TIM, la svolta passa dalle dimissioni di de Puyfontaine, secondo gli analisti

L’uscita di Vivendi dal board della compagnia telefonica apre nuovi scenari per il futuro della società, con i francesi pronti a dare battaglia da azionisti liberi da posizioni di management.

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TIM ancora positiva

Luci della ribalta ancora per il titolo Telecom Italia a Piazza Affari, dopo la ‘svolta’ delle dimissioni arrivate ieri da parte del consigliere del board in quota Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, confermando così le indiscrezioni dei media.

Oggi le azioni TIM erano arrivate a guadagnare il 3% in apertura (massimo 0,27 euro), in scia della chiusura positiva di ieri post-dimissioni (+3,33%), per poi rallentare.

Positiva la performance per il titolo dell’ex monopolista in questo inizio 2023, in crescita del 17% rispetto ai primi di gennaio.

Conseguenze delle dimissioni

Dopo le indiscrezioni della mattinata diffuse dai media, de Puyfontaine annunciava le sue dimissioni dal board di TIM, aprendo scenari nuovi per il futuro della società, in particolare di semplificazione della trattativa con CDP sulla rete per la cessione di NetCo, secondo alcuni analisti.

“Con l’uscita di Vivendi dal cda di TIM viene meno uno dei fattori di complessità che hanno caratterizzato le trattative sulla rete negli ultimi mesi e questo dovrebbe riflettersi in un’accelerazione del confronto tra CDP, TIM e fondi sulla cessione di NetCo, mentre dovrebbe perdere quota lo scenario di scissione proporzionale finora particolarmente sostenuto da Vivendi e non esente da criticità”, sottolineano gli analisti di WebSim Intermonte.

Anche secondo Equita Sim la decisione di de Puyfontaine “potrebbe segnalare che il cda e il governo si stanno muovendo nella direzione della vendita di NetCo alla cordata guidata da CDP piuttosto che nella direzione del demerger, supportata da Vivendi”.

“Un’offerta per NetCo potrebbe essere meno complessa da perseguire piuttosto che un demerger che dovrebbe poi affrontare il tema dell’eccesso di leva”, aggiungono dalla sim milanese.

Inoltre, a questo punto è possibile “che le interlocuzioni sulla rete possano procedere più speditamente grazie al coinvolgimento dell’ad Labriola nei tavoli tecnici con il governo, CDP e i fondi”, prevedono da Intermonte.

Cda ‘de-vivendizzato’

L’uscita di scena di de Puyfontaine si aggiunge alle dimissioni di Cadoret, lasciando Vivendi senza rappresentanza nel board, ma ora libera di muoversi come azionista di TIM.

Secondo questi analisti, “è improbabile che l’uscita di scena di Vivendi possa indurre anche CDP a ritirare il suo rappresentante Gorno Tempini dal cda di TIM”.

Inoltre, per far decadere l’attuale cda (composto da 15 membri) prima della sua naturale scadenza di aprile 2024 dovrebbero dimettersi altri cinque consiglieri.

A questo punto, “Vivendi può esercitare con il suo 24% una minoranza di blocco” sia per il demerger proporzionale di TIM che per la cessione di NetCo a CDP”, aggiungono da Intermonte.

Possibili incentivi

Domani, intanto, è in calendario un cda TIM mentre il 25 gennaio è in agenda il tavolo di consultazione per le proposte a favore del settore.

Un articolo de ‘Il Sole 24Ore’ riporta di possibili incentivi allo studio del governo per agevolare la valorizzazione del settore telecom: in particolare, il governo starebbe valutando una modifica dell’articolo 23 del Codice delle Comunicazioni Elettroniche Europeo che conferisce ad Agcom il potere di incentivare un operatore non verticalmente integrato con tariffe basate sulla RAB, oltre agli incentivi per il passaggio dal rame al FTTH.

“Accogliamo con favore, le indicazioni di stampa sulla possibile introduzione da parte del governo di un regime incentivante stile RAB che potrebbe riflettersi in una significativa rivalutazione di NetCo e colmare il gap valutativo tra le stime di CDP (18-20 miliardi) e le attese di Vivendi (almeno 24 miliardi)”, concludono da WebSim Intermonte, confermando la raccomandazione ‘molto interessante’ sul titolo TIM e un target price di 0,43 euro.

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