Un mondo “più alto più a lungo”


Alti a lungo non si applica solo ai tassi, ma ad una serie di altre variabili chiave in grado di influire sul panorama degli investimenti nel medio termine. Quali? Ad esempio ai prezzi mondiali del petrolio, al deficit del bilancio federale degli Stati Uniti e alla spesa per la difesa globale.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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Inflazione della Francia YoY di settembre attesa per le 8:45, prevista stabile al 4,9% rispetto ad agosto. Inflazione della Spagna YoY di settembre alle 9:00 prevista invece in crescita al 3,5% (dal 2,6% di agosto). Produzione industriale MoM di agosto dell’Europa in uscita alle 11:00 (stima -0,3% contro 1,1 di luglio). Fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di ottobre alle 16:00 (stima 68 punti contro 68,1 di settembre).

I dati USA di ieri sono risultati mediamente in linea con le aspettative: l’inflazione YoY di settembre è risultata in linea con quella di agosto e pari al 3,7% (3,6% le attese), così come le richieste di sussidi settimanali alla disoccupazione, pari a 209k (2010k le attese). L’inflazione core si è fermata al 4,1% (in linea con le aspettative) e in flessione rispetto al 4,3% di agosto. Le retribuzioni orarie medie reali sono scese dello 0,2% MoM, ma risultano in aumento dello 0,5% YoY.

La narrazione dei tassi più alti più a lungo, non si applica probabilmente solo ai tassi di interesse. Ma probabilmente alti a lungo si applica anche ad una serie di variabili chiave in grado di influire sul panorama degli investimenti nel medio termine. Quali? Per esempio ai prezzi mondiali del petrolio, al deficit del bilancio federale degli Stati Uniti, alla spesa per la difesa globale e al discorso politico interno agli Stati Uniti man mano che ci avviciniamo alle elezioni presidenziali del 2024.

Questo contesto lascia presagire una maggiore agitazione nei mercati dei capitali nel breve termine e sostiene il tema di investimento secondo cui risulta importante che gli investitori mantengano un mix di asset equilibrato e diversificato, con un’enfasi sull’alta qualità sia nelle azioni che nel reddito fisso.

Un mondo “più alto per più a lungo” ha guadagnato terreno dopo la riunione della FED di settembre, che non è arrivata con un rialzo dei tassi (come prevista da alcuni) ma piuttosto con una narrazione su come un’economia più forte del previsto avesse alterato le prospettive per l’inflazione e quindi il tasso dei fondi federali. A giugno infatti, la FED aveva previsto che il tasso dei fondi federali sarebbe sceso in un intervallo compreso tra il 4,5% e il 4,75% entro la fine del 2024. A settembre la FED ha cambiato direzione, innalzando l’obiettivo dei fondi a un intervallo compreso tra il 5% e il 5,25% entro la fine del 2024. Gli ultimi dati dell’occupazione non agricola e l’aspettativa di maggiori emissioni di titoli del Tesoro a fronte dell’espansione del deficit di bilancio federale, ben supportano la narrativa di tassi alti a lungo.

Con tassi nominali e reali ai livelli più interessanti degli ultimi 15 anni, il reddito fisso e strumenti equivalenti sono diventati alternative legittime alle azioni. In questo scenario, potrebbe essere vantaggioso aumentare leggermente la duration nel reddito fisso.

Per quanto riguarda le azioni, la flessione subìta in settembre è stata per lo più dovuta dall'impennata dei rendimenti obbligazionari che ha penalizzato in particolare i titoli del settore tecnologico (in particolare i famosi big 7). Anche considerando la maggiore volatilità e il contesto di tassi di interesse più elevati, riteniamo che i fondamentali a lungo termine del settore tecnologico siano comunque solidi, considerati i bilanci forti, la crescita dei dividendi e le caratteristiche dei flussi di cassa.

Dopo aver registrato grandi guadagni all'inizio dell'anno, il settore tecnologico è sceso del 7% a settembre, sottoperformando l'indice generale. Il settore tecnologico viene ora scambiato a 24x gli utili previsti per i prossimi 12 mesi, in calo rispetto al 28,5x del massimo di luglio, ma ancora ben al di sopra della media decennale di circa 19x.

Il movimento ribassista dei titoli del settore tecnologico, è coinciso con il movimento dei tassi: il decennale è passato dal 4,11% di fine agosto al 4,57% di fine settembre, momento in cui ha raggiunto il livello più alto dal 2007. Anche i rendimenti dei titoli del Tesoro a breve termine sono aumentati, con il rendimento a 2 anni che ha superato il 5%. Dopo aver messo in scena un'impressionante ripresa da inizio anno, l'attenzione del quarto trimestre si concentra quindi sul quadro prospettico presentato all'ultima riunione della FED, ovvero, come dicevamo, quella di tassi di interesse più alti più a lungo. Una dinamica che facilmente intaccherà la tecnologia e i settori sensibili ai tassi. Il quarto trimestre rischia molteplici shock: dagli scioperi dei lavoratori al disfunzionamento di Washington, alle tensioni geopolitiche, all’aumento del petrolio, nessuno dei quali ha comunque importanza rispetto alla narrativa del “rialzo duraturo” della FED.

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