Petrolio in salita dopo i dati sulle scorte. Attesa per il vertice Opec+

Con l'affievolirsi dell'uragano Ida negli USA, il petrolio è tornato a salire grazie dal calo delle scorte evidenziato dai dati dell'API e ora l'attenzione sarà tutta rivolta al vertice Opec+ che potrebbe confermare l'aumento di 400 mila barili al giorno di produzione.
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I prezzi del petrolio e i dati sulle scorte
Il petrolio WTI torna torna a salire dopo il calo della giornata di ieri, superando i 68 dollari, mentre il Brent segue il rialzo e viene scambiato a 72 dollari al barile.
Il mese di agosto si era chiuso con un calo del 7% per il greggio, rappresentando la prima perdita su base mensile da marzo, ma non sono ancora lontani dai massimi di luglio, quando il WTI Usa era arrivato al livello più alto dal 2014.
Il sostegno ai prezzi dell'oro nero è arrivato dai dati sulle scorte diffusi dal rapporto settimanale dell'American Petroleum Institute (API), i quali hanno indicato un calo di 4 milioni di barili, dato superiore alle attese degli analisti. Oggi sarà il turno dei dati dell'Energy Information Administration (EIA), anche questi previsti in calo, in calendario alle 16:30 italiane.
L'attesa per il vertice Opec+
Oggi inizia il vertice dei paesi produttori aderenti all'Opec a cui si aggiunge ormai in maniera continuativa la Russia. All'ordine del giorno ci sarà l'aumento programmato di 400 mila barili al giorno della sua produzione fino a dicembre, rappresentando un ulteriore allentamento dei tagli record decisi l'anno scorso.
Il ministro del petrolio del Kuwait ha affermato nei giorno scorsi che il cartello potrebbe riconsiderare l'aumento, anche se i delegati Opec hanno dichiarato di attendersi la conferma della decisione.
Le pressioni USA per l'aumento della produzione
Nel pieno dell'aumento dei prezzi della benzina negli Stati Uniti, l'amministrazione Joe Biden aveva esortato l'Opec ad aumentare la produzione di petrolio, operando così da calmiere.
I prezzi della benzina a stelle e strisce avevano superato in media i 3 dollari per gallone dall’inizio di maggio tornando al punto in cui si trovavano alla fine del 2014, quando il petrolio stava iniziando a crollare. Secondo il Presidente Biden, l'eccessiva crescita dei prezzi potrebbe agire da freno alla crescita economica in corso, già minacciata dalla variante Delta del coronavirus.
Secondo fonti Reuters, le pressioni degli Stati Uniti non avrebbero avuto alcun effetto sui produttori, i quali potrebbero confermare il piano già deciso.
L'uragano Ida si ritira
I prezzi del petrolio erano stati condizionati anche dall'andamento dell'uragano Ida, in queste ore finalmente ritirato e retrocesso a tempesta tropicale, dopo i disastri nel Golfo del Messico, in particolare in Louisiana e Mississippi.
L'uragano aveva dettato la direzione a breve per il petrolio a causa dei danni provocati all'industria petrolifera. Secondo l'US Bureau of Safety and Environmental Enforcement (BSEE), sono stati chiusi 1,75 milioni di barili al giorno di produzione di greggio, rappresentando circa il 96% della produzione di petrolio nel Golfo e il 15% della produzione totale degli Stati Uniti.
Fuori uso anche 850 mila barili al giorno di capacità di raffinazione della costa del Golfo degli Usa dove si trova circa il 45% della capacità di raffinazione del paese.
Inoltre, la Louisiana ospita quasi 1 milione di barili al giorno di capacità di raffinazione, infrastrutture chiave per la logistica petrolifera, nonché porti e banchine che gestiscono una vasta gamma di altre materie prime. La maggior parte delle raffinerie della Louisiana ha chiuso prima dell'arrivo dell'uragano, ma l'entità dei danni e i potenziali tempi di riavvio potrebbero non essere noti per diversi giorni.
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