Tesla al bivio. Musk chiede un trilione, Norges Bank dice no

Tesla al bivio. Musk chiede un trilione, Norges Bank dice no

Alla vigilia dell’assemblea del 6 novembre, il fondo sovrano norvegese (il più grande al mondo) annuncia voto contrario al maxi-pacchetto di remunerazione per Elon Musk. Il Ceo minaccia di andarsene, mentre le vendite rallentano. Ma il titolo resta ai massimi storici, sospinto più dal mito che dai numeri.

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Il fondo norvegese rompe le righe

Dopodomani, 6 novembre, Tesla vivrà una delle assemblee più decisive della sua storia. Sul tavolo non c’è un bilancio, né un nuovo modello di auto elettrica, ma qualcosa di molto più simbolico: il destino stesso del suo fondatore. Gli azionisti sono chiamati a votare il maxi-pacchetto di remunerazione per Elon Musk, valutato fino a 1.000 miliardi di dollari. Un premio che non ha precedenti nella storia del capitalismo, e che divide profondamente il mercato.

A rompere il fronte dei sostenitori di Musk è stato in queste ore uno dei soci più influenti: Norges Bank Investment Management, il fondo sovrano norvegese che possiede circa l’1,14% di Tesla, un investimento da oltre 11 miliardi di dollari.Norges Bank è il più grande fono sovrano al mondo con un patrimonio investito di circa 2.000 miliardi di dollari.

“Troppo il rischio legato a una sola persona”

Il colosso nordico, da sempre attento alla governance e alla sostenibilità delle aziende in portafoglio, ha annunciato che voterà contro. Pur riconoscendo – si legge nella nota ufficiale – il valore creato da Musk, il fondo si dice preoccupato “per la dimensione complessiva del premio, per la diluizione e per l’assenza di mitigazione del rischio legato alla dipendenza da una singola persona”.

Con questa presa di posizione, Norges Bank si allinea ai due principali proxy advisor, ISS e Glass Lewis, che hanno già raccomandato agli azionisti di respingere la proposta. Anche lo scorso anno i due advisor avevano invitato al “no”, ma allora la mozione fu approvata ugualmente.

Una scommessa totale su un uomo e sulla sua visione

Il piano, approvato dal consiglio di amministrazione e ora rimesso al voto dei soci, prevede dodici tranche di premi in azioni che Musk potrà ottenere solo se Tesla raggiungerà obiettivi estremamente ambiziosi: tra questi, portare la capitalizzazione di mercato oltre gli 8.500 miliardi di dollari nell’arco di dieci anni.Per raggiungere quel traguardo il Ceo promette di guidare Tesla verso un futuro dominato dall’intelligenza artificiale: robotaxi, guida totalmente autonoma, robot umanoidi, e tutto ciò che può trasformare l’azienda da produttore di auto elettriche a colosso tecnologico universale.

Per gli investitori è una scommessa integrale su un uomo e sulla sua visione. Musk lo sa bene e non fa nulla per nasconderlo. Di fronte alle perplessità dei grandi azionisti, ha reagito con la consueta spavalderia: “Se non avrò la ricompensa proposta, potrei anche andarmene.”

Oggi Musk è il principale azionista di Tesla con il 13% del capitale. Il suo timore è che un gruppo di azionisti possa allearsi per estrometterlo dalla guida dell’azienda. I 1.000 miliardi di dollari che chiede servono proprio per rafforzare la sua presa su Tesla.

Una minaccia nel momento più delicato

La sfida del fondatore arriva però in un momento di vulnerabilità per l’azienda. Le vendite in Cina – secondo i dati della China Passenger Car Association – sono scese del 9,9% a ottobre, mentre in Nord Europa la flessione è ancora più marcata. I nuovi Model 3 e Model Y, pur aggiornati, faticano a tenere il passo della concorrenza cinese ed europea, ormai agguerrita anche sul fronte dei prezzi.

Eppure, in un paradosso solo in apparenza inspiegabile, il titolo Tesla è oggi al suo massimo storico: 468,37 dollari, il doppio rispetto a un anno fa. A sostenerlo non sono i numeri, ma la narrazione di Musk, la sua capacità di trasformare ogni promessa in un’epopea industriale.

La capitalizzazione di Tesla ha toccato 1.470 miliardi di dollari, un valore che corrisponde a circa 366 volte gli utili stimati per il 2025 e 244 volte quelli del 2026. Numeri che fanno impallidire perfino i multipli di Nvidia, quotata “solo” 47 volte gli utili attesi per quest’anno. È probabile che Tesla sia oggi l’azienda dell’S&P 500 con il rapporto prezzo/utili più elevato.

La posta in gioco

Se il piano verrà approvato, Musk si troverà legato a Tesla più che mai, ma anche gli azionisti dovranno convivere con una concentrazione di potere senza precedenti. Se invece la proposta sarà bocciata, le conseguenze potrebbero essere immediate: il titolo rischierebbe un brusco calo e lo stesso Musk potrebbe ridurre il suo impegno o cercare nuove sfide altrove.

Una prospettiva che non spaventa Norges Bank, pur consapevole del rischio: la sua partecipazione, oggi, vale oltre 11,7 miliardi di dollari. Ma il fondo norvegese sembra convinto che, nel lungo periodo, la disciplina valga più del culto della personalità.

Gli analisti restano divisi

Anche Wall Street mostra sentimenti contrastanti: su 47 analisti che coprono il titolo, 20 consigliano di comprare, 17 restano neutrali e 10 raccomandano di vendere. Il prezzo obiettivo medio è 392 dollari, circa il 16% in meno rispetto alla quotazione attuale.

L’assemblea di giovedì sarà dunque un referendum sul futuro stesso di Tesla. Non solo sul compenso di un uomo, ma sulla fede collettiva in una visione. Per alcuni Musk è un genio capace di riscrivere la storia dell’industria; per altri, un incantatore che vive di promesse. Il 6 novembre gli azionisti dovranno scegliere da che parte stare.

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Aziende citate nell'Articolo

Codice: TSLA.US
Isin: US88160R1014
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