Petrolio, l'eccesso di offerta spinge i venditori a pagare per disfarsi dei barili di greggio


Il prezzo del petrolio era sceso in negativo per ragioni tecniche ma resta ancora fondamentale il perdurare dell'eccesso delle scorte


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Il prezzo del petrolio scende in negativo

Se la giornata di ieri ha visto il contratto del petrolio con consegna a maggio scendere in negativo per la prima volta nella storia, oggi questo torna positivo ma non si allentano le pressioni sul petrolio. Il contratto con scadenza a giugno, infatti, resta intorno ai 20 dollari mentre il Brent scende a quota 22 dollari al barile.

Il rollover dei contratti, quindi, sembra pesare solo in parte sulla debolezza del greggio, condizionato dal forte calo della domanda mondiale di petrolio. Secondo il report mensile dell'Agenzia Internazionale dell'Energia, infatti, la domanda di petrolio del mese di aprile potrebbe essere inferiore a quella dello stesso mese del 2019 di ben 29 milioni di barili, quota che rappresenta i minimi dal 1995.

Il calo della domanda porta inevitabilmente all'aumento dell'offerta di greggio disponibile e le società petrolifere sono disposte a pagare i soggetti che acquistano contratti sul greggio purché ritirino fisicamente i barili di petrolio.

Un fenomeno senza precedenti

Secondo Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, "la price action, senza precedenti, mostra, a quanto pare, la disponibilità degli operatori a pagare grosse cifre, pur di non vedersi recapitare del Greggio WTI che non hanno dove stoccare. Un problema tecnico, come si nota dal fatto che il mercato continua a quotare sopra i 20 dollari lo stesso prodotto da Giugno in avanti".

Si tratta di "un fenomeno senza precedenti” sottolinea Sersale, “che mette in risalto l'impatto del lockdown sulle economie come non mai. E' chiaro che il petrolio, già in oversupply prima della crisi, e il cui consumo è enormemente impattato dalle misure contenitive, avendo i trasporti tra i principali motivi di utilizzo, è un caso particolare. Ma si tratta di una manifestazione eclatante che l'economia moderna, globalizzata, interrelata e tarata alla massima efficienza, non è disegnata per subire un blocco delle attività. E questo non è un deterioramento, tipico delle recessioni. E' proprio un blocco, che crea da un lato accumuli difficili da assorbire e dall'altro sospensioni di approvvigionamento altrettanto dannose".

Fenomeno, conclude l'esperto, che produce volatilità e "quando vedi una price action così violenta, non puoi escludere che qualcuno ci resti sotto. E comunque può essere foriera di shock di volatilità, e relative liquidazioni (anche se in questo caso, sembra un problema per una nicchia di investitori)".

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