Pechino non compra più oro: tonfo del metallo giallo


Prezzo in calo dell’1,6% a 2.351 dollari l’oncia dopo l’annuncio che a maggio gli acquisti della banca centrale cinese si sono azzerati. Da 18 mesi consecutivi Pboc (People Bank of China) è l’operatore leader di mercato negli acquisti.


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A maggio nessun acquisto di lingotti da parte di Pboc

La teoria dice che la discesa dei tassi di interesse dovrebbe favorire il rialzo dell’oro. La pratica di oggi, venerdì 7 giugno, mostra il contrario. Il giorno dopo la decisione della Bce di abbassare il costo del denaro, l’oro perde a sorpresa l’1,6% con il prezzo in calo a 2.351 dollari l’oncia.

L’aggiustamento della quotazione ha una spiegazione molto semplice che si può riassumere così: per il mercato dell’oro la banca centrale che conta di più è quella cinese. Ma non stiamo parlando di tassi di interesse o di scelte di politica monetaria. Il fatto che è che da almeno 18 mesi la People Bank of China (Pboc) è il principale acquirente sul mercato internazionale del metallo giallo, e proprio oggi la Pboc ha sorpreso gli operatori annunciando che a maggio non ha fatto nessun acquisto di lingotti.

E’ dal novembre 2022 che la banca centrale di Pechino è andata aumentando, mese dopo mese, le proprie riserve auree, una scelta seguita anche da altre banche centrali e che trova giustificazione nella ricerca di protezione a fronte della crescita delle tensioni geopolitiche. Nella politica di una banca centrale gli acquisti di oro mirano a diversificare le riserve e creare una difesa dal rischio di deprezzamento delle valute.

Gli operatori: solo uno stop a fronte di prezzi saliti molto

Ole Hansen, responsabile della strategia sulle materie prime di Saxo Bank, si dice convinto che “la Cina, uno dei principali motori del rally dell'oro nell'ultimo anno, non abbia ancora finito di acquistare oro”. A suo giudizio la pausa dimostra semplicemente che Pechino non intende pagare prezzi da record. E’ dello stesso avviso Nicholas Frappell, responsabile a livello globale dei mercati istituzionali dell’australiana ABC Refinery, uno dei principali raffinatori di metalli preziosi a livello mondiale. “Sarebbe sorprendente se l'annuncio della Pboc rappresentasse qualcosa di diverso da una pausa nella tendenza generale della continua domanda del settore ufficiale”, ha dichiarato a Bloomberg.

La corsa dell’oro dall’inizio del 2024

Negli ultimi 12 mesi l’oro è salito del 20% arrivando a segnare lo scorso 21 maggio il massimo storico di 2.449 dollari l’oncia. A quel top è seguito un leggero assestamento, ma negli ultimi giorni le quotazioni sono tornate a salire grazie all’attesa del calo dei tassi in Europa e grazie anche alla debolezza del dollaro. Nelle ultime cinque sedute prima di oggi l’oro ha guadagnato il 2,7%.

Già nei mesi scorsi i primi segnali della frenata di Pechino

Secondo il World Gold Council, nel primo trimestre del 2024 gli acquisti di oro da parte delle istituzioni pubbliche mondiali hanno raggiunto livelli record, con la Cina come principale acquirente. A fine maggio le riserve in oro della Pboc ammontavano a 72,80 milioni di once, in forte aumento rispetto ai 62,64 milioni di once di prima della lunga serie di acquisti.

Negli ultimi mesi c’erano già stati segnali che l’interesse per l’oro della banca centrale di Pechino andava calando, mano a mano che le quotazioni salivano. In aprile gli acquisti della Pboc sono stati pari a soltanto 60.000 once, contro 160.000 once di marzo e le 390.000 once di febbraio.

Riserve auree: Italia al terzo posto nel mondo

I dati della tabella che riportiamo qui sotto sono del World Gold Council e si riferiscono alla fine del primo trimestre 2024.

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