Rinviato al 2020 il piano per l’uscita del Ministero del Tesoro da Mps

Il piano per l’uscita del Ministero del Tesoro dal capitale di Monte dei Paschi di Siena dovrà attendere ancora qualche mese. Mps, infatti, ha comunicato la decisione di “di posticipare all'inizio del 2020 la presentazione del piano di dismissione della partecipazione del Ministero nella Banca”.

La decisione, spiega la nota, è stata concordata da “i servizi della Commissione europea e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze”, “su richiesta delle autorità italiane”.

La decisione di rinviare il piano inizialmente previsto per fine 2019 è stata presa “alla luce e in linea con l’interlocuzione in corso in merito a un’operazione di derisking della banca”.

Proprio in tema di vendita di crediti in sofferenza, Mps ha comunicato l’avvenuta cessione di crediti deteriorati per circa 1,8 miliardi di euro, divisa in tre operazioni: 1,6 miliardi di NPL venduti a Illimity Bank e 0,2 miliardi di euro di crediti unlikely to pay (Upt).

Secondo ipotesi rilanciate dalla stampa, inoltre, il Ministero del Tesoro punta alla vendita di un totale di 11 crediti deteriorati ad Amco, società controllata dallo stesso MEF al 100% del capitale.

L’operazione viene definita da Mps quale “ulteriore e significativo passo avanti nel processo di accelerazione del derisking previsto dal piano di ristrutturazione 2017-2021 e nel rispetto degli impegni presi con la Commissione Europea”.

Terminato il risanamento, il MEF potrebbe decidere la fusione di Mps con altri istituti italiani di medie dimensioni, con Banco Bpm, Ubi Banca e Bper Banca tra le possibili protagoniste.

L’occasione per decidere sul futuro della banca senese potrebbe arrivare a primavera quando verrà convocata l’assemblea degli azionisti, con all’ordine del giorno l’approvazione dei conti del 2019 e il rinnovo del consiglio di amministrazione.