Tim, con Poste meno incertezza e più possibilità per scenari di M&A

Poste Italiane come azionista di riferimento di Telecom Italia ridurrebbe l'incertezza strategica. Tuttavia, questa mossa potrebbe complicare le trattative con altri potenziali acquirenti, come Iliad. Nonostante l'entusiasmo per l'ingresso di Poste, le sinergie tra i suoi servizi e quelli di Tim potrebbero essere limitate.

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Telecom Italia sembra essere indirizzata verso un tipo di stabilità che potrebbe essere quello più vantaggiosa. Seduta in spolvero oggi per Telecom Italia che sale di circa l’1,3% a 0,315 euro, sovraperformando l’indice Ftse Mib (+1%).

Durante l'inaugurazione del 5G nelle stazioni metropolitane di Roma, l'ad di Tim, Pietro Labriola, ha sottolineato l'importanza di accelerare il processo di consolidamento a livello europeo. "In Europa, tutti stanno discutendo della possibilità di consolidare il settore. Guardate la Francia, dove si sta considerando di passare da 4 a 3 operatori di telecomunicazioni", ha affermato il ceo.

La notizia, giunta nel fine settimana, dell'acquisto del 15% di Tim da parte di Poste Italiane potrebbe ridurre l'incertezza strategica che ha caratterizzato per anni l'ex monopolista telefonico. Questa mossa potrebbe anche migliorare il processo di fusioni e acquisizioni (M&A) con altri operatori internazionali, come ad esempio Iliad, che già detiene il 15% del mercato mobile italiano.

Il gruppo del magnate francese Xavier Niel sembrava interessato a ottenere una quota significativa in Tim. Secondo quanto riportato da Bloomberg lo scorso mese, citando fonti informate, le possibili sinergie derivanti da una fusione tra Iliad e Telecom Italia avrebbero potuto raggiungere gli 800 milioni di euro.

Tuttavia, alla luce dell'aumento dell'influenza di Poste, un’operazione di questo tipo sembra più facile da realizzare. Niel e altri potenziali investitori privati (come CVC Capital Partners, tra quelli citati dai rumors) potrebbero manifestare interesse per una quota di controllo in Telecom Italia.

L'Italia non è l'unico Paese europeo dove il governo sta cercando di avvicinarsi al settore delle telecomunicazioni: anche in Spagna, di recente, il governo ha utilizzato la sua partecipazione in Telefónica per sostituire l'amministratore delegato della società. Alcuni operatori di telecomunicazioni potrebbero ritenere necessario la creazione di veri "campioni nazionali" prima di poter dar vita a giganti paneuropei. Tuttavia, non è chiaro se l'intervento di Poste stia effettivamente indirizzando Tim verso la creazione di uno di questi giganti delle tlc.

Riflettori accesi sull’accordo tra Poste e Vivendi

Fino a qualche mese fa, Vivendi possedeva il 24% di Tim ed era alla ricerca di un acquirente, dopo che l’assemblea aveva accettato di vendere la rete fissa a un consorzio guidato da KKR nel 2023. L'operazione mirava a ridurre il debito dell'azienda, che aveva raggiunto livelli insostenibili, oltre quattro volte l'Ebitda, portandolo a un importo più gestibile, sotto i 10 miliardi di euro. Tuttavia, Vivendi ha contestato il prezzo di vendita e da allora ha sostenuto che la decisione di cedere la divisione fosse illegittima, iniziando a vendere la propria quota sul mercato.

A venire incontro ai francesi è stata Poste Italiane che sabato ha annunciato di aver accettato l'acquisto del 15% di Telecom Italia da Vivendi, portando la sua partecipazione complessiva al 24,8%, appena al di sotto della soglia del 25% che obbligherebbe Poste a lanciare un'offerta pubblica di acquisto totalitaria su Tim. L’operazione, del valore di 684 milioni di euro, sarà finanziata in contante con l'acquisto di azioni Telecom Italia a poco meno di 30 centesimi l'una.

Poste Italiane, che inizialmente ha acquisito una partecipazione di quasi il 10% in Tim a febbraio tramite Cassa Depositi e Prestiti, dovrebbe comportarsi come un azionista meno controverso. Vivendi, dal canto suo, manterrà una partecipazione di minoranza pari al 2,51% delle azioni ordinarie e dei diritti di voto della compagnia, e all'1,8% del suo capitale sociale.

Inoltre, secondo quanto riporta Milano Finanza, Vivendi ritirerà la causa contro la vendita della rete di Telecom Italia nell'ambito dell'accordo siglato con Poste Italiane sulla compravendita di una quota del 15%. Il ritiro della causa avverrà al closing dell'operazione con Poste, previsto nel corso del primo semestre, dopo il passaggio in Antitrust.

Tuttavia, secondo JPMorgan, l'integrazione dei modesti servizi di telecomunicazioni di Poste con quelli di Tim porterebbe a sinergie limitate. Di conseguenza, l'accordo tra Poste e Vivendi non risolve la questione più ampia del consolidamento del mercato italiano delle telecomunicazioni. Infatti, così come in altri paesi europei, le società di telecomunicazioni faticano a generare profitti superiori ai costi del capitale, e quindi gli M&A restano la soluzione preferita dal settore per continuare a crescere.

Tim tra i peggiori operatori europei in borsa

Come si può notare dal grafico qui sopra, il titolo Telecom Italia registra una performance negativa del 17% circa negli ultimi cinque anni. Peggio della società italiana ha fatto solo Vodafone che lascia sul terreno oltre il 34% nello stesso arco temporale. La migliore è la francese Orange con +9,6% nei cinque anni e subito dietro la spagnola Telefonica con quasi +8%.

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