Stellantis, vendite in calo a maggio ma 2023 ancora positivo


Le immatricolazioni della casa automobilistica guidata da Carlos Tavares frenano in un mercato che cresce grazie al miglioramento della situazione legata alla crisi da semiconduttori che ne aveva condizionato la performance nei mesi passati, anche se i livelli pre-pandemia restano ancora lontani.


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Frenata Stellantis

Stellantis non riesce a seguire la scia del recupero delle vendite del mercato dell’auto dello scorso maggio e resta indietro rispetto alle altre cause automobilistiche.

Secondo il monitoraggio mensile delle immatricolazioni da parte dell'associazione europea dei produttori (Acea) diffuso questa mattina, nei paesi UE, Efta e Gran Bretagna, la casa automobilistica italo-francese ha visto le sue immatricolazioni (190.688 veicoli) diminuire dello 0,5% rispetto al maggio dello scorso anno, oltre che calare la propria quota di mercato al 17%, lontano dal 20,2% dello stesso mese del 2022.

Tra i vari marchi, Fiat registra un calo del 22,8%, con una quota di mercato in diminuzione al 2,8%, portando in negativo il dato complessivo del gruppo, insieme a quello di Citroën (-7,8%), quando il resto dei marchi hanno mostrato importanti crescite: +10,6% Peugeot, +0,6% Opel, +7,5% Jeep, +19,2% DS, +10,4% Lancia, +95,3% Alfa Romeo e +103% Maserati.

Resta positivo il bilancio dei primi cinque mesi del 2023, con le vendite Stellantis nelle tre aree in aumento del 7,2% a quota 935.080 unità.

La situazione del mercato auto

Maggio ha visto la decima crescita consecutiva per il mercato dell’auto dell’Europa Occidentale (UE+Efta+UK), con immatricolazioni salite del 18,2% rispetto allo stesso mese del 2022 a 1.121.644 autovetture, anche se i livelli pre-pandemia restano lontani visto il -22,3% se paragonate al maggio 2019.

Positivo anche il bilancio nei primi cinque mesi 2023, nel corso dei quali è stato raggiunto un totale di 5.323.630 immatricolazioni, aumentate del 17,4% dal periodo gennaio-maggio 2022, ma in calo del 23,2% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Ottima la performance di Renault, cresciuta del 35,5% a maggio, mentre positivi sono stati anche i numeri di BMW (+24,8%), Volkswagen (+20,2%), mentre si fermano al rosso Honda (-40,7%) e Mitsubishi (-27,7%).

La corsa dell’elettrico

Non si arresta l’aumento delle vendite del settore elettriche, con un aumento a maggio del 70,9% che permette di arrivare ad una quota di mercato pari al 13,8% del totale con circa mezzo milione di auto registrate, in crescita del 4% rispetto allo stesso mese 2022.

In forte aumento le ibride elettriche (+26,6% in termini di vendite), anche se rallenta per il secondo mese consecutivo la performance delle auto plug-in (-0,6%).

Il risultato migliore nei primi cinque mercati dell’Europa Occidentale è stato quello arrivato nel Regno Unito, dove le full electric hanno raggiunto il 15,7% del totale, seguito da Germania (15%) e Francia (15%), dalla Spagna (4,6%) e dall’Italia (3,8%).

Infine, consolida la sua quota nel complessivo mercato delle auto Tesla, confermando il suo 2,6% del totale delle immatricolazioni.

La crisi dei chip

Alla base del miglioramento continuo del mercato auto viene individuato dal Centro Studi Promotor il “parziale superamento delle difficoltà di produzione dovute alla disponibilità di componenti essenziali che, in un momento particolarmente critico, aveva determinato lunghi tempi di attesa per la consegna di autovetture”.

La situazione, però, ancora non è tornata del tutto alla normalità e la maggior parte delle case automobilistiche sembra voler ancora privilegiare la produzione dei modelli a più alto valore aggiunto.

Secondo il Presidente del Centro Studi Promotor, Gian Primo Quagliano, “il problema per i paesi del Sud Europa è la capacità di acquisto e livelli medi di remunerazione, decisamente lontani da quelli degli altri tre paesi”, mentre “il prezzo di vendita dell’auto elettrica, che in Italia nella configurazione più economica si aggira intorno ai 25mila euro, è molto lontano dalle disponibilità economiche reali”.

In Italia ed anche in Spagna, “se si vuole tenere il passo della transizione all'elettrico con i paesi economicamente più avanzati, occorrono incentivi molto più elevati e molto più efficaci di quelli fino ad ora adottati”, conclude Quagliano.

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