Stellantis guarda oltre le immatricolazioni e punta sulla gigafactory italiana


Ancora difficile il mercato dell’auto in Italia ma gli investitori guardano al futuro e puntano sulle gigafactory. Tavolo aperto con la società e il governo italiano per produrre batterie nel Bel Paese


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Immatricolazioni: non è tutto oro quel che luccica

Boom di immatricolazioni a maggio ma non c’è da festeggiare: il dato è sfalsato dalla pandemia, la realtà è opposta, prosegue la crisi dell’auto in Italia. Nel mese di maggio le immatricolazioni in Italia sono cresciute del 49,5% circa rispetto allo stesso mese dell'anno scorso, a fronte di un progresso del 43% circa del mercato, bisogna ricordare che il confronto con il 2020 è viziato dalle chiusure per la pandemia. Rispetto al 2019 sono state immatricolate 55 mila auto in meno, pari a un calo del 27,9%, il più pesante degli ultimi mesi.

"I dati del mercato di maggio in Italia evidenziano le forti difficoltà dell'auto a risollevarsi dalla crisi e annullano, inoltre, il pur timido tentativo di ripresa dei mesi scorsi sostenuto dagli incentivi", lo affermano Anfia, Federauto e Unrae in una nota congiunta. Il dato di maggio è in forte peggioramento rispetto ai precedenti mesi di marzo e aprile (rispettivamente -12,7% e -17,1% nei confronti degli stessi mesi 2019). Anche rispetto alle circa 100 mila vetture vendute a maggio 2020, il recupero (+43%) è lontano dall'ipotizzare un allontanamento della crisi. Nel cumulato gennaio-maggio il mercato perde circa 1 vettura su 5, con 735.125 unità (-19,3% rispetto al 2019). Un ulteriore problema che contribuisce ad aggravare le condizioni del settore riguarda la crisi della fornitura dei semiconduttori, che sta generando un ritardo nella consegna delle vetture nuove. A tal riguardo, pertanto, le associazioni del settore automotive richiedono che il limite attualmente previsto entro il quale concludere una prenotazione con Ecobonus passi da 180 a 300 giorni, così da non vanificare l'efficacia della misura.

Nell'ambito delle riforme necessarie, infine, le tre associazioni rinnovano anche la richiesta di modificare con urgenza la normativa sulle vetture aziendali in fringe benefit, adeguandola ai valori della nuova procedura di omologazione in Wltp. "Occorre - sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor - che il Governo reperisca fondi adeguati per rifinanziare nel più breve termine possibile gli incentivi alle auto con emissioni di CO2 contenute tra 61 e 135 gr/km. Tra l'altro, come è facile dimostrare, lo stanziamento di 400 milioni di cui si era parlato sarebbe più che interamente recuperato con il gettito Iva delle auto vendute in più grazie agli incentivi e a ciò si aggiunge la certezza che senza incentivi il mercato dell'auto nei prossimi mesi potrebbe collassare con tutto quello che ne deriverebbe anche in termini di crescita del prodotto interno lordo".

La gigafactory in Italia

Ormai l’Italia non è un mercato con un peso importante per Stellantis (+0,3% a 16,39 euro) e il titolo in Borsa snobba i dati italiani per concentrarsi invece su l’altra novità della giornata per il gruppo.

La società sta discutendo con il governo le condizioni per la realizzazione in Italia di una gigafactory, ovvero un impianto per la produzione di batterie e componenti per veicoli elettrici. "Le discussioni sono al livello di un confronto sul principio di una gigafactory per coprire le future necessità (di Stellantis). Vanno studiate le condizioni con le autorità italiane" afferma una fonte ripresa da Refinitv, aggiungendo che al momento nessuna decisione è stata ancora presa.

Il Recovery Plan italiano prevede quasi 24 miliardi per la transizione energetica e la mobilità sostenibile. In particolare l'Italia prevede di investire un miliardo di euro per rafforzare l'industria nazionale delle batterie, del solare e dell'eolico. Stellantis ha indicato lo scorso aprile l'intenzione di decidere nel corso di quest'anno nuove gigafactory in Europa e Stati Uniti, oltre alle due già in progetto in Francia e Germania, in joint venture con una controllata di Total Energies. I due impianti rappresentano un investimento complessivo di 5 miliardi di euro e dovrebbero garantire la produzione di batterie per un milione di veicoli l'anno, sulla base di una capacità cumulata di 48 gigawattora.

