Scontro transatlantico sull'ESG: PME rompe con i gestori americani

Il fondo pensione olandese (57 miliardi di euro di fondi gestiti) ha messo sotto revisione la relazione con BlackRock che, in ossequio alle scelte di Trump, ha deciso di ritirarsi dagli impegni per la neutralità climatica. Allarme anche di Allianz Global Investors: gli Usa non più affidabili per gli investitori.

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Dai fondi ESG americani deflussi di 8,8 miliardi nel primo trimestre

Le politiche dell'amministrazione Trump stanno scavando un solco nel mondo della finanza sostenibile. I fondi ESG statunitensi hanno registrato deflussi complessivi per circa 8,8 miliardi di dollari nel solo primo trimestre del 2025, secondo dati raccolti da Morningstar, che certificano una tendenza che riflette l’ambiente politico sempre più ostile verso l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance nelle strategie di investimento.

Ma non tutti sono disposti a mandare i criteri ESG in soffitta e alcuni grandi investitori internazionali hanno deciso di reagire. Il fondo pensione olandese PME, che gestisce asset per circa 57 miliardi di euro, ha lanciato un duro avvertimento ai gestori patrimoniali americani accusandoli di “non condannare ciò che Trump sta facendo, come sta gestendo il cambiamento climatico e come sta smantellando la magistratura”, ha dichiarato Daan Spaargaren, responsabile senior per gli investimenti responsabili del fondo, in un’intervista a Bloomberg.

In bilico il mandato da 5 miliardi affidato a BlackRock

In particolare, PME ha messo sotto revisione un mandato da 5 miliardi di euro affidato a BlackRock, dopo che il colosso della gestione patrimoniale Usa ha abbandonato una delle principali coalizioni per il raggiungimento della neutralità climatica.

Rischio reputazionale per i gestori patrimoniali Usa

Il fondo PME ha introdotto un nuovo filtro ESG che valuta le aziende non solo su aspetti ambientali (come la scarsità idrica), ma anche su elementi di governance e libertà di associazione. A seguito di questa revisione, l’universo investibile del fondo è stato ridotto di circa due terzi, passando a circa 1.000 titoli azionari.

Il rischio reputazionale per i gestori patrimoniali americani è dunque concreto. Secondo Spaargaren, “le strutture esistenti per la valutazione dei gestori patrimoniali non funzionano più” e bisogna fare attenzione a non “legittimare con i nostri fondi pratiche e politiche che minano i principi di governance e sostenibilità”.

Questa frattura si inserisce in un contesto di crescente divergenza tra Europa e Stati Uniti. Se da un lato l’Europa, sotto la spinta di clienti e regolatori, impone standard ESG sempre più stringenti, dall’altro lato gli Stati Uniti di Trump sembrano voler tornare indietro, cancellando politiche di diversità, equità e inclusione e ostacolando la transizione energetica.

L’allarme di Allianz Global Investors

Anche Allianz Global Investors, tra i più importanti gestori europei, ha lanciato l’allarme: con le attuali politiche repubblicane, gli Stati Uniti rischiano di non rappresentare più “una pista di atterraggio affidabile per gli investimenti”.

Eppure, nonostante le difficoltà, la spinta verso gli investimenti sostenibili non sembra arrestarsi del tutto. Spaargaren sottolinea che le aziende statunitensi hanno ancora l’opportunità di dimostrare il loro impegno ESG, a patto che continuino a offrire trasparenza su clima, diversità e governance. Il vero pericolo, conclude, è che “le aziende smettano di riportare dati su questi aspetti”, favorendo così un effetto domino che potrebbe compromettere anni di progressi nel campo della finanza sostenibile.

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