Fame mondiale di chip? Le sanzioni Usa frenano SMIC, il colosso cinese del settore


Semiconductor Manufacturing International è la quinta “fonderia” al mondo di wafer e non riesce a soddisfare le richieste dei clienti (Texas Instruments, Qualcomm, Broadcom) perché il governo Usa ostacola la sua domanda di nuove macchine per stampare semiconduttori. Il Ceo Zhao Haijun prevede un rallentamento della crescita. La caduta del titolo alla Borsa di Hong Kong.


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Secondo Washington SMIC produce per le forze armate di Pechino, l’azienda nega.

Il più grande produttore cinese di chip, la Semiconductor Manufacturing International Corp. di Shanghai (SMIC), tira un sospiro di sollievo dopo avere siglato in questi giorni un contratto con l’olandese Asml per acquistare 1,2 miliardi di dollari di nuove attrezzature (scanner) per fabbricare semiconduttori. In un periodo in cui l’industria mondiale di ogni genere, dall’automotive ai pc, dai cellulari al biomedicale, sta accelerando in vista dell’uscita dalla pandemia, la carenza di chip fa soffrire le aziende e ne rallenta i programmi.

Negli ultimi mesi SMIC è stata messa in difficoltà dalla decisione del governo Usa, nell’ultima fase dell’amministrazione Trump, di inserirla nella lista delle aziende cinesi che producono per le forze armate di Pechino. Le aziende di questa lista, 44 in tutto fra cui Huawei e Xiaomi, non possono acquistare liberamente prodotti di alta tecnologia da aziende americane: ogni acquisto deve essere vagliato e autorizzato con apposita licenza dal Dipartimento del Commercio Usa. Ma le procedure sono estremamente lente.

Pur avendo come principale azionista il governo di Pechino, SMIC ha più volte detto di non avere legami con le forze armate cinesi, sottolineando che la sua produzione è indirizzata esclusivamente a clienti finali civili.

Il campione cinese dei chip per produrre deve rifornirsi di macchinari made in Usa

Per dimensioni SMIC è la quinta “fonderia” al mondo. Nella microelettronica, “fonderie” sono le aziende che producono materialmente i wafer (fette di silicio) per realizzare i chip, su ordine di altre società che progettano e disegnano i chip, ma non li fabbricano materialmente.

Fra i principali clienti di SMIC ci sono grandi gruppi Usa dei semiconduttori come Qualcomm, Broadcom e Texas Instruments. Al tempo stesso per la sua attività SMIC deve continuamente aggiornare la sua attrezzatura comprando fuori dalla Cina macchinari estremamente sofisticati. I suoi maggiori fornitori sono aziende americane come Lam Research Corp. e Applied Materials.

Oggi SMIC è uno dei campioni nazionali della Cina, è una parte importante della spinta di Pechino a forgiare un’industria nazionale di chip autosufficiente. A luglio, la società con sede a Shanghai aveva raccolto quasi 7 miliardi di dollari in una quotazione secondaria sullo Star Market di Shanghai, la risposta cinese al Nasdaq. La società aveva dichiarato che intendeva utilizzare i fondi per sviluppare capacità aggiuntiva per la produzione di chipset avanzati. Ma questi programmi oggi risentono della mancata consegna delle attrezzature.

Come ricorda il Financial Times, “dal 2019 SMIC ha firmato ordini per un valore di oltre 2 miliardi di dollari con le società statunitensi Applied Materials e Lam Research. Le aziende americane sono state rispettivamente i primi e i terzi fornitori di apparecchiature di SMIC tra il 2017 e il 2019”.

Ordini per cinque miliardi di dollari bloccati in attesa di autorizzazione

Un’inchiesta della Reuters di pochi giorni fa ha messo in evidenza l’estrema lentezza con cui le autorità americane rilasciano le licenze per la vendita di macchinari a SMIC. Secondo diverse fonti interpellate da Reuters, gli ordini di SMIC in attesa di autorizzazione ammontano a un valore di 5 miliardi di dollari. E questi ritardi appaiono insoliti, tenuto conto che la politica dovrebbe essere di negare le licenze per le attrezzature utilizzate per fare i chip più avanzati, quelli da 10 nanometri o anche più piccoli, mentre gran parte della produzione di SMIC si basa su tecnologie non all’avanguardia.

Il co-Ceo di SMIC, Zhao Haijun, ha detto che le sanzioni Usa freneranno la crescita dei ricavi nel 2021. Nel quarto trimestre 2020 SMIC ha realizzato ricavi per 981 milioni di dollari, in crescita del 16,9% sullo stesso periodo dell’anno precedente. Nel 2021, ha detto il manager, la crescita rallenterà e sarà compresa fra il 5% e il 9%. “Senza questi problemi avremmo continuato con lo stesso ritmo del 2020”, ha detto Zhao Haijun. Il manager ha anche detto che da alcuni trimestri gli impianti lavorano a pieno ritmo e SMIC non riesce a soddisfare le richieste dei clienti.

In Borsa un saliscendi continuo. Gli analisti hanno i pareri più disparati.

Gli analisti prevedono in media che i ricavi del colosso cinese dei chip salgano quest’anno a 4,24 miliardi di dollari dai 3,87 miliardi del 2020 (+9,5%). L’utile, invece, dovrebbe scendere da 537 milioni di dollari del 2020 a 381 milioni.

Scambiate alla Borsa di Shanghai e a quella di Hong Kong, le azioni SMIC hanno chiaramente sofferto delle restrizioni Usa. Dal top dei 42 HKD (dollari di Hong Kong) di luglio 2020, le quotazioni sono crollate a 18 HKD a fine anno. Oggi sono scambiate a 24,4 HKD, che corrisponde a una capitalizzazione di 35 miliardi di dollari americani.

Il parere degli analisti è assolutamente vario: su 23 esperti che coprono il titolo, quattro hanno raccomandazione Buy, quattro Outperform, tre Hold, quattro Underperform e otto Sell. La media dei target price è 23,52 HKD.

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