annuo più grande di sempre.
Sebbene i capitali globali potrebbero non andarsene, gli investitori hanno notato che le attuali politiche statunitensi hanno costretto altri Paesi ad apportare alcune modifiche positive alle proprie politiche fiscali. L'indice MSCI EAFE (Europa, Australasia ed Estremo Oriente) è in rialzo di quasi il 20% da inizio anno e supera del 5,7% i massimi pre-Liberation Day, mentre l'indice S&P 500 è in rialzo solo del 2,6% circa da inizio anno ed è ancora in calo del 2,3% circa rispetto al suo massimo storico. Pertanto, anziché vendere dagli Stati Uniti, sembra che il dollaro degli investimenti marginali sia più propenso a dirigersi verso l'Europa: i dati dal Liberation Day mostrano afflussi verso le azioni europee pari all'1,1% del patrimonio gestito (AUM) contro lo 0,1% del patrimonio gestito per le azioni statunitensi. Detto questo, le differenze di scala tra le due regioni sono enormi, con gli AUM azionari statunitensi a 12,5 trilioni di dollari contro gli AUM europei a 1,8 trilioni di dollari. Questo è uno dei motivi principali per i quali siamo cautamente ottimisti sulle potenziali opportunità di diversificazione offerte da un'allocazione globale nei portafogli.
Con scarsi dati economici in uscita questa settimana (a parte il CPI USA di maggio) e la Fed in un periodo di blackout in vista della riunione del 18 giugno, riteniamo che il probabile andamento del mercato azionario rimanga impostato al rialzo. Per quanto riguarda gli ultimi utili del 1Q25, questi sono stati ampiamente positivi, in particolare per le aziende con una significativa esposizione a temi di crescita secolare durevoli come l'intelligenza artificiale. I titoli ciclici, in particolare le società di semiconduttori, stanno assistendo a un aumento dei prezzi delle azioni che non riflette la narrazione ribassista secondo cui l'economia statunitense si sta dirigendo verso un rallentamento significativo. Inoltre, le small cap stanno mostrando i primi segnali di risveglio. Il sentiment rimane depresso, ma si è invertito rispetto ai livelli apocalittici di appena due mesi fa. Di conseguenza, le aree che stiamo monitorando sono:
Potenziali opportunità di diversificazione globale. Le argomentazioni a favore di una continua performance positiva delle azioni globali rimangono valide. I mercati internazionali sviluppati potrebbero continuare a trarre forza dall'Europa, in particolare dal miglioramento fondamentale delle banche e dalle potenziali opportunità di crescita secolare nel settore della difesa. Siamo convinti che la difesa europea rappresenti un'interessante opportunità di crescita a lungo termine, con l'aumento dei bilanci della NATO e la necessità di soluzioni militari di nuova generazione che dovrebbe portare a un significativo incremento della spesa. Nel frattempo, anche i mercati emergenti hanno beneficiato di un dollaro statunitense più debole e di significativi fattori di crescita a lungo termine in mercati specifici, come per esempio l'India.
Trend di crescita secolari a lungo termine. Il contesto attuale, caratterizzato da solidi fondamentali e da notizie e narrative di mercato instabili, riteniamo possa essere favorevole per valutare investimenti in trend di crescita durevoli. Concentrarsi sulla durata della crescita sembra essere stato più produttivo rispetto a soffermarsi su rumors e narrative estreme finora quest'anno, e siamo convinti che questa tendenza continuerà in futuro. Uno dei motori di crescita più durevoli al momento è l'intelligenza artificiale, poiché gli hyperscaler hanno tutti pubblicato solidi utili e hanno riconfermato i loro budget per le spese in conto capitale per il resto del 2025.
Aziende più piccole. Il settore dell'intelligenza artificiale è stato la spina dorsale del mercato a grande capitalizzazione e il continuo ribassismo rispetto all'economia ha portato all'inizio di quest'anno a performance molto difficili lungo lo spettro della capitalizzazione di mercato. Tuttavia, osserviamo che l'indice Russell 2000® è in rialzo di oltre il 21% rispetto ai minimi di aprile e si attesta al di sopra dei livelli pre-Liberation Day. Per gli investitori che cercano modi per diversificare i portafogli e allo stesso tempo propendere per il rischio, riteniamo che le aziende più piccole potrebbero essere la soluzione ideale.
Le valutazioni rispetto alle grandi capitalizzazioni rimangono storicamente interessanti e i tassi di interesse, sebbene elevati, non rappresentano una minaccia esistenziale per le attività delle aziende più piccole. Infatti, osserviamo come metà del debito del Russell 2000 è detenuto da poco più di 100 delle sue società, la maggior parte delle quali è concentrata nei servizi di comunicazione, nelle utility e nel settore industriale. Oltre un terzo dell'indice presenta una liquidità netta positiva, smentendo in parte la narrativa prevalente secondo cui il debito a tasso variabile rappresenta un onere schiacciante per le small cap. Il rapporto rischio-rendimento suggerirebbe agli investitori di valutare se investire gradualmente nelle small cap.
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