Sony scarica i dazi sui consumatori: in Usa PlayStation più cara del 10%

Sony scarica i dazi sui consumatori: in Usa PlayStation più cara del 10%

Per la prima volta il colosso giapponese ritocca al rialzo il prezzo della sua console. Rincari di 50 dollari su tutti i modelli di PS5.Microsoft e Nintendo avevano già adeguato i listini. La mossa punta a tutelare i margini, ma apre interrogativi sulla tenuta della domanda.

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La decisione riguarda tutti i modelli di PS5

Eccolo il primo effetto dei dazi di Trump sul popolo dei consumatori americani. Sony ha annunciato un rincaro di 50 dollari sui prezzi di listino della PlayStation 5 negli Stati Uniti a partire da oggi, 21 agosto.

La decisione riguarda tutti i modelli di PS5. E’ la prima volta che la Casa giapponese ritocca al rialzo il prezzo della sua console di ultima generazione sul mercato americano, invertendo la tradizionale tendenza ai ribassi nel ciclo di vita di una console.

Nell’annuncio Sony ha fatto riferimento al “contesto economico difficile”, senza fare esplicito riferimento ai dazi, ma è chiare che le tariffe doganali hanno i loro effetti. In base all’accordo di fine luglio siglato dai governi di Tokio e Washington, le esportazioni giapponesi verso gli Usa sono caricate di un dazio del 15%. Dazio che può essere più caro se le merci, come nel caso delle PlayStation, sono prodotte in Cina. Evidentemente Sony ha deciso che a pagarlo saranno i consumatori americani.

La mossa di Sony dopo i rincari di Microsoft e Nintendo

Gli investitori guardano con attenzione a questa mossa, che potrebbe proteggere i margini di profitto ma solleva interrogativi sull’impatto sulla domanda.

A partire da oggi negli Usa i modelli PS5 Standard e Digital costeranno rispettivamente 549,99 dollari e 499,99 dollari: per entrambe il rialzo è di 50 dollari. Il prezzo della versione PS5 Pro arriverà a 749,99 dollari (più 50 dollari anche in questo caso). L’aumento non coinvolge per ora gli accessori, i cui prezzi restano invariati.

Sony aveva avvertito gli investitori nei mesi scorsi che l’incertezza sui dazi avrebbe potuto spingere parte dei costi aggiuntivi verso i consumatori. In parallelo, la società ha lavorato per mitigare l’impatto, ad esempio riallocando parte della produzione di PS5 fuori dalla Cina.

Bisogna dire che Sony è l’ultimo fra i produttori di console a ritoccare il listino. Microsoft in primavera ha alzato di circa il 20% il prezzo delle sue Xbox Series X|S, giustificandolo con l’aumento dei costi produttivi. Nintendo, dal canto suo, a inizio agosto ha incrementato di circa il 15% i prezzi dei modelli Switch di precedente generazione negli USA, e ha persino lanciato la nuova Switch 2 a un prezzo iniziale elevato (circa 450 dollari, ben 50% in più del prezzo di lancio della Switch originale nel 2017) per creare un “cuscinetto” in previsione dei dazi.

La casa di Kyoto ha mantenuto per ora invariato il prezzo della console Switch 2 stessa, ma ha ammesso che “ulteriori aggiustamenti potrebbero rendersi necessari in futuro” in base all’andamento dei costi.

Aumenti impopolari, ma necessari per la redditività

Questi adeguamenti coordinati indicano una tendenza più ampia nel mondo gaming: i produttori stanno reagendo all’erosione dei margini dovuta a inflazione e dazi, trasferendo almeno in parte i maggiori costi sui consumatori. Secondo gli analisti, tali aumenti – per quanto impopolari – sono considerati necessari per sostenere la redditività.

Nel caso di Sony, va ricordato che la PS5 era già stata rincarata in molti mercati internazionali nel corso dell’ultimo anno: ad esempio in Europa e UK i prezzi erano saliti (fino a+25% in alcuni Paesi) già ad aprile. Considerata l’importanza strategica del mercato americano, finora Sony aveva scelto di esentare gli Usa dagli aumenti, ma l’escalation dei dazi di quest’estate ha cambiato il quadro.

Gaming: sempre più costosi anche i giochi

Parallelamente, il gaming sta diventando un passatempo più costoso anche sul fronte software. Diverse case produttrici hanno annunciato prezzi di listino più alti per i nuovi videogiochi. Ad esempio, Microsoft porterà a 79,99 dollari (dai precedenti 69,99) il prezzo base di alcuni suoi titoli di prossima uscita.

Nintendo ha lanciato giochi per Switch 2 – come Super Mario Party Jamboree e Mario Kart World – a 79,99 dollari, mentre in passato i titoli di punta per Switch si attestavano sui 59,99 dollari.

Anche altri produttori seguono il trend: blockbuster attesi tra fine 2025 e 2026, come Battlefield 6, NBA 2K26 e Grand Theft Auto VI usciranno con prezzi di lancio compresi tra 69,99 dollari e 79,99 dollari, contro i 59,99 che erano lo standard della scorsa generazione.

Ottimismo in Borsa: il gaming è sempre più un “bene essenziale”

Dal punto di vista degli investitori, la mossa di Sony riflette un equilibrio delicato. Da un lato, aumentare i prezzi persegue la tutela dei margini di profitto in un periodo di costi crescenti. Dall’altro, c’è il rischio che prezzi più elevati possano frenare la domanda di console, specialmente presso fasce di consumatori sensibili al prezzo. Finora il mercato sembra reggere: gli analisti osservano che la domanda di console rimane resiliente anche in tempi di inflazione, poiché molti consumatori considerano il gaming un “bene essenziale” dell’intrattenimento domestico.

“Dazi e inflazione stanno costringendo i produttori hardware ad adeguarsi”, nota Joost van Dreunen, docente alla NYU ed esperto dell’industria dei videogiochi, aggiungendo che il rialzo di 50 dollari per PS5 – sebbene significativo – rientra nel trend di “lusso accessibile” nel gaming e probabilmente i fan più appassionati continueranno ad acquistare la console anche a prezzi.

Questo ottimismo si riflette in parte anche in Borsa. Ieri il titolo Sony (quotato come ADR a New York) ha reagito senza scossoni alla notizia, restando sostanzialmente stabile intorno a 28 dollari per azione.

Le quotazioni di Sony sono in rialzo di oltre il 30% da inizio 2025 e di circa il 50% rispetto a 12 mesi fa.

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