Petrolio ancora in calo mentre si teme per un ulteriore calo della domanda

L’espandersi del coronavirus fuori dalla Cina aumenta le possibilità di un ulteriore calo della domanda di greggio, spingendone ancora in basso i prezzi
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Petrolio sotto i 50 dollari
Non si ferma il calo dei prezzi del petrolio mentre il coronavirus si diffonde fuori dalla Cina. Il WTI scende sotto quota 50 dollari al barile e il Brent viene scambiato a 53 dollari.
Proprio “la diffusione dell’epidemia in Italia e Corea del Sud mette i prezzi del petrolio sotto pressione”, spiega Carsten Fritsch, analista di Commerzbank.
Inoltre, il calo dei prezzi trascina in basso anche i titoli petroliferi europei, con le azioni delle principali compagnie petrolifere oggetto di vendite sui mercati.
A Milano, invece, Saipem resiste grazie ad un 2019 caratterizzato dal ritorno agli utili, mentre scambiano intorno alla parità Saras, Eni e Tenaris, dopo le perdite dei giorni scorsi sulla scia delle vendite sui mercati.
Le previsioni sulla domanda di petrolio
La diffusione del coronavirus anche al di fuori della Cina sta riducendo la domanda di petrolio e le previsioni per il futuro sembrano confermare questa tendenza. L’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) aveva già ridotto le sue previsioni lo scorso 13 febbraio, prevedendo un calo di 435 mila barili, primo dal 2011, ma il coronavirus ancora non si era diffuso nel resto del mondo.
Secondo Fatich Birlo, direttore dell’AIE, l’istituto “forse dovrà rivedere al ribasso” le sue previsioni di crescita della domanda di greggio.
A queste previsioni si aggiunge un report di Eurasia Group, il quale evidenzia che “per l’intero primo trimestre del 2020, le importazioni di greggio spedito in Cina, Giappone e Corea del Sud sembrano essere inferiori di 1,5 milioni di barili al giorno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, spazzando via quasi tutti gli aumenti della domanda globale di petrolio del 2019”.
Le decisioni dell’Opec e i porti in Libia
Nel frattempo, si attende la riunione che l’Opec terrà insieme alla Russia a Vienna nei prossimi 5 e 6 marzo. La situazione potrebbe spingere i paesi produttori a rinnovare il taglio alla produzione almeno fino alla fine dell’anno.
Inoltre, possibili pressioni al ribasso per i prezzi potrebbero arrivare da una possibile riapertura dei porti in Libia, ancora chiusi dallo scorso 18 gennaio a causa delle milizie del generale Khalifa Haftar, impedendo l’accesso a più di 1 milione di barili di greggio al giorno.
Si sono fermati, infatti, i colloqui di pace che si stavano svolgendo a Ginevra, ma la possibile riapertura potrebbe far aumentare la disponibilità di petrolio, spingendo ancora in basso i prezzi.
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