Poste Italiane dopo Mps: il Governo studia un’altra vendita


L’esecutivo starebbe studiando l’ipotesi di cessione della sua quota e l’operazione potrebbe partire tramite una OPV già dal prossimo marzo in occasione della presentazione del nuovo piano del gruppo.


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Poste Italiane in calo

Seduta con avvio in rosso per il titolo Poste Italiane dopo l’indiscrezione pubblicata dal Sole 24 Ore circa la possibile vendita della quota detenuta dal Governo di Giorgia Meloni.

Le azioni del gruppo iniziano gli scambi con una flessione superiore all’1%, tra le peggiori blu chip del FTSE MIB (+0,10%) di oggi, e scendono ad un minimo di 9,77 euro e torna ai livelli di fine novembre.

Resta positivo l’andamento attuale del titolo nel corso del 2023, con una crescita del 6% rispetto ai 9,23 euro di inizio gennaio.

Un trader spiega all'agenzia Reuters che, in attesa di conoscere maggiori dettagli, per realizzare un'operazione così rilevante, come la cessione di una quota pari a circa il 30% del capitale, il Tesoro deve applicare uno sconto non indifferente rispetto ai corsi di Borsa, altrimenti non sarebbe appetibile per i risparmiatori.

Questa ipotesi sta influendo negativamente sul titolo anche perché, rileva sempre il trader, "Poste non è una banca che in questa fase di tassi elevati ha molto appeal sul mercato".

MEF verso cessione?

Dopo l’operazione Mps, il Governo starebbe studiando la cessione del mercato della quota pari al 29,26% detenuta dal MEF nel capitale di Poste Italiane, ottenendo così un incasso di circa 3,8 miliardi di euro ai valori attuali del titolo in Borsa.

Fuori dalla vendita resterebbe il 35% detenuto da Cassa Depositi e Prestiti, sempre secondo fonti del Sole 24 Ore, il quale aggiunge che ufficialmente non sarebbe stato aperto ancora nessun dossier, ma che si tratta ancora solo di ipotesi.

Dal punto di vista tecnico sembrerebbe escluso l’accelerate bookbuilding, a differenza di quanto accaduto con Mps, ma la vendita dovrebbe avvenire tramite Offerta Pubblica di Vendita (OPV) destinata sia agli investitori istituzionali che ai risparmiatori, compresi i dipendenti.

Ma quando potrebbe avvenire? L’ipotesi del quotidiano finanziario prevede come data quella del 20 marzo 2024, giorno in cui verrà presentato il nuovo piano industriale di Poste Italiane, con possibile rialzo della politica dei dividendi.
La mossa farebbe parte del progetto di privatizzare alcune società partecipate italiane, strategia che mira a raccogliere 21 miliardi di euro nel periodo 2024-2026.

La view degli analisti

Secondo gli analisti di WebSim Intermonte, “al contrario di quanto avvenuto per la cessione del 25% di MPS (tramite ABB), crediamo che nel caso di Poste il coinvolgimento del retail sarebbe d'obbligo”, in quanto “attualmente l'11% del capitale di Poste è detenuto da investitori retail, una buona parte dei quali ha partecipato alla prima tranche di privatizzazione avvenuta nel 2015”.

“Ci aspettiamo quindi che l’operazione possa svolgersi tramite OPV anche se riteniamo improbabile che il MEF decida di cedere la totalità della propria quota in Poste (29,36%) rinunciando così totalmente al flusso annuo di dividendi (250 milioni al MEF nel 2022)”, prevedono dalla sim, pertanto la loro ipotesi è quella che l’esecutivo possa decidere di “mantenere una quota di 10% che sommata al 35% attualmente in mano a CDP assicurerebbe comunque un controllo da parte del Governo sulla governance societaria”.

Altro elemento che potrebbe frenare la strategia di privatizzare Poste è la quantità di debito pubblico italiano detenuto dal gruppo, secondo WebSim, “stimato in oltre 130 miliardi, di cui il 52% nella divisione assicurativa e il 48% nella divisione finanziaria”, che ne fanno “il maggior detentore” di Titoli di Stato.

Interesse sul titolo

La sim si dice inoltre d’accordo sull’ipotesi del Sole circa i tempi dell’OPV, “in quanto l’attenzione del retail potrebbe essere considerevole se il focus del nuovo piano, come ci aspettiamo, dovesse prevedere un incremento significativo della politica di dividendi per i prossimi anni”.

Proprio l’interesse per il collocamento potrebbe essere alto secondo WebSim, “considerando il livello di dividend yield atteso e che l'aumento del flottante possa rappresentare un elemento positivo a livello prospettico aumentando il peso negli indici e riducendo il tema del controllo del Governo sul titolo”.

Nel frattempo, il prezzo delle azioni di Poste potrebbe frenare “fino a quando non ci saranno maggiori informazioni su tempistiche e modalità”.

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