Settore aereo: i carburanti sostenibili sono pronti al decollo


Mancano meno di dieci anni alla scadenza del 2030 stabilita da numerose aziende per raggiungere la neutralità climatica. Analogamente, all’orizzonte si profila già il termine del 2050 fissato da molti paesi per realizzare questo stesso obiettivo. Per raggiungere tali traguardi bisognerà fare grandi passi avanti. Ma come?

A cura di Andrea Carzana, Gestore di portafoglio, Azionario europeo presso Columbia Threadneedle


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Un settore che consuma 7,5 milioni di barili al giorno

“L’aviazione è un settore che consuma enormi quantità di risorse naturali, ma che presenta l’opportunità di un cambiamento realistico”. È quanto sostenuto da Andrea Carzana, Gestore di portafoglio, Azionario europeo presso Columbia Threadneedle, secondo cui la grande vittoria sarebbe riuscite a ridurre le emissioni anche in questo settore. Un settore, quello dell’aviazione, che nel 2019 ha generato l’8% del consumo totale di petrolio, equivalente a quasi 7,5 milioni di barili al giorno. “Anche se nel 2020 il Covid-19 ha lasciato a terra gran parte delle flotte delle compagnie aeree, riducendo del 39% il consumo di carburante, la propensione per i viaggi aerei è destinata probabilmente a crescere nel lungo periodo”, spiega Andrea Carzana. Tuttavia, serve un intervento normativo per mettere fine all’uso di combustibili fossili nell’aviazione, un settore che entro il 2050 si stima possa assorbire oltre 14 milioni di barili al giorno, più di quanti ne abbia consumati la Cina nel 2019.

Le soluzioni green

La necessità di pensare a un’alternativa ai combustibili fossili accende i fari su idrogeno, carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF) ed elettricità. “I velivoli elettrici potrebbero avere un futuro tra 25-30 anni; tuttavia, data l’attuale assenza di infrastrutture sufficienti per ricaricare i veicoli elettrici sulle strade, o di batterie con una durata molto lunga, quest’idea resta un’ipotesi remota”. Secondo Carzana, benché l’idrogeno costituisca una prospettiva interessante, anche il suo utilizzo richiede infrastrutture e tecnologie completamente nuove, sia all’interno degli aerei stessi che negli aeroporti”. Non resta che focalizzarci sui SAF: carburanti sostenibili prodotti utilizzando rifiuti destinati alla discarica, come l’olio da cucina esausto e il grasso animale scartato, mescolati con il normale combustibile fossile. “Si tratta di un mercato ancora di dimensioni ridotte e in fase embrionale, ma ravvisiamo opportunità per gli investitori in un certo numero di aziende, tra cui Neste, il maggior produttore mondiale di diesel rinnovabile e carburante sostenibile per l’aviazione ottenuto da rifiuti e residui, e la società di soluzioni rinnovabili UPM.

Non resta che focalizzarci sui SAF

“L’aviazione sostenibile - continua Carzana - è l’unico modo per ridurre le emissioni del trasporto aereo sul medio termine, fornendo un ponte verso tecnologie come l’idrogeno e gli aeromobili elettrici che non saranno disponibili prima di qualche decennio”.

Secondo l’International Air Transport Association (IATA), entro il 2030 il carburante per l’aviazione costituirà un mercato globale da 420 milioni di tonnellate, mentre secondo il World Economic Forum le dimensioni di quest’ultimo dovrebbero arrivare a 510 milioni di tonnellate nel 2040. “L’Unione europea rappresenta circa il 20% di questo totale, e punta a soddisfare il 14% del proprio fabbisogno mediante l’uso dei SAF, creando una domanda da 11 milioni di tonnellate entro il 2030 nella sola Europa”.

L’entusiasmo per i SAF non deriva solo dalle dimensioni del mercato: il desiderio di riforme e regolamentazione nel settore dell’aviazione continua a crescere. “In primo luogo, sono le società petrolifere ad esplorare i SAF: dopo tutto, anche loro hanno obiettivi di sostenibilità da raggiungere. In secondo luogo - continua l’esperto di Columbia Threadneedle - le compagnie aeree sono sempre più incentrate sul raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, con l’obiettivo di raggiungere 0 emissioni entro il 2050 e la neutralità climatica entro il 2035”.

Ad esempio, durante la pandemia alcune compagnie aeree, tra cui All Nippon Airlines, ha concluso accordi con Neste per incrementare l’uso dei SAF.

Miscelazione obbligatoria

Il vero elemento di svolta sarebbe la regolamentazione. Alcuni Paesi stanno muovendo i primi passi, tra cui la Svezia, che ha imposto una quota minima di SAF dello 0,5% nel 2021 e la Francia dell’1% nel 2022. L’Olanda sta valutando un provvedimento che richiederebbe una miscela al 14% entro il 2030. L’Unione Europea dovrebbe annunciare l’iniziativa ReFuelEU nel luglio 2021, con un probabile obiettivo di miscelazione al 2% nel 2025 e al 5% nel 2030. Dall’altra parte dell’Atlantico, Biden viene esortato a introdurre un requisito dell’1% su scala nazionale.

Lato aumento dei costi per i passeggeri, “si stima che una miscela al 2% per un volo di tre ore costerebbe 2 dollari a ogni passeggero”, commenta l’esperto di Columbia Threadneedle.

“I SAF - conclude l’esperto - stanno rullando sulla pista, ma con la tecnologia, la giusta volontà politica, la pressione degli azionisti e lo sviluppo dei requisiti obbligatori possono prendere il volo”.

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