Per Twitter Musk mette in gioco il 40% delle azioni Tesla possedute

L’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk sta scatenando conseguenze impreviste anche al di fuori del mondo dei social media, destinato sicuramente a vivere una nuova stagione di forti cambiamenti. Ieri a Wall Street l’operazione da 44 miliardi di dollari messa in piedi da Mister Tesla ha fatto sprofondare in ribasso la sua creatura più famosa, per l’appunto Tesla, con la quotazione scesa del 12% a 876 dollari. In termini di capitalizzazione, Tesla ha perso in un solo giorno 123 miliardi.

Per portare a termine l’acquisizione c’è un intervento finanziario da 25,5 miliardi di dollari da parte di un pool di banche guidato da Morgan Stanley. In questa operazione Musk ha sottoscritto un impegno personale per un margin loan di 12,5 miliardi di dollari, garantito da azioni Tesla di sua proprietà per un valore di 62,5 miliardi, sulla base di un loan to value (rapporto fra il credito concesso e il valore del bene acquistato) massimo iniziale del 20%.

Dai documenti resi noti si apprende che il livello della margin call è fissato al 35%, per cui se mai succedesse che le azioni Tesla cadano in ribasso del 40%, Musk dovrà trovare la liquidità per rimborsare il prestito.

Si creerebbe un circolo vizioso in cui le azioni Tesla scendono e Musk sarebbe obbligato a vendere per fare cassa. Alla quotazione di ieri, 62,5 miliardi di dollari equivalgono a 69,4 milioni di azioni Tesla. Oggi Musk possiede 172,61 milioni di azioni, quindi per acquistare Twitter ha messo in gioco circa il 40% del totale delle azioni Tesla possedute.