TIM, Vivendi sul piede di guerra: pronte le dimissioni per de Puyfontaine
L’annuncio ufficiale dell’addio del Ceo dei francesi dal board di Telecom potrebbe arrivare in giornata, rappresentando una svolta nel futuro della ex monopolista.
TIM si scuote
Dimissioni per chiedere una “discontinuità” con il passato. Con queste parole il membro del consiglio di amministrazione TIM e Ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, avrebbe annunciato in una lettera indirizzata al board le sue dimissioni.
Nei giorni scorsi c’era stato un incontro tra i principali soci TIM, compresa Vivendi, con il governo per cercare di arrivare ad un accordo sulla rete nazionale delle telecomunicazioni.
Questa fase è stata definita da de Puyfontaine “molto costruttiva”, pertanto il manager si dichiarava fiducioso dell’esito, confermando la sua volontà di lavorare con il governo.
Il Ceo di Vivendi, dunque, dovrebbe dimettersi dal cda ma restando nella società, confermando la forza industriale di TIM: i francesi non rinunciano ai loro investimenti in Italia.
Il rumor ha mosso il titolo TIM a Piazza Affari nel corso della seduta di oggi, tingendo di verde (+1%) l’andamento delle sue azioni (0,2527 euro), dopo un avvio negativo.
Insoddisfazione Vivendi
Secondo il quotidiano finanziario, l’uscita dal cda del manager francese potrebbe accelerare una soluzione per il dossier rete del gruppo italiano, in vista anche della prossima riunione del board prevista per mercoledì 18 gennaio.
De Puyfontaine era componente del cda dal 2015 ed occupa il ruolo di Ceo in Vivendi, primo azionista con il 23,75% di TIM.
Alla base delle possibili dimissioni ci sarebbe la ‘stanchezza’ di Vivendi per lo stallo in TIM, spiega il quotidiano finanziario, vista l’impossibilità di arrivare ad una sintesi tra il socio francese con CDP (9,9% del capitale) e il nuovo governo, quest’ultimo pronto a riprendersi il controllo della rete TIM.
Passati diversi mesi senza riuscire a trovare un accordo, a questo punto Vivendi avrebbe così le ‘mani libere’ per esercitare il suo ruolo di azionista anche in sede legale.
Lo stallo
A ‘turbare i sonni’ di Vivendi c’è la valutazione della rete, valutata al massimo 20 miliardi da CDP, con la futura NetCo che dovrebbe comprendere anche una decina dei circa 25 miliardi di debiti di TIM e 21 mila dei 42 mila dipendenti.
I francesi, però, non vogliono scendere sotto i 30 miliardi per l’infrastruttura in capo a TIM, compresa Fibercop (società della rete secondaria TIM), dove il fondo KKR ha acquistato il 37,5% per 1,8 miliardi.
A pesare sulla posizione di Vivendi ci sono i 4 miliardi investiti sul gruppo italiano, a cui si sono aggiunti altri 3 miliardi di perdite potenziali, senza considerare il calo del titolo affossato dalla situazione.
Le differenze di valutazione continuano a bloccare qualunque possibile sviluppo futuro, facendo passare in secondo piano anche i dubbi dell’Antitrust, sia a livello nazionale che europeo.
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