Pil Usa, frenata temporanea o primo segnale di recessione?

05/05/2025 09:15

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Il calo del Pil Usa un "episodio isolato"

Nel primo trimestre 2025 il Pil degli Stati Uniti si è contratto a un tasso trimestrale annualizzato del -0,3%, interrompendo una serie di dieci trimestri consecutivi di solida crescita economica.

Tuttavia, come spiega l'Economic Team di Payden & Rygel, che analizza il rapporto tra domanda finale di beni e servizi del settore privato (PDFP) e Pil negli Stati Uniti, "crediamo si tratti più di un episodio isolato che di un'inversione di tendenza".

L’analisi dettagliata del rapporto pubblicato la scorsa settimana effettuata da Payden & Ryge rivela che un marcato aumento delle importazioni (determinato dalla decisione delle imprese statunitensi di anticipare le tariffe) avrebbe sottratto circa cinque punti percentuali alla crescita, rappresentando il peggior contributo negativo del commercio estero in un singolo trimestre dal 1947.

Nessun segnale per una recessione inevitabile

Escludendo le componenti più volatili (commercio, scorte e spesa pubblica) e focalizzandosi sul Pil “core”, ovvero la domanda finale di beni e servizi del settore privato (PDFP), è possibile cogliere in modo più accurato l’andamento di consumi e investimenti privati.

Questa misura, l'Economic Team di Payden & Rygel, "al netto dell’inflazione, è cresciuta del 3% nel primo trimestre 2025 e rappresenta un valido indicatore prospettico: dal 1980, in presenza di un PDFP positivo in un trimestre, la crescita media del Pil nei quattro trimestri successivi è risultata positiva nell’86% dei casi, mentre solo nel 3% dei casi è seguita una contrazione".

Alla luce di questi elementi, "pur in un contesto caratterizzato da rischi al ribasso legati a cambiamenti di politica commerciale di portata eccezionale, non vi sono al momento segnali sufficienti per ritenere inevitabile un ingresso in recessione" conclude Payden & Rygel.

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