L’oro prova a ripartire dopo settimana peggiore da tre anni

La vittoria di Donald Trump alle elezioni ha portato ad un brusco calo per le quotazioni della materia prima, con la crescita del dollaro tra le principali cause.

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Oro in crescita

Quotazioni dell’oro di nuovo in rialzo questa mattina sulla scia della notizia dell’autorizzazione da parte dell’amministrazione di Joe Biden di autorizzare l’Ucraina a utilizzare missili a lungo raggio in territorio russo con l’obiettivo di consentire a Kiev di resistere alla controffensiva di Mosca nel Kusk e arrivare così in una posizione migliore alle trattative previste quando Donald Trump diventerà ufficialmente il Presidente degli Stati Uniti.

Proprio la vittoria elettorale del tycoon aveva rappresentato un duro colpo per le quotazioni dell’oro, passate dall’ultimo record storico di 2.800 dollari l’oncia al minimo di 2.550 dollari (spot) toccato venerdì scorso (-9%), alla fine della settimana peggiore da tre anni per il metallo prezioso in cui ha ceduto il 4%. Oggi l’oro sale a 2.590 dollari (+1%) l’oncia.

Le cause del calo

Diverse le cause del tracollo dell’oro, tra cui soprattutto il super dollaro USA, salito ai massimi da un anno sull’euro e su altre valute: la coppia EUR/USD viene scambiata a 1,0564, segnando un lieve recupero (+0,20%), dopo aver toccato 1,0512 giovedì scorso. Probabilmente qualcosa hanno avuto a che fare le prese di beneficio sull’oro da parte di investitori che si sono rivolti verso gli asset del ‘Trump trade’.

Se queste scelte da parte degli investitori erano attese, per l’oro “l’intensità della discesa è stata più forte del previsto”, spiegano gli analisti di Anz, suggerendo che la Fed abbia avuto un ruolo importante nell’alimentare le vendite, in quanto “il mercato stava prezzando tassi di interesse più bassi delle attese e questo ha influenzato il dollaro rafforzandolo. Pensiamo comunque che la correzione di prezzo (dell’oro) avrà vita breve”.

Secondo gli esperti, infatti, molti dei fattori che hanno finora sostenuto il lingotto del resto “sono ancora presenti”, in particolare “l’allarme su una ripresa dell’inflazione e su una crescita fuori controllo del debito pubblico (accentuati dall’elezione di Trump) così come l’instabilità geopolitica, con scenari che diventano ancora più incerti e imprevedibili con il cambio della guardia alla Casa Bianca”.

Il ruolo del Bitcoin

A tutto questo si aggiunge il ruolo importante giocato dal boom delle criptovalute, sostenuto dalla posizione ‘entusiasta’ di Trump e di molti suoi collaboratori. Il Bitcoin era volato al record oltre 93 mila dollari e sta attirando anche denaro che era investito sull’oro.

Per il futuro sull’oro potrebbero agire le scelte politiche, come la proposta di un disegno di legge che potrebbe arrivare dalla senatrice repubblicana Cynthia Lummis di creare di una riserva strategica di Bitcoin (idea di Trump) finanziata proprio attraverso la vendite di riserve auree degli USA.

3 mila dollari secondo Goldman Sachs

Chi resta rialzista sull’oro sono gli analisti di Goldman Sachs, secondo i quali la materia prima si avvierà verso un record il prossimo anno a causa degli acquisti delle banche centrali e dei tagli dei tassi di interesse negli USA, inserendolo tra i migliori trade di materie prime per il 2025 e suggerendo che i prezzi potrebbero estendere i guadagni durante la presidenza di Donald Trump.

Dalla banca mantengono il target price di 3 mila dollari per oncia entro dicembre 2025 a causa della maggiore domanda da parte delle banche centrali, mentre un sostegno ciclico verrebbe dai flussi verso i fondi negoziati in borsa mentre la Federal Reserve effettua tagli.

Secondo Goldman, un’amministrazione Trump potrebbe anche aiutare il lingotto, con un’escalation senza precedenti delle tensioni commerciali che potrebbe rivitalizzare il posizionamento speculativo sull’oro. Inoltre, crescenti preoccupazioni sulla sostenibilità fiscale degli USA potrebbero anche aiutare i prezzi, spingendo l’amministrazione ad acquistare più quantità del metallo prezioso.

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