Taglio tassi della Fed: cosa ne pensano gli esperti del risparmio gestito

05/03/2020 08:45
Taglio tassi della Fed: cosa ne pensano gli esperti del risparmio gestito

La Fed ha tagliato di mezzo punto percentuale i tassi interbancari statunitensi, che sono stati ora portati all'1%-1,25 per cento. Ecco le opinioni degli esperti di alcune case del risparmio gestito

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Powell: "Taglio tassi per mantenere economia statunitense forte"

Il taglio dei tassi di interesse di mezzo punto percentuale deciso dalla Fed "aiuterà l'economia statunitense a rimanere forte". Lo ha detto in una conferenza stampa il Presidente della Fed, Jerome Powell, rimarcando allo stesso tempo che anche a fronte dei rischi, l'economia statunitense rimane solida. Le prospettive, dall’ultimo meeting della Fed a gennaio, sono mutate a causa della “diffusione del virus che ha afflitto l’attività economica e i mercati finanziari. Cominciamo a vedere effetti e preoccupazioni da parte di diverse industrie”.Il taglio a sorpresa dei tassi di 50 punti base riflette l’urgenza con cui la Fed ha sentito di dover intervenire per tentare di scongiurare una recessione globale. Gli operatori ritengono che a questa mossa seguiranno probabilmente altri interventi, in termini di tagli dei tassi o di nuovi strumenti.

Le opinioni degli analisti di Eurizon, Schroders, Fidelity, Natixis, Federated Hermes, Flossbach Von Storch, Allianz Global Investors e State Street Global Markets riguardo alla mossa inaspettata della Fed sono molto diversificate.

Parola agli esperti del risparmio gestito

“La Fed - afferma Laura Pozzini, team Macro Research di Eurizon - ha sorpreso i mercati sia per l’entità del taglio (i mercati scontavano un taglio di 25bp al Fomc del 18 marzo per un totale di 3 tagli entro luglio) sia per il timing, trattandosi di un intervento intra- meeting (cosa assai rara per la Fed visto che l’ultima volta è avvenuto nell’ottobre 2008, in un intervento coordinato delle banche centrali)”.

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Schroders afferma che muovendosi ora la Fed ha segnalato che offrirà supporto all’economia qualunque cosa accada. Come spiega Keith Wade, chief economist and strategist di Schroders: “Le indagini sulle aziende segnalano certamente un rallentamento dell’attività dovuto alla domanda più debole da parte della Cina e alle problematiche legate alla catena di approvvigionamento, anche se non si è verificato un collasso nell’attività statunitense. Allo stesso tempo, il numero dei casi resta basso. Di certo la situazione può peggiorare e ci aspettiamo che l’attività risulti stagnante nel primo trimestre, ma credevamo che avremmo dovuto assistere a più conferme su questo fronte prima di vedere la Fed in azione”.

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Fidelity ritiene che la mossa è stata molto più rapida del previsto. Anna Stupnytska, head of global macro di Fidelity International, afferma che non ci si aspettava un taglio di mezzo punto percentuale: “Quattro tagli dei tassi di 25 punti base erano già stati prezzati dal mercato per quest'anno, ma il primo taglio non era atteso prima della riunione prevista per la fine del mese. Inoltre, la Fed sembra aver lasciato aperta la porta per ulteriori tagli dei tassi, se necessario. Chiaramente, il forte sell-off del mercato della scorsa settimana causato dall’emergenza del coronavirus e il conseguente inasprimento delle condizioni finanziarie hanno spinto la Fed ad agire con un'azione preventiva per rassicurare il mercato. Si tratta di un segnale forte. Il continuo diffondersi del coronavirus avrà probabilmente un impatto importante sull'economia globale. Ma se una politica monetaria più accomodante aiuta il sentiment, le banche centrali non dovrebbero agire in modo isolato e i governi dovrebbero intervenire con misure fiscali tempestive e ben progettate, sostenendo le economie che lottano non solo contro il virus in sé, ma anche contro misure preventive che - in alcuni casi - hanno fermato le attività”.

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Natixis ritiene che anche altre banche centrali taglieranno i tassi o inietteranno liquidità apportando ulteriore sostegno ai mercati. Secondo Esty Dwek, head of global market strategy, Natixis IM Solutions, il listino a stelle e strisce “ha inizialmente reagito molto positivamente all'annuncio e i rendimenti del Treasury sono calati, con il rendimento a 10 anni intorno all'1,09%. Il dollaro Usa è ulteriormente sceso e l'oro si è mosso verso l'alto (1.621 dollari l’oncia). In mattinata, il G7 aveva dichiarato di essere pronto ad agire secondo le necessità, anche con misure fiscali, fattore che non ha entusiasmato i mercati”.

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Secondo Federated Hermes la reazione della Fed sembra precipitosa, considerando che in questa fase non c'è chiarezza sull'impatto del coronavirus sulle prospettive degli Stati Uniti in termini di inflazione e mercato del lavoro. Silvia Dall’Angelo, senior economist di Federated Hermes, ritiene che “da una prospettiva globale, se da un lato una politica monetaria accomodante può compensare il recente inasprimento delle condizioni finanziarie dovuto al sell-off di settimana scorsa, dall'altro non rappresenta una risposta efficace allo shock subito sul fronte dell’offerta generato dal coronavirus. Non è nemmeno chiaro se l'allentamento monetario possa contenere il panico legato alla diffusione del virus. Al contrario, una mossa così energica potrebbe lasciar intendere che il panico abbia raggiunto le stanze dei bottoni della banca centrale statunitense”.

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Flossbach Von Storch non sembra essere sorpreso dalla mossa della Fed, quanto dall’insolita tempistica. “A differenza di altre banche centrali, come la Bce, - analizza Thomas Lehr, capital market strategist della società - la Fed ha più armi a disposizione. In vista dell'epidemia, ora le sta usando. Molti investitori ricordano l'ultima misura paragonabile nel dicembre 2008, nel pieno della crisi finanziaria. A breve termine, quindi, è probabile che ciò possa ulteriormente sconvolgere i mercati.”

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Secondo Allianz Global Investors, la Fed sta bruciando munizioni. “L’intervento delle banche centrali in questa fase è inutile, persino malsano. – commenta Franck Dixmier, global head of fixed income di Allianz GI – Uno shock della domanda deve essere affrontato dalla politica fiscale degli Stati. Uno shock di approvvigionamento è più complesso da affrontare. Ma un taglio dei tassi non sarà in grado di rimediare. Nel frattempo, la Fed sta bruciando munizioni che potrebbe non avere in caso di grave recessione”.

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State Street Global Markets ritiene che la decisione della Fed a inizio anno significa che, quando si manifesterà un’eventuale recessione, sarà probabilmente poco profonda e di breve durata. Michael Metcalfe, responsabile macro strategy della società, ritiene che “dal chiaro segnale lanciato dalla decisione del 3 marzo si evince che, qualora non dovesse essere così, possiamo aspettarci un ulteriore forte allentamento da parte della Fed e anche un’azione di QE. Data la tempistica della decisione, annunciata a margine della conference call del G7, supponiamo che le altre banche centrali fossero già state informate, magari per dare loro il tempo di preparare la propria risposta nei prossimi giorni. La Fed è stata la prima ma crediamo che quello banca centrale statunitense non sia l'unico supporto politico che i mercati riceveranno questo mese”.

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