La settimana scorsa l'AD di Stellantis Carlos Tavares e il presidente John Elkann hanno avuto un incontro virtuale col ministro dell'Industria Giancarlo Giorgetti.

"C'è stato uno scambio sul principio della copertura delle esigenze di batterie di Stellantis e, dato che il gruppo produce numerosi veicoli in Italia, ci sarebbe un interesse comune nel discutere le condizioni di una gigafactory in Italia" spiega la fonte.

Lo scorso gennaio la Ue ha approvato un piano che include aiuti di stato a Tesla, Bmw e altre aziende per sostenere la produzione di batterie per veicoli elettrici, per contribuire a ridurre l'import e a competere nel settore con la Cina, attuale leader di mercato.

Alleanza europea nelle batterie

L’Unione Europea vuole diventare il secondo produttore mondiale di batterie. La Ue ha già investito miliardi nel suo progetto European Battery Alliance, istituita per competere con l’Asia, attualmente l’unico fornitore europeo di batterie EV. Il vantaggio economico è chiaro: il mercato avrà un valore annuo stimato fino a 250 miliardi di euro entro il 2025. L’obiettivo è alimentare almeno 6 milioni di auto elettriche entro il 2025.

Northvolt, uno dei più grandi progetti europei, ha ricevuto un ordine da 14 miliardi di dollari ed è stata selezionata come fornitore principale strategico di celle per batterie premium per il Gruppo Volkswagen in Europa. La stessa casa automobilistica tedesca aumenterà la quota di proprietà in Northvolt.

L’inglese Britishvolt ha annunciato che spenderà 2,6 miliardi di euro per la sua gigafactory a Blyth, con una capacità iniziale di 10 GWh.

Italvolt punta a investire 4 miliardi di euro dedicati alla realizzazione dell’impianto, su 300mila metri quadri, che promette di essere il più grande e green d’Europa e il dodicesimo al mondo. Con una capacità di 45 GWh entro il 2024, potenzialmente in aumento fino a 70 GWh, lo stabilimento sorgerà nell’ex sito industriale dello storico stabilimento Olivetti. Fondatore e Ceo della gigafactory italiana è Lars Carlstrom, a sua volta founder della Britishvolt.

La partita delle gigafactories è appena cominciata e si annuncia molto calda, a fronte del fatto che l’e-mobility sta cominciando a registrare un incremento sensibile – sia pure resti ancora un mercato di nicchia. Nonostante la pandemia e un mercato automobilistico complessivo in declino, le quote di mercato dei veicoli elettrici (EVs) sono aumentate dal 3,0% nel 2019 al 10,5% nel 2020, ha annunciato la European Battery Alliance.

L’alleanza ha attirato la partecipazione industriale di circa 440 attori e circa 100 miliardi di euro di impegni di investimento secondo InnoEnergy.

Oltre ai propositi istituzionali dell’UE già oggi si contano diverse iniziative che hanno portato alla realizzazione di ben 25 gigafactory in Europa, anche in Italia.

Equita conferma Buy

Stellantis ha venduto 56.148 auto, con una quota di mercato pari al 39,3%. Il dato ha mostrato un aumento del 49,5% rispetto al maggio scorso, quando erano stati venduti 37.569 veicoli. Nei cinque mesi del 2021 la società nata dalla fusione tra Fca e Psa ha immatricolato 294.623 autovetture rispetto alle 183.321 unità dei primi cinque mesi del 2020, con una variazione positiva del 60,7%.

Equita Sim conferma il rating buy e il prezzo obiettivo a 20 euro su Stellantis dopo i dati sulle immatricolazioni di maggio in Europa, che sono state "in forte crescita per il facile confronto a/a, ma che restano a livelli ben inferiori al 2019". In particolare, in Francia Stellantis ha performato "sostanzialmente in linea col mercato crescendo del 42% a/a" (35% in meno rispetto al 2019), mentre in Italia ha "sovraperformato crescendo del 50% a/a" (19% inferiore al 2019), segnalano gli analisti. Il trend è "coerente con le nostre stime", commentano gli esperti, che restano in attesa di capire quale sia l'impatto della carenza di semiconduttori sulla produzione.

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