Trump attacca ancora Powell: “un incompetente”. 5 nomi per sostituirlo

A maggio scadrà il mandato dell’attuale presidente della Federal Reserve e, per il momento, la lista dei suoi possibili sostituti è costituita da cinque persone, tra cui manager bancari, esponenti della Fed e politici.
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Trump attacca Powell
“Abbiamo un capo della Fed incompetente”. Con queste parole il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha attaccato ancora una volta il boss della Federal Reserve, Jerome Powell, chiamandolo di nuovo ‘Jay too late Powell’ (Jay Powell sempre in ritardo).
Nel corso di una cena a Tokyo, tappa del suo viaggio di una settimana in Asia, Trump ha descritto Powell come “un pessimo funzionario della Fed”, aggiungendo che “se ne andrà tra qualche mese e ne prenderemo uno nuovo”.
Si tratta dell’ennesimo attacco da parte di Trump nei confronti di Powell, accusato più volte di non ridurre il costo del denaro, così come voluto dal presidente degli Stati Uniti.
Chi nomina il presidente della Fed
Il mandato di Powell scadrà il prossimo maggio alla fine dei 4 anni, ovvero la durata normale per un presidente della Fed, e Trump ha in effetti il potere di nominarne uno nuovo tra i membri del Consiglio dei governatori dell’istituto centrale, anche se poi questa nomina deve essere confermata dal Senato statunitense.
Ieri Scott Bessent, Segretario al tesoro USA, che si sta occupando di elaborare una proposta di nomi per il nuovo boss della Fed da presentare a Trump, ha detto ai giornalisti che i finalisti erano cinque: il consigliere economico della Casa Bianca, Kevin Hassett, l'ex governatore della Fed, Kevin Warsh, l'attuale governatore della Fed, Christopher Waller, la vicepresidente della Fed per la vigilanza, Michelle Bowman, e il manager di BlackRock, Rick Rieder.
Il piano di Bessent prevede di presentare i principali candidati a Trump a dicembre.
Il presidente repubblicano ha spiegato che avrebbe voluto Bessent alla guida della banca centrale statunitense, ma che questi ha rifiutato: "Sto pensando a lui per la Fed ma non vuole accettare il lavoro. Gli piace essere il segretario del Tesoro, quindi non stiamo pensando a lui".
Domani la decisione sui tassi
Domani, intanto, la Fed comunicherà la sua decisione sui tassi di interesse e le previsioni indicano quasi all’unanimità un nuovo taglio, il secondo nel corso di quest’anno, nel tentativo di prevenire un ulteriore rallentamento del mercato del lavoro.
“La Fed probabilmente effettuerà un secondo taglio dei tassi, con le persistenti preoccupazioni per il mercato del lavoro e il rapporto sull’inflazione (CPI) favorevole che aprono la strada ad un nuovo aggiustamento per la gestione del rischio”, prevedono gli analisti di State Street Markets.
“Riteniamo tuttavia che molti membri del FOMC pensino che l’economia sia rimasta stabile dall’ultima riunione, nonostante la scarsità di dati dovuta al perdurare dello shutdown del governo. Pertanto, anche se questa settimana la decisione non sorprenderà i mercati, è probabile che Powell segnali che non è ancora stata presa alcuna decisione su un ulteriore taglio dei tassi a dicembre”, proseguono dal broker.
In particolare, le revisioni della spesa per il PIL del secondo trimestre 2025 mostrano uno slancio economico positivo all’inizio del trimestre in corso, mentre le preoccupazioni sul mercato del lavoro potrebbero essere almeno in parte legate a dinamiche di offerta. “Pensiamo quindi che il comunicato di politica monetaria possa essere aggiornato per indicare una prospettiva di crescita più solida, anche se la mancanza di dati probabilmente attenuerà qualsiasi modifica nella formulazione della politica monetaria”, aggiungono.
“Mentre la pubblicazione dei dati ufficiali è praticamente ferma, il CPI di settembre è stato sufficientemente favorevole da consolidare l’idea che un mercato del lavoro in indebolimento abbia la priorità rispetto ai dati sull’inflazione, almeno per il momento. Una serie di dati contrastanti (non governativi) ha ulteriormente rafforzato le aspettative degli investitori di nuovi tagli, che ora prezzano completamente un taglio di 25 punti base in ciascuna delle due riunioni rimanenti di quest’anno, aggiungendo inoltre alcuni punti base a ogni riunione fino alla fine del prossimo anno. Riteniamo comunque che questi cambiamenti rappresentino solo lievi aggiustamenti delle aspettative di politica monetaria, con il tasso neutrale ancora vicino al dot di lungo periodo della Fed al 3%. Pertanto, il rapporto sul CPI pubblicato venerdì ha avuto un impatto minimo sulle aspettative complessive di politica monetaria, mostrando che l’orientamento monetario della Fed è ormai completamente prezzato dai mercati”, concludono da State Streets.
